L'inglese - Film (1999)

Poco conosciuto ma non per questo immeritevole di attenzione. Terence Stamp (l'inglese del titolo italiano) uscito di prigione, decide di far luce sulla morte della figlia avvenuta mentre lui era detenuto. Individua il colpevole in un losco figuro (Peter Fonda) e decide di vendicarsi. Girato con alcune curiosità tecniche (spesso suoni e immagini sono volutamente fuori sincrono, i flashback sono ricavati da un vecchio film di Ken Loach), il film ha uno stile che affascina; si aggiunga a ciò la buona prova degli attori e otterrete un film da vedere.

Storia incredibilmente canonica raccontata in modo inconsueto e sperimentale. Se questo da un lato rende la pellicola degna d'interesse, anche per la prova ed il carisma dei due attori principali, dall'altro rende il film un guscio vuoto, un esercizio di stile, una mezza truffa.

Un Terence Stamp in splendida forma e un Peter Fonda più diavolo che in Ghost rider. Il film per trama e atmosfere è decisamente un noir, ma la narrazione, punteggiata da continui flashback, flashforward e proiezioni mentali, è quella del thriller. Crudo, a tratti efferato ma mai compiaciuto della ferocia mostrata, racconta una storia molto semplice ma a suo modo efficace. Lesley Ann Warren all'apice della bellezza. Il finale forse appare un po' semplicistico, ma nel complesso è una visione piacevole.

Uscito di galera dopo aver scontato una condanna per rapina, Stamp vola da Londra a Los Angeles per scoprire la verità sulla morte della figlia, in cui è implicato un produttore discografico di pochi scrupoli... Storia di riscatto/vendetta magari banale ma in rado di assicurare il giusto coinvolgimento se ben gestita, un attore affascinante come Stamp, un antagonista inconsueto come Fonda: difficile sbagliare tutto, ma S. si impegna e quasi ci riesce, ammorbando inoltre la pellicola con stucchevoli ammicchi da cinema d'autore. Noioso.

Non conosciutissimo film di Steven Soderbergh, è un noir il cui protagonista cerca vendetta per la morte della figlia. Visivamente molto diretto nel mostrare la violenza senza filtri, è centrato sul personaggio principale, interpretato da un magnifico Terence Stamp che da vita ad una prova di forza e fragilità al tempo stesso. Funzionale l’ambientazione in una Los Angeles poco fascinosa. Il montaggio e le modalità di riprese danno purtroppo un tocco autoriale un po’ forzato che limita il valore del film, meritevole tuttavia di visone.

Un ex carcerato vola dall'Inghilterra agli Stati Uniti semplicemente per vendicarsi. Bella storia, seppur poco originale, d'azione, girata da uno che con la macchina da presa ci sa davvero fare: scene mozzafiato al limite del pulp non mancano. Ottima la fotografia (come quasi in tutti i film di Soderbergh). Terence Stamp assolutamente perfetto nel ruolo del vendicatore.