Call for dreams - Film (2018)

Israele e Giappone si incontrano per dare forma a un’opera cinematografica senza capo né coda, incapace o forse non intenzionata proprio a raccontarci nulla di concreto. Il regista punta tutto sull’estetica di una Tokyo di cui cattura il fascino notturno fatto di luci e pioggia battente, ma è impossibile andare oltre e trovare qualcosa in grado di essere apprezzata. La durata inferiore alla media conferma la pochezza di idee in partenza e quella vena autoriale che palesa nel linguaggio scelto, non ottiene i risultati sperati.

Una maestosa fotografia di Tokyo, illuminata da luci al neon che si riflettono su strade bagnate e perfette superfici metalliche. Questa magica confezione contiene una sceneggiatura con qualche fragilità, forse contorta, ma che parte da un'idea irresistibile; la protagonista s'inventa un lavoro: realizzare i sogni. Un uomo sogna di sparare quattro proiettili a una donna, lei va da lui e ricostruisce la scena. La cosa inizia a funzionare, le persone chiamano a centinaia. Altrove però questi sogni iniziano a materializzarsi nella realtà. Magnetico per gli occhi, intenso per la mente.