Sequel di Sabata, penalizzato dall'assenza di Berger e da un cattivo (Albertini) non troppo riuscito. Van Cleef sardonico come si conviene, Vassili Karis e Jordan/Canti/Robustino si esibiscono in grandi acrobazie. Il meglio del film (oltre al titolo) è lo spiazzante inizio, fotografato con colori baviani, che un po' precorre quello de L'uomo dalla pistola d'oro. Divertente il tema musicale.
Sabata's back in town e si ritrova più capelli, più gadget (tra cui una pistola squash-lemon, che spara se la strizzi) e una famiglia di irlandesi che vogliono fare il bello e il cattivo tempo. Affiancato da un partner che non vale il Banjo di Berger, Sabata viaggia in una storia confusa e poco efficace, anche se il decòr e la fotografia, oltre che una regia affidabile, reggono. Il top è appunto la scena iniziale, degna de L'uomo dalla pistola d'oro o ancor più da inizio del telefilm Agente Speciale.
Ancora incandescente, lo stampo del primo Sabàta è prontamente riutilizzato per un sequel dalle variazioni minime sia nella trama che nel cast (in sostanza escono Berger e Ressel ed entrano i meno caratterizzanti Schöne e Albertini), ma meno riuscito per la preponderanza di fattori ironici e circensi e per l’abuso di gadgets e bizzarrie varie: ora la Derringer che spara anche dal calcio è pure fabbricata in serie… Notevoli in ogni caso il falso inizio dai cromatismi baviani, le acrobazie di Canti e un Van Cleef sempre più volpone.
Benvenuti nel circo di Parolini; sì, perché il clima che si respira dall'inizio alla fine del film è quello di uno spettacolo circense in piena regola; e decisamente riuscito, sotto questo punto di vista. D'altro canto la trama non dice assolutamente nulla di nuovo e di personaggi che lasciano il segno, fatta eccezione per Sabata, non ce ne sono. Van Cleef è ottimo come sempre, mentre tutti gli altri attori forniscono una prova discreta. Da segnalare una colonna sonora particolare con sfumature soul e un bell'inizio dall'atmosfera baviana.
Sulla linea del primo Sabàta, con spirito fumettistico e umorismo diffuso; lo si guarda volentieri, pur non essendo niente di eccezionale... L'artigianato di genere è robusto, l'incipit ha poteri magnetici, non mancano i passaggi imperdibili per chi cerca l'irripetibile clima di certo western all'italiana, con le sue stranezze eleganti, l'andamento scanzonato, le piccole follie servite a un pubblico che, con lo sguardo di oggi, appare eletto. Lee Van Cleef insostituibile, inesorabili sei o sette sue battute.
La storia e i personaggi, anche lo stesso Sabata, vengono eccessivamente trasformati in macchiette, c'è per tutta la durata del film la continua rincorsa a buttare tutto sul goliardico, con risultati scadenti. Lo stesso Van Cleef, nonostante la sua faccia da sparviero perfetta, viene usato come una macchietta che sminuisce tutte le altre caratteristiche del personaggio, e qui non è supportato a dovere dai personaggi secondari.
Frank Kramer (Gianfranco Parolini) HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneMatalo! • 15/01/10 20:28 Call center Davinotti - 614 interventi
ah, vedo che nei credits della scheda è segnato solo il nome originale del regista. Non Frank Kramer. Questo crea una falsa lacuna nella scheda "Frank Kramer". Go capìo, no xe na disgrassia, ma il davinotti è correggibile ma sempre puntuale
DiscussioneZender • 16/01/10 12:23 Capo scrivano - 48255 interventi