Chi ha rubato la mia vita? - Film (2017)

Chi ha rubato la mia vita?
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Quando, in un giallo, le elementari soluzioni che chiunque potrebbe suggerire alla protagonista per uscire dall'incresciosa situazione in cui si trova superano la decina in pochi minuti, si capisce che qualcosa proprio non va. Certo, un film non avrà mai l'obbligo di rispettare ogni logica fino in fondo, ma qui parliamo di una giallista (Butler) che, ritrovatasi in una delle condizioni più abusate dal genere, non riesce a escogitare nessun espediente per dimostrare la propria identità rubatale dall'amante del marito. E quando ne trova uno facile facile quanto risolutivo (apri un mio libro a una pagina a caso e io te la recito a memoria) lo usa con chi può marginalmente...Leggi tutto aiutarla e non con la polizia!

Ma è solo una delle troppe incongruenze di un film costruito sui comportamenti imbecilli dei protagonisti, che agiscono la maggior parte delle volte senza prevedere ciò a cui anche un bambino penserebbe. La più disastrosa è comunque proprio lei, Nomi Gardner (Butler), scrittrice di gialli di un certo successo che un bel giorno viene sequestrata per strada, narcotizzata e rinchiusa in un'auto col tubo dello scappamento acceso piazzato nell'abitacolo. Si salva ma, tornata nell'albergo da dove era partita, raggiunge suo marito Mark (Thornburn) e la bambinaia, Greta (Maxwell), scoprendo che tutti pretendono di farle credere di essere lei la bambinaia licenziata di fresco perché mezza pazza. Un furto d'identità bello e buono insomma (c'è sotto un'eredità a sorpresa).

Ora: rendere credibile una situazione simile ha sempre rappresentato una sfida difficile, per i giallisti, d'accordo; tocca immaginare una vittima con ben pochi contatti sociali (in questo caso si arriva a far credere che il suo editore non l'avesse mai vista nemmeno in foto, cosa che va ben oltre l'improbabile), tenerla lontanissima dalla figlia (anche in questo caso quanto ci vorrebbe per far identificare con certezza una madre dalla sua bambina?), azzerarle la fantasia (e che manchi proprio a una giallista è grave)... Lasciando in chi guarda infiniti dubbi su ogni opzione scelta per mettere in scena una storia simile si parte malissimo; ma si procede pure peggio, con la coppia criminale che si fa aiutare da un mezzo fesso (Byer), da un amico ubriacone (Wasserman) chiamato a testimoniare e contando su medici pronti a farti l'elettroshock dopo cinque minuti che sei in clinica...

Insomma, a contare le sciocchezze disseminate a profusione per l'intera durata non si finisce più, e quindi è inevitabile che il tutto finisca con l'inabissarsi quanto prima, nonostante interpretazioni sommariamente discrete (almeno da parte della protagonista, al solito scelta con attenzione da queste produzioni televisive canadesi) e una regia che in sé dimostra di saper reggere ritmi accettabili. L'azione ci sarebbe, ma nel complesso anche le banalità si fanno presto eccessive, per garantire un intrattenimento anche solo sufficiente. Unica figura davvero positiva il fattorino dell'albergo (MacCaull), il più sveglio dell'intera combriccola, che almeno si concede un minimo di brillantezza...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/04/22 DAL DAVINOTTI
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