Io, suo padre - Film (1939)

Brutto film del 1939, tratto da romanzo di Alba de Céspedes, affossato dalla non recitazione degli sportivi: Erminio Spalla è al suo debutto, Augusto Lanza è al suo unico film... Bonnard, forse contagiato da tanta insipienza, ci mette del suo, con scavalcamenti di campo che disorientano. Ma tutto pare frettoloso, perché pure la Maltagliati e la Calamai (che usano telefoni bianchi) paiono o leziose o innaturali. Non riusciti i tentativi umoristici. Per di più, la vicenda è prevedibile sin dall'inizio. Siamo nel 1939, ma si usano anglismi, come "round". Buona la fotografia.

Interessante prodotto del Ventennio, con tutti i i suoi cliché: l'orgoglio di un padre, il rispetto per i genitori, la forza del maschio italiano nello sport (oltre al pugilato, anche lo sci, il nuoto etc). In quel periodo, ogni prova doveva essere vincente per apparire, appunto, vincenti. Ottime scene sul ring, alternate da sketch simpatici: a Carlo Romano e a Virgilio Riento la parte comica. Evi Maltagliati la femme fatal. Clara Calamai la sfortunata di turno e alla bellissima Mariella Lotti un ruolo decisamente più dolce del solito.

Una storia semplice, popolata da caratteri altrettanto caserecci e interpretata da numerosi esordienti prestati al cinema che contagiano nella cattiva recitazione anche i professionisti, soprattutto il comparto femminile dominato dal trio delle meraviglie: Maltagliati, Calamai, Lotti. Una semplicità che non infastidisce, ma provoca più che altro tenerezza per l’ingenua retorica del periodo a tratti in stile Olympia. Curioso come, questo manifesto di chiara ispirazione fascista che esalta vita sana e cultura fisica, sia tratto da un racconto di Alba de Céspedes, nota antifascista.