Andrea Porporati dimostra come si possa scrivere un buon film anche senza inventare nulla, prendendo in mano la figura di un giovane picciotto e modellandola fino a trasformarla in quella di un uomo d'onore: è il figlio di un uomo (Amato) che in carcere guidava una rivolta, ucciso poco dopo in circostanze poco chiare. Saro Scordia (Lo Cascio) lo cresce allora Gaetano (Gambino), amico di famiglia che si accolla la vita sua e di sua madre amandolo come Mimmo (Bruno), il vero figlio che diventerà di fatto il fratello di Saro.
I primi passi in Cosa Nostra, l'amore per una donna (Finocchiaro) che sa abbastanza di lui per non potergli promettere di essere sua moglie; e il battesimo...Leggi tutto del fuoco: “l'ammazzatina”. Il volto di Saro è imperturbabile, non gli si riesce a leggere nello sguardo ciò che veramente pensa, ciò che veramente sogna e anche indagando su questa fragile carenza di convinzione in un futuro che il protagonista fatica a leggere, Porporati costruisce il film, scritto insieme ad Annio Stasi. Intorno a Saro, a partire da lui, il regista tratteggia progressivamente un mondo malavitoso in cui muovere i diversi personaggi, di una certa forza anche quando marginali come nel caso dell'amico (per quanto non come tale si presenti in scena la prima volta) Stefano (Gifuni), così lontano eppure così vicino.
Una regia sobria, un'interpretazione efficace di Lo Cascio che anche all'interno dello stesso genere mostra di trovarsi a meraviglia nei panni dell'uomo retto e del suo contrario, individuando come linea comune l'espressività regalatagli da una indubbia profondità nello sguardo. Ogni sua azione pare ponderata, ogni reazione - anche quando istintiva, eccessiva - presuppone un retropensiero da approfondire: un bel protagonista che diventa (anche in quanto voce narrante) il punto di vista attraverso il quale leggere il film, che si sviluppa toccando le ovvie boe di genere ma navigandovi in mezzo con intelligenza e gusto, come dimostra la scena finale con quella risata isterica che si fa chiusura perfetta, senza che per fortuna si senta il bisogno di aggiungere una sola scena in più. A suo modo intensa la Finocchiaro, perennemente malinconica e rassegnata ma figura più fondamentale di quanto non sembri.
Nel raccontare la vita non eroica, non straordinaria, nemmeno singolare di un delinquente qualunque, Porporati para idealmente le accuse: nulla deve uscire dai canoni se si vuole affrontare l'anonima normalità del picciotto qualunque. Importante è trovare la faccia giusta (e c'è), mantenere salda la barra della regia e si otterrà comunque un film piacevole, a sua volta non straordinario ma valido, organizzato in modo che lo si riesca a seguire senza scervellarsi e nello stesso momento senza rinunciare a una certa complessità nell'intreccio. Carpentieri fa il boss in carcere offrendo la solita consistente interpretazione, Gambino è corretto, Gifuni il migliore nei duetti con Lo Cascio (ottimo l'ultimo): due eccellenti rappresentanti della loro generazione a confronto. Non steccano le musiche. Nulla di così scintillante, qualche scena poco riuscita ma anche altre ottimamente dirette (l'agguato in ascensore, per esempio).
Il solito mafia movie all’interno del quale ci vengono propinati tutti, ma proprio tutti, gli stereotipi del genere. Per questo motivo la storia è assolutamente prevedibile nelle sue svolte ed i colpi di scena, se così li vogliamo chiamare, sono solo presunti. Il finale è piuttosto stonato visto il tipo di film. In ogni caso va detto che alcune annotazioni, per quanto trite e ritrite (vedi su tutte la mescolanza di sacro e profano) vanno comunque a segno ed il film si lascia guardare senza problemi dall’inizio alla fine.
Filmetto di mafia senza infamia né lode. Storia lineare, pochi colpi di scena, qualche innocua scena violenta, regia passabile. Lo Cascio fisicamente sembra una via di mezzo tra Milian (quello di Milano odia), Keitel e Dustin Hoffman e anche come attore non è malaccio. Mediocre invece Donatella Finocchiaro. Non brutto, ma si può vivere benissimo senza.
Il solito Lo Cascio che, quando recita, sembra che interpreti se stesso: insomma, sempre uguale (anche se negli ultimi secondi del film un certo riscatto riesce a strapparlo). Il film è difficile da giudicare non tanto per la complessità bensì per l'ingenuità che traspare dallo stesso. Un compitino facile-facile quello che ha affrontato Porporati senza uscire dagli schemi, anzi. Purtroppo non basta più e Gomorra ne è la dimostrazione.
Piccolo film sulla mafia che si ciba degli stereotipi più triti (come l'amicizia tra il picciotto e il giudice) ma che comunque rappresenta un buon modo per passare un'ora e mezza. La storia fila via liscia, i dialoghi reggono ma è un po' debole il montaggio. La recitazione di Lo Cascio non è granchè per quanto a volte riesca a far intuire le sue potenzialità, buoni alcuni caratteristi ma purtroppo non molto in forma la Finocchiaro.
MEMORABILE: La rapina in siciliano a Torino con il vecchietto di Partinico che fa da traduttore.
Godibile mafia movie che a tratti va anche oltre i soliti stereotipi. La sceneggiatura convince, la regia un po' meno. Lo Cascio sembra sempre senza entusiasmo (recitativo ovviamente) e vola basso. La Finocchiaro? Chi è costei? Infine Gifuni che alterna momenti di discreto cinema ad altri completamente da dimenticare. Buon lavoro invece dei caratteristi e delle seconde linee, che sicuramente meritano più degli interpreti principali. Godibile
Parla della mafia tra riti iniziatici, onore, tradimenti, amicizie in carcere, con il protagonista più interessato a farsi un nome nella cosca che a metter su famiglia e il commissario integerrimo a fare il suo dovere. Ma verranno ripagati? Tentativo di film di formazione non molto originale e in cui emerge forse troppo e troppo presto la pur legittima condanna a Cosa Nostra.
Film non certo originalissimo questo di Porporati, che però tutto sommato realizza un'opera decente grazie all’apporto di un Lo Cascio versione “malacarne”, qui nelle vesti di un personaggio violento e scurrile ma forse anche per questo a me molto gradito. Notevole la prova del palermitano Bruno, che in in fin dei conti è l'altro grande protagonista del film; unica nota stonata la scelta (pessima) di Carpentieri nella parte di un boss molto improbabile.
MEMORABILE: Bruno: "I puittaisti i stighhiuuuala?" Lo Cascio: "Nooo u bruciuluni puittavu!"
Luigi Lo Cascio, "sdoganato" dai Cento passi di Marco Tullio Giordana, è qui in un ruolo in perfetta antitesi con il precedente film. Il suo personaggio di "soldato" mafioso, tormentato dal suo passato ma allo stesso tempo freddo nei suoi "lavori", è ben reso. Come "mafia-movie", però, abbiamo visto di molto meglio; esecuzioni brutali ce ne sono (addirittura due bambini). La storia, poi, si rifà molto ai Bravi ragazzi di Scorsese, con il protagonista che racconta, fuori campo, quanto accade. Però una visione non guasta.
Un buon film, derivativo ma comunque riuscito, ben diretto e non solo. Generalmente sottovalutato, risulta interpretato ottimamente da Lo Cascio (spesso impegnato a recitare in diversi ruoli e in prodotti simili, come Gifuni, del resto presente), ricco di scene crude e di impianto scorsesiano (voce fuori campo, iperrealismo, qualche vena ironica). Anche rivisto dopo tempo il film regge e non sfigura, risultando sempre molto valido.
Andrea Porporati HA DIRETTO ANCHE...
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Bella l'immagine dell'aereo (su cui è salito Lo Cascio), mentre atterra all'Aeroporto Falcone Borsellino (Ex Punta Raisi)a Cinisi. Lo si capisce dalla Torre Pozzillo proprio sotto l'aereo! Se non ci credete ecco la foto personale :)
P.s. Volevo provare a postarla come location ma era una forzatura a mio avviso,,,allora ho preferito mettere tutto quì, con la speranza che tu me la possa spostare in "Curiosità". Se non erro i fotogrammi qui non vengono contati...
DiscussioneZender • 26/05/14 19:09 Capo scrivano - 47730 interventi
Sì, ma questa è una location Samuel, non una curiosità. e non dimostrabile, così...
DiscussioneZender • 27/05/14 07:27 Capo scrivano - 47730 interventi
Voglio dire che una torretta così è solo un punto su una striscia di terra (e ce n'è un po' ovunque in Italia, sulle spiagge). Che poi sia a Palermo è ovvio essendo ambientato il film a Palermo, quindi non si capisce a che serve, oltre a essere di ultra-passaggio.
DiscussioneZender • 27/05/14 14:14 Capo scrivano - 47730 interventi