Nato all'ombra del grande successo del classico di Mel Brooks uscito due anni prima, il film di Crispino tenta la via della parodia all'italiana incappando in un inevitabile confronto che sarebbe tuttavia opportuno non fare... Laddove il film di Brooks rileggeva infatti con estrema inventiva e gusto la saga Universal con Boris Karloff, il film italiano si limita a sfruttarne le linee base deviando in direzione della solita commedia pecoreccia, in questo con esiti particolarmente infelici. Aldo Maccione nei panni della creatura poteva anche essere una trovata niente male a dire il vero e, per quel poco che può fare, la gestualità del mostro,...Leggi tutto le sue espressioni e i suoi tentennamenti verbali (“...iga” ripetuto più volte in direzione della bella Jenny Tamburi, la quale equivoca e capisce spiga, auriga, biga, diga...) qualche timida risata la suscitano; tutto ciò che gli gira attorno però è di una povertà rara, a cominciare da un Gianrico Tedeschi che, nei panni del dottor Frankenstein tornato al paese per sposare la Tamburi in una chiesa il cui prete è un Alvaro Vitali truccato con sopracciglia foltissime, appare fuori luogo, costretto a dividersi tra l'approccio da perenne allupato e quello di scienziato pazzo impegnato a riportare una seconda volta alla vita la sua creatura, che sta letteralmente cadendo a pezzi. Se la prende ripetutamente col servo gobbo Ninetto Davoli, farnetica dei propri esperimenti, si spupazza Lorenza Guerrieri che abita il castello assieme a una spaesata Anna Mazzamauro reduce dal primo successo fantozziano. Ma il tempo che trascorre senza che si ascolti una battuta minimamente ricercata è eterno. Solo dopo mezz'ora, rianimando la creatura, si tenta vanamente di rianimare pure il film (fin lì davvero ai minimi storici, quanto a umorismo). La prima operazione riesce, la seconda è giusto una breve sensazione, perché già da quando il mostro viene nascosto da Igor sotto la tavola da pranzo e comincia a sbirciare le gambe delle donne sedute, a tirar pizzicotti e a scuotere il tavolo (“un castello che si rispetti ha sempre qualche scossetta di terremoto”, dice Tedeschi) si capisce come si vada avanti a tentoni, cercando di sfruttare in qualche modo le poche situazioni “comiche”messe a disposizione di un soggetto esilissimo. Ci saranno poi la fuga nel bosco (con puntatina dalla prostituta), il ritorno, i desideri inconfessabili delle tre donne per la virilità del mostro e... dulcis in fundo, l'operazione chirurgica che lascia appena intravedere quella che potrebbe essere stata forse, con una sceneggiatura diversa, una deviazione demenziale simpatica dalla rigorosa parodia brooksiana. Purtroppo l'impressione è invece quella della scalcinata commedia senza idee che si appende disperatamente al mito nato dalla penna di Mary Shelley nella vana speranza di far ridere puntando dichiaratamente al comico.
Parodia del genere horror, che segue il successo planetario de Frankenstein junior, girata da Armando Crispino già autore di ben più riuscite pellicole. L'umorismo è veramente di grana grossa e non riserva nessuna piacevole sorpresa; l'unica cosa degna di nota sono le grazie di Jenny Tamburi e di Lorenza Guerrieri. Il buon Gianrico Tedeschi è il celebre barone, la "creatura" è interpretata da Maccione e Ninetto Davoli veste i panni del gobbo Igor. Peccato che un discreto regista come Crispino abbia chiuso la carriera con questo pastrocchio.
Film demenziale che sembra scritto da ragazzini in vena di goliardate. Difficile davvero credere che il regista sia lo stesso del bellissimo Macchie solari e del discreto Etrusco uccide ancora. Cast femminile "discutibile" con la Mazzamauro che strilla e la Tamburi bella solo da vedere, su quello maschile, con un Maccione che dice quattro battute, meglio stendere il classico velo pietoso. L'ultima mezzora è davvero dura da digerire; scadente.
Versione italiana della parodia di Mel Brooks, ovverosia parodia di una parodia. Nonostante il valido cast e, ancor più, l'indicativo nome alla regia, qua la comicità è davvero di "grana grossa". L'occhio vuole la sua parte, e per fortuna presenzia una Tamburi in gran forma, ma per il resto rimane un esemplare poco riuscito (e forse perciò poco noto) di cinema bis.
Una simpatica commedia horror demenziale che però non scade mai nella volgarità come ci si potrebbe attendere. Sceneggiatura povera di idee ma film comunque discretamente gradevole; non male il cast, che offre le buone prove di Gianrico Tedeschi (soprattutto) e Ninetto Davoli. Bella Lorenza Guerrieri (meglio qui della Tamburi), mentre si vede poco Alvaro Vitali come prete strabico.
Sula scia di Frankestein junior ecco spuntare la solita versione italica - anzi "all'italiana" - di Crispino, che però non colpisce il segno e vira il tutto in direzione di un tedioso polpettone difficile da seguire (seppur non privo di qualche professionista del cinema messo però a dura prova da una sceneggiatura poco coinvolgente). La parodia dell'horror non è un genere a noi congeniale: ogni tentativo è stato fallimentare (penso per esempio a Tutti defunti... tranne i morti).
Il film chiude miseramente la carriera di Crispino, che con l'Etrusco e Macchie solari aveva dato ben altre prove delle sue capacità. Nonostante il cast di buon livello, compreso l'invitante comparto femminile, il tentativo di parodia si risolve in una farsaccia sconclusionata e ripetitiva che brancola goffamente senza sapere dove andare a parare, proprio come Maccione nei panni della "creatura".
MEMORABILE: Lo sguardo stordito delle belle dopo una "seduta" con Frankenstein.
La risposta italiana al classico di Mel Brooks è esattamente ciò che uno si aspetta: budget ridotto, atmosfere gotiche ridotte a zero e sostituite da set e trucchi carnevaleschi, comicità pecoreccia. La maggior parte delle gag ruota intorno alle notti in bianco del dottore e, ovviamente, allo Schwanzstück del mostro. All'inizio si fatica a resistere di fronte alla pochezza dell'insieme, ma pian piano qualche risata "ignorante" riesce a emergere. La tranche finale, fra improbabili adulteri e operazioni di scambio dei genitali, ha un suo perché.
MEMORABILE: I pipistrelli che infestano il castello come zanzare; Il mostro perde la verginità con un'obesa; Ninetto Davoli teme che il mostro lo sodomizzi.
Se l'anno precedente Mel Brooks si era appoggiato a una comicità puerile indorata da una raffinatissima confezione finto anni '30, Crispino è invece costretto ad adattarsi a un budget decisamente meno hollywoodiano mirando un target più cresciutello che apprezza toni più allegramente sporcaccioni come da tradizione italica anni '70. Non fa ridere comunque, ma almeno vedi qualche donnina (e pure donnona). Nel cast ci sarebbero anche elementi potenzialmente in grado di alzare il livello, ma si devono adeguare a questa sgangherata goliardata macabra dai rari guizzi creativi.
MEMORABILE: "Dovevo lasciarti all’infantocomio!"; Il primo vagito: “È un maschietto!”; L’antro della prostituta nella bocca del mostro; La gobba mobile.
Armando Crispino HA DIRETTO ANCHE...
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Sarebbe interessante capire quando è uscito nelle sale (intendo la data precisa). Il figlio di Crispino, effettivamente, parlava del 1976, ma vorrei capire se è un ricordo o un dato di fatto (sapete che con gli anni sono un rompipalle ahah).
Il sito dell'Anica, che riporta solo il visto di censura con relativa data ma nulla dice riguardo la data della "prima", riporta come titolo alternativo anche "Frankenstein - Italian Style", forse andrebbe aggiunto nelle note.
Come anno comunque propendo più per 1976 (come riportato un po' ovunque) rispetto al 1975.
Markus ebbe a dire: Ho cercato sull'archivio de La Stampa negli anni 1975/76, ma non c'ho cavato un ragno dal buco.
Stessa cosa anche per me. Ricercando con "frankenstein" non ho trovato nulla (ho provato ad usare anche la chiave "straziami" che compare nel titolo alternativo, ma mi rimanda solo a "Straziami ma di baci saziami"), cercando con "Crispino" solo rimandi a "Macchie solari" .
Caesars ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ho cercato sull'archivio de La Stampa negli anni 1975/76, ma non c'ho cavato un ragno dal buco.
Stessa cosa anche per me. Ricercando con "frankenstein" non ho trovato nulla (ho provato ad usare anche la chiave "straziami" che compare nel titolo alternativo, ma mi rimanda solo a "Straziami ma di baci saziami"), cercando con "Crispino" solo rimandi a "Macchie solari" .
La cosa è molto strana perché lì sono segnate tutte le uscite cinematografiche nel Piemonte. Forse è un film che ebbe una distribuzione regionale, allora siamo fregati perché altri archivi on line (che io sappia) non ce ne sono.
Markus ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ho cercato sull'archivio de La Stampa negli anni 1975/76, ma non c'ho cavato un ragno dal buco.
Stessa cosa anche per me. Ricercando con "frankenstein" non ho trovato nulla (ho provato ad usare anche la chiave "straziami" che compare nel titolo alternativo, ma mi rimanda solo a "Straziami ma di baci saziami"), cercando con "Crispino" solo rimandi a "Macchie solari" .
La cosa è molto strana perché lì sono segnate tutte le uscite cinematografiche nel Piemonte. Forse è un film che ebbe una distribuzione regionale, allora siamo fregati perché altri archivi on line (che io sappia) non ce ne sono.
Penso anch'io che in quel periodo a Torino il film non sia uscito. Probabilmente da qualche altra parte si, ma anche a me non risultano altri archivi on line (il corriere della sera parte dagli anni '90)
DiscussioneZender • 28/06/12 16:44 Capo scrivano - 48958 interventi
Sì, avevo guardato anch'io senza trovare nulla. Mah...
Girando per la rete in cerca di notizie riguardanti questo film mi sono imbattuto nella notizia che Francesco Crispino (figlio di Armando) ha dedicato al padre un documentario intitolato "Linee d'ombra". Sarebbe bello recuperarlo.