Acque profonde - Film (1981)

Acque profonde

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La nostra recensione di Acque profonde

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Giallo anomalo fin dall'ambientazione sull'isola inglese di Jersey, che a vederne la posizione la diresti senza dubbio francese. Invece la guida è a destra e lo si nota subito, benché ci si trovi al largo di Saint-Malo. Ci vive una coppia ben strana: Vic Allen (Trintignant), proprietario di una fabbrica di profumi, è sposato con Melanie (Huppert), che lo tradisce sfacciatamente in casa portandosi lì una discreta quantità di amanti con i quali conversa amabilmente, balla, siede sul divano mentre lui nella stessa sala gioca a scacchi o legge. Un rapporto insolito soprattutto dal momento che con loro vive la piccola figlia Marion (Kljajic), in età da scuola...Leggi tutto elementare.

Vic e Melanie frequentano il bel mondo, e anche alle feste lei non fa nulla per nascondere il loro rapporto da “coppia aperta”, con il marito che si diverte a raccontare di aver ucciso il precedente amante di lei ma viene smentito dai fatti, quando sul giornale compare il nome del vero assassino. C'è poco da scherzare, tuttavia, perché quando Melanie comincia una delle sue strambe relazioni con un pianista (Benedetti), Vic approfitta di essere rimasto da solo con quest'ultimo nella piscina di una villa dov'erano invitati, per affogarlo brutalmente, riunendosi poco dopo al gruppo, che discorre in un'altra stanza. Quando qualcuno (nello specifico la moglie, che non vedendolo comincia a cercarlo) si mette alla ricerca del pianista, il cadavere viene finalmente rinvenuto. Orrore generale, ma nessuno sospetta di Vic e l'unica ad accusarlo apertamente – anche di fronte al giudice – è la moglie. Ma non esistono prove e nessuno la prende sul serio. La situazione si penserebbe tesa ma così non è, e i due riprendono da dove erano rimasti, con qualche inattesa variazione.

Benché non possa definirsi un film agile, ACQUE PROFONDE mostra un'eleganza nello stile che i due protagonisti sublimano con una performance di alto livello. In particolar modo Trintignant – a fronte di una Huppert (spesso nuda) brava ma che ripete lo stesso personaggio senza grandi variazioni nel carattere – sa caricare il suo Vic Allen di rara ambiguità, la stessa che gli viene dal romanzo di Patricia Highsmith dal quale il film è tratto. Una figura imperscrutabile, descritta con dolcezza nel rapporto con la figlia e fredda, a metà tra il calcolo e l'istinto, quando si tratta di agire nei confronti della moglie e dei suoi improvvisati partner.

Non c'è vera condanna nei confronti della condotta di nessuno dei due da parte di una regia (di Michelle Deville) che gioca con un clima sospeso in cui le azioni dei due appaiono sempre (o quasi) controllate, le asperità dominate. E bene vengono disegnate anche – per quanto possibile – le figure secondarie. Siamo lontanissimi dal giallo classico: non esistono indizi da cercare perché la natura omicida di Vic non ci viene mai nascosta e perché tutto verte sull'attesa di scoprire come si comporterà al passo successivo, fino a raggiungere un finale beffardo che più di un'ombra inquietante la lascia. Dramma psicologico con cadaveri e qualche lungaggine evitabile (necessario raccontare tutta la storia di Sansone e Dalila?), lento ma fascinoso, indubbiamente autoriale.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/12/22 DAL BENEMERITO GIùAN POI DAVINOTTATO IL GIORNO 21/03/25
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Giùan 27/12/22 09:10 - 4924 commenti

I gusti di Giùan

Coppia sposata: lei (fin troppo) disinibita, lui apparentemente condiscendente e (non del tutto) serafico. Deville prende il romanzo della Highsmith, uscendo però presto dal suo sottinteso chabroliano, evidenziando con forte controllo registico (talora manierista) e bella plasticità figurativa (sfruttando l'ambientazione nell'isola di Jersey) come a interessarlo sia non l'ipocrisia borghese (che tornerà prepotente nella versione di Lyne) ma il perverso rapporto masculin/feminin che trova "interpretazione" nell'ambigua minacciosità di Trintignant e nel disorientato eros della Huppert.

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