Un ballerino russo, fuggito dalla madre patria per ragioni politiche, è costretto a ritornarvi per un incidente aereo. In URSS le sue vicende si incrociano con quelle di un danzatore americano. Vicende da cortina di ferro (e quindi pre caduta del muro di berlino) in un dramma segnato dalla partecipazione di attori/danzatori e nel quale la danza (e i numeri relativi) risulta preponderante e godibile. Per il resto, la sceneggiatura appare abbastanza mediocre, totalmente impregnata di propaganda anti-russa.
Prodotto che segue l'ideale reaganiano ma che viene avvolto da un'atmosfera diversa: l'ambientazione sovietica fa sembrare il film provenire da un altro decennio, nonostante le belle musiche di Phil Collins e di David Pack. Belle le scene di ballo, anche se le due ore del film sono alla fine sin troppe per raccontare una storia semplice, retorica, pur se affascinante.
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