Anima - Corto (2019)

Un uomo sonnecchia sul treno della metropolitana, così come fanno gli altri passeggeri, tutti vestiti di grigio e semiaddormentati come lui. Ad un tratto il suo sguardo si sofferma su una giovane donna... Bellissimo video musicale che ricorda all'inizio le atmosfere orwelliane per approdare, attraverso un percorso stilizzato in bilico fra angoscia e ironia, a sequenze romantiche pudicamente sensuali: un incubo trascolorante in sogno, accompagnato da musiche suggestive e coreografato con grande eleganza.

Dopo il bellissimo Il filo nascosto, Paul Thomas Anderson dirige quello che sembra a prima vista un semplice divertissement. Si tratta in realtà di un raffinato videoclip in cui le note del grande Thom Yorke dei Radiohead si combinano ad un espressiva e sensuale coreografia che esprime eros ma anche angoscia esistenziale. Non un semplice video ma un piccolo film realizzato da due grandi artisti.

Una straordinaria e poetica creazione di Thomas Anderson per dare forza visiva al nuovo album di Thom Yorke, che qui dà anche il suo contributo come attore e ballerino. Da uno spunto realistico di vita urbana (i sonnecchianti viaggiatori in metro), gradualmente il video vira verso l'onirico e il metafisico (con un occhio alla stagione del muto) in spazi senza spessore e senza gravità, per poi ritrovare il protagonista in sensuale sintonia con la bella "sconosciuta". Si ammira il virtusismo coreografico (specie nella forte sequenza del piano inclinato).

Da un mondo orwelliano di alienazione piombiamo in un viaggio onirico di inquietudine e fascinazione. Il progetto di Thom Yorke e quello di Anderson si fondono dando vita a un interessante esito a metà tra il videoclip esteso e l’opera di videodanza, tutto sotto il segno della visionarietà. Perno del corto sono la ricerca visiva che mette a segno qualche momento suggestivo, e la presenza goffo-carismatica del cantante, punto di forza divistico e di debolezza spettacolare. Coreografie carine senza troppi sforzi. Non male.

Tra i rumori sferraglianti della metropolitana all'alba e le teste di lavoratori in serie che ondeggiano ritmicamente, si incrociano gli sguardi di lei e lui: è l'inizio di un'astratta coreografia d'amore a distanza. Non è la prima volta che Anderson presta la propria camera alla musica (era già successo con Fiona Apple, Joanna Newsom e gli stessi Radiohead fra gli altri), ma il risultato qui supera ogni immaginazione: è selenica e inquietante videoarte di grande suggestione visiva (la scena del piano inclinato) bagnata da un grande finale.

Partiamo dalla canzone, visto che alla fine si tratta semplicemente di un videoclip di 15 minuti. Modesta specialmente nella prima parte sincopata mentre Tom York è parecchio distante dai Radiohead versione "elettronica", ma anche da altre sue prestazioni soliste. Il video dalle tinte distopiche è sicuramente più accattivante anche se eccessivamente ossessivo. Il messaggio vuole toccare apatia e alienazione sociale, col finale che si apre alla speranza. Tutto troppo patinato, tra sogno e realtà, con poca "anima".