Killer sofa - Film (2019)

Killer sofa

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sgombriamo il campo dagli equivoci: nonostante il titolo e la locandina non siamo in presenza di uno dei soliti film girati a zero budget per sfruttare l'idea bislacca di base senza pensare ad altro. No. Qui la fotografia è di eccellente qualità e il primo impatto è quello dell'horror di livello, con la poltrona assassina che si presenta minacciosa con due bottoni al posto degli occhi e le pieghe studiate per richiamare una bocca. Inquadrata spesso in penombra, non sfigura affatto nemmeno quando viene posta in piena luce. Se però l'apparenza è quella del gustoso film di genere, già dalle prime scene si intuisce come l'obiettivo del neozelandese Bernie Rao (regista e sceneggiatore unico) sia quello...Leggi tutto di girare un horror con delle pretese pur non disponendo dei requisiti per farlo, al di là della buona tecnica. E così si esagera con la musica d'atmosfera, con una lentezza narrativa sfiancante, con dialoghi strascicati che lasciano inevitabilmente poi emergere la modestia del cast. Per la gran parte del film non succede niente... Per assistere al primo “attacco” della poltrona tocca aspettare mezz'ora, perché fin lì al massimo si era vista la protagonista (Mei) adagiarcisi sopra muovendosi sinuosamente nemmeno stesse simulando un amplesso. Il delitto sui titoli di testa lasciava già presagire come il sangue scorresse fuori campo; ed è quello che continuerà sostanzialmente ad accadere, perché mostrare una poltrona nell'atto di uccidere – siamo onesti - non è proprio cosa facile. Specie se gli effetti speciali mancano e la fantasia scarseggia. Così quando va bene il sofà occhieggia dalle porte, volta lo schienale per osservare meglio le sue vittime, saltuariamente avanza o s'intravede mentre si alza. Non è questo quel che ci si aspettava, anche perché dal punto di vista del thriller il film fallisce clamorosamente, le indagini dell'ispettore Gravy (Brophy) e della sua collega (King) procedono a rilento e quelle di un rabbino (Baltaxe) che conosce la verità e cerca di scoprire dove sia finita la sua bella poltrona posseduta da un antico demone si limitano allo sfogliare antichi libri telefonando poi a chi ne potrebbe sapere di più. La regia intanto si perde in inutili inquadrature estetizzanti e non sfrutta come dovrebbe il killer sofà, dalle forme suggestive e pronto a svelare la sua vera natura solo in un finale a dir poco discutibile, sul quale si chiudono le speranze di poter assistere ad almeno una scena fantasiosamente intrigante. Che non sia un film americano lo si intuisce presto: lì nessuno avrebbe potuto concepire una storia simile senza pensare prima di tutto a velocizzarla quanto più possibile. Piimio Mei ha un suo fascino, va bene, ma osservarla spalancare la bocca con aria assente, contattare l'amica (Morris), rispondere alla polizia, spaventarsi alla vista della poltrona non si può pretendere che basti... Come sprecare un'idea simpatica inseguendo vane speranze di creare il cult ad ogni costo. Mortalmente tedioso.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/01/20 DAL DAVINOTTI
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Schramm 25/04/22 19:44 - 3495 commenti

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La regia se la prende comoda, la sceneggiatura se la prende comoda, gli effetti speciali se la prendono comoda e gli attori pure: avete capito o no che è un'opera poltrona? Che metafora si nasconde nel fare di una reclinabile un animato oggetto contundente? Che vorrà mai dirci Rao nell'unire dibbuk e canapé? Che l'ozio è la sepoltura dei vivi? Di fatto il meglio del film è riuscire a fare di un arredo da riposo un iconica emoji imbronciata e poco rassicurante. Ma basta a terrorizzarci, divertirci, intrattenerci, farci temere di spaparanzarci su divano? Aiutino: la risposta non è sì.

Anthonyvm 2/09/23 01:44 - 5705 commenti

I gusti di Anthonyvm

L'anima di uno stalker che possiede una poltrona al fine di insediarsi nell'appartamento della figliola di cui è invaghito e, alla bisogna, far fuori coloro che le stanno intorno? Trashofilia, portami via! E il look del villain, coi suoi bottoncioni a mo' di occhi piazzati sullo schienale, fa persino gridare al miracolo. Peccato che, a furia di Dybbuk, reincarnazioni e innesti spiritici che sembrano malamente estrapolati da The skeleton key et similia, si giunge a uno script diluito e malforme, ironico ma mai a sufficienza, che fa sospirare una classica occasione mancata. Mediocre.
MEMORABILE: La mutilazione; La molla usata come arto prensile; L'assurdo twist che farebbe sperare in una svolta non-sovrannaturale, ma viene tradito poco dopo.

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