La legge del taglione ai giorni nostri in un paesino della civilissima Norvegia. La particolarità del film sta nella sua "schizofrenia": la prima mezz'ora guardiamo un dramma che attrae soprattutto per i bellissimi paesaggi innevati e la forza del protagonista. La seconda parte, invece, cambia totalmente registro e diventa un' ottima black comedy alla Snatch: Improbabili cattivi, sparatorie, qualche scena di violenza e qualche battuta dissacrante. Delizioso il finale a chiudere un film inaspettatamente divertente.
Dark comedy scandinava legittima figlia di Tarantino in cui generalità, croce (o stella) di ogni morto ammazzato spassosamente ne scandiscono il ritmo. Thriller in cui Nils-cittadino modello che diventa Rambo (Stellan Skarsgård), Il Conte psicopatico boss (Kristofer Hivju) padre di un ragazzino per bene, la folkloristica Mafia albanese (anzi no, Serba) guidata da Papa (Bruno Ganz) davanti a una polizia inutilmente sciocca, scatenano una serie impressionante di ammazzamenti sulle strade innevate della composta Norvegia. Ottimi Skarsgård e Ganz.
MEMORABILE: Lo stupore dei malavitosi serbi nei confronti delle "strane" forme di civiltà scandinava.
Singolare gangster movie, con un protagonista apparentemente imperturbabile, che fa quello che deve fare senza curarsi minimamente di chi gli sta attorno e, soprattutto, delle conseguenze (deve vendicare il figlio, il resto non conta). La regia è sciolta e l'ambiente freddo e desolato aiuta parecchio, vista l'aridità e l'assai poca umanità degli interpreti. Il "Conte" è simpaticamente eccessivo, quasi caricaturale e le morti si susseguono a intervalli regolari, fino all'epilogo, con surreale tocco finale. Non manca di certo l'ironia. Una pellicola notevole, pur nella sua semplicità di base.
MEMORABILE: Risata e fucilata; Qualcosa in cambio "Tagliagli la testa, mettila in una scatola e aggiungi le condoglianze"; "Dite a mia moglie che era una stronza"
Dopo aver ricevuto un premio come "uomo dell'anno", uno spazzaneve riceve la notizia della morte dell'unico figlio, ufficialmente per overdose. Quando scopre che si è trattato invece di un omicidio, si mette sulle tracce di esecutori e mandanti... Thriller norvegese alla Fargo, in cui il bianco della neve è chiazzato dal rosso del sangue e dal nero dell'humor. Ottimo il cast: se Skarsgard e Ganz sono due certezze, sorprende Pål Sverre Hagen con il suo boss dandy, vegano e spietato. Molti i link cinematografici durante la visione, ma il cocktail ghiacciato ha un gusto originale e assai gradevole
MEMORABILE: Le didascalie funerarie dopo ogni morto ammazzato; la grande libreria piena di mani nella villa del Conte
Leggerezza, black humor e gran fotografia accomunano questo piccolo gioiello norvegese a un altro gran bel lavoro svedese, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve. Vista la quasi contemporaneità delle pellicole c'è da rallegrarsi per questo fiorire scandinavo di prodotti filmici così azzeccati e simpatici. Il paragone con Fargo regge solo nella location e nella stravaganza dei personaggi rappresentati. Per il resto, "Kraftidioten" è anche più divertente e regge tutta la sua semplice struttura su una ripetitività esilarante.
MEMORABILE: Le ultime toccanti parole del Conte per la moglie; La lettera d'addio della moglie del protagonista.
Decisamente notevole questo thriller norvegese che piacerebbe ai fratelli Coen e che più di un debito presenta con il loro cinema. La vendetta di un padre innesca un circuito esplosivo e dagli esiti imprevedibili. Stupisce la capacità di cambiare registro narrativo passando dal noir della prima parte al film d’azione della seconda, il tutto condito con ampie spruzzate di umorismo e toni da commedia grottesca, in un contesto ambientale che più nordico non si può. Ottima la prova di tutti gli attori. Da vedere.
Un cittadino esemplare, anzi "uomo dell'anno" di un paesino norvegese, diventa killer nel tentativo di vendicare la morte del figlio. Si scatena un'incontrollabile sequela di morti ammazzati e di faide intrecciate. L'impianto è allo stesso tempo tragico e grottesco, proprio per l'eccesso e per le modalità degli omicidi, compreso il finale iperbolico e "comico". Regia perfetta, un po' western e un po' thriller, tra le nevi e gli spazzaneve in un paesaggio nordico meraviglioso. Grande prova di Skarsgård, Hivju e Ganz. Giusta la colonna sonora.
MEMORABILE: La fredda determinazione di Nils; Il "Conte" schizzato e crudele; I siparietti con i nomi degli assassinati.
Graffiante thriller norvegese venato di humor nero, nonostante la gravità della vicenda narrata che si avvale di un buon cast, di una trama lineare ma coinvolgente e soprattutto di una rappresentazione giocosamente teatrale delle numerose morti procurate (da cui il titolo). A conferma della vitalità del cinema nordico.
Bello e divertente questo noir svedese con feroci spruzzate di umorismo nero, violenza e particolari oggetti di arredamento (le mani nella villa del conte).
La storia regge bene e si lascia seguire sin dall'inizio e prosegue così, con buon ritmo (seppure di tipo nordico)e qualche accelerazione ogni tanto, sino alla fine.
In bilico tra film di vendetta, dark comedy alla Cohen e gusto fumettistico alla Kitano-Tarantino, il regista costruisce una storia godibile ma disomogenea. La parte del giustiziere che cerca i responsabili dell’omicidio del figlio è la meno interessante, troppo abbozzata e seriosa. Migliori i momenti grotteschi, eccessivi, ironici, soprattutto nelle descrizioni delle due gang umorali e nei molti appunti arguti sul rapporto tra norvegesi e immigrati (deliziosi i dialoghi sulle carceri o sul welfare). Suggestiva l’ambientazione nordica.
Forse mi ero creato qualche aspettativa di troppo ma sinceramente non l'ho trovato eccezionale come ritmo e personaggi. La prima parte scorre troppo lenta e il quadro complessivo è da parente minore di Fargo. Qualche dialogo surreale funziona, come i commenti degli albanesi sul welfare, l'amore tra il Conte e la moglie, la grafica che ricorda la conta dei morti ammazzati.
Un altro NerosuBianco strapieno di grazia, che si fa lustrare la scarpa destra dai Coen e quella sinistra da Raimi usando il lucido di Kurosawa e la spazzola di Leone, col principio retributivo della vendetta quale propellente che rende vermiglie le nevi, in parte annerite anche dalla grafite di uno humor corrosivo, a tratti scorrettissimo e mai veramente liberatorio. Il villain di uno strabiliante Hagen si incide a imperitura memoria nel marmo del cinema europeo degli anni 10, e con la sua umile ma imponente lezione di cinema Moland finisce in un amen e senza indugio all’indice dei monitorati.
Indubbiamente ben pensato e scritto, mostra cinematograficamente la corda col gioco dello spiazzamento troppo a lungo reiterato, con un filo di scandinava "pedissequorietà". Così pur se Moland sfodera onesta capacità di allusione cinefila senza scader mai in tracotante citazionismo, i riferimenti ai Coen e a Tarantino risultano talora fastidiosamente insistiti. Resta comunque un discreto divertissement, con momenti di irresistibile umorismo trattenuto (i nickname degli "spariti", Il "conte" alle prese con l'ex moglie) condotti dal carisma di Skarsgard.
Una piacevole sorpresa questo film norvegese, che mette efficacemente insieme humor nero e suggestive ambientazioni nordiche. Parecchie le idee originali azzeccate, a partire dai necrologi riportati sullo schermo per ogni vittima. Il tono grottesco rischia di superare il livello di guardia, soprattutto nel crescendo della guerra tra le organizzazioni mafiose serba e norvegese per il controllo del mercato della droga, ma il tutto è volto a dimostrare come anche alle latitudini più alte l'ottusità e la violenza umane possano non avere limiti.
Dalla Norvegia un film non particolarmente originale, una nuova versione della vendetta del cittadino medio ma arrangiata con raffinatezza. Si parte come un noir, con tinte fosche e si transita fino alla commedia nera con momenti di ilarità salace. Forse la pecca del film è di compiacersi e perdersi un po' troppo in questi arrangiamenti di umorismo nordico. Bravissimi gli attori e commovente Ganz; il finale ha una tono poetico con una nota di umorismo eccessivo.
MEMORABILE: Si raccoglie le deiezioni canine; I malavitosi slavi: "Colleziona la merda del cane?" "Qui in Norvegia lo fanno tutti, è una loro mania".
Gran bel revenge-thriller norvegese: uno spazzaneve ("un uomo tranquillo") perde suo figlio per overdose e inizia a farsi giustizia da solo. Sceneggiatura scarna ma efficace, con un grande Stellan Skarsgård che ne sorregge il peso, tra distese innevate e spaccati metropolitani. Lo stile è quello del nord, riflessivo, asettico, tempi più dilatati, non c'è l'azione sovradosata all'americana (un pregio che fa respirare il film). Parte importante anche per Bruno Ganz. Particolarmente beffardo e caricaturale l'antagonista detto "il Conte". Riuscito.
Un uomo, esempio di virtù, diventa una macchina di morte senza pietà quando una gang malavitosa gli uccide per poco il figlio. Poi per caso si innesca una faida fra bande rivali, poiché il male genera solo altro male e implode miseramente. La morale del film è tutta qui, con niente di veramente nuovo da aggiungere se non gli sfondi raggelanti di una Norvegia innevata. Illuminanti le considerazioni sul welfare dei paesi nordici, indispensabile per la sopravvivenza in così difficili condizioni climatiche.
Commedia dark che può sembrare una risposta europea a Tarantino e che forse si ispira a quel suo genere di narrazione a incastri, con personaggi e dialoghi al limite del surreale. Ma con un fascino particolare per ambientazione, musiche e ritmo, lento mai però stancante. Merito di Skarsgård, che recita perfettamente calato nei tempi della sceneggiatura. Che oltre al tema della vendetta declina anche quello del disprezzo tra persone di diversa nazionalità. In modo ironico, senza costruirci una morale.
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DiscussioneBrainiac • 8/11/14 15:30 Call center Davinotti - 1464 interventi
Daniela ebbe a dire: Gli estimatori di Fargo (film e/o serie) non dovrebbero farselo sfuggire questo gioiellino nordico... mi spiace ma... no subbi, no party!
DiscussioneDaniela • 10/11/14 11:26 Gran Burattinaio - 5938 interventi
Brainiac, per "Kraftidioten" i sub in inglese sono disponibili - in italiano invece niente da fare (almeno, io non li ho trovati)
Brainiac ebbe a dire: Daniela ebbe a dire: Gli estimatori di Fargo (film e/o serie) non dovrebbero farselo sfuggire questo gioiellino nordico... mi spiace ma... no subbi, no party!
che bello poter essere io, una tantum, a dirtelo: non sei più er ghepardo d'una vorta!!
DiscussioneBrainiac • 10/11/14 18:09 Call center Davinotti - 1464 interventi
Daniela ebbe a dire: Brainiac, per "Kraftidioten" i sub in inglese sono disponibili Strano, grazie per la dritta, by the way!
cinema come questo è il capoluogo del superlativo. una goduria tale che potrebbe durare anche il doppio e vorresti non finisse più. personalmente l'ho preferito di parecchio a fargo. il villain di hagen svetta tra i più indimenticabili di sempre. uno di quei film che vorresti rivedere ogni giorno per tutta la vita.
DiscussioneZender • 13/08/15 09:25 Capo scrivano - 48353 interventi
Indubbiamente un buon film, ma non esagererei e mi terrei lontano dai superlativi assoluti. Molto derivativo, chiaramente ispirato a Fargo, con qualche intelligente battuta ma non sempre così fluido e a volte forzato. Non del tutto onesto, secondo me.
a onor del vero, fatta salva qualche sapida battuta che potrebbero avere effettivamente scritto dei coen alzatisi col piede sinistro (disamina sullo stato sociale docet), non lo trovo così umoralmente prossimo a fargo, così come vicino non gli è granché nemmeno quanto a trama e personaggi. ok, è un noir sulla neve, c'è qualche spruzzata di ironia ma questa è meno soffice di quella coeniana, e anche trama e personaggi virano verso una ferocia (e una disperazione) maggiore, sebbene qua e là stemperati da un uso del grottesco che può senz'altro ricordare fargo. ma prendiamo anche solo gli scoppi di violenza: siamo davvero da un'altra parte, qui si pesta molto più duro, e senza ironia alcuna. ecco, se proprio devo fare un confronto all'americana con joel ed ethan, diciamo che le sottilette kraftidioten hanno un sapore molto più simile al fargo televisivo di quello cinematografico. è uno di quei film che ti fa sentire di aver perso un amico quando il fade out cede il posto ai titoli di coda. e questa sensazione, al cinema (ma devo dire un po' in tutto l'ambito artistico) la provo sempre più raramente.
DiscussioneZender • 13/08/15 18:52 Capo scrivano - 48353 interventi
Sì, bisogna stare attenti a una cosa, in generale: quando si dice "ispirato a" non vuol dire che sia identico, vuol dire che per molte cose ci assomiglia. Un noir, grottesco, sulla neve... Ce n'è abbastanza per dire che l'ispirazione sia quella o che, così operando, i registi sapevano benissimo che il riferimento primo sarebbe stato quello. Che poi non sia identico son d'accordo, che sia un buon film anche, ripeto.