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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

L'inizio non promette affatto bene: tra l'audio in presa diretta deficitario, il romanesco smozzicato, le scene frammentate, una rapina e il ritorno quasi immediato alla settimana precedente... nei primi dieci minuti si rischia di capire poco o niente. Poi le cose migliorano, si individuano i protagonisti, si intuisce quanto non si stia facendo altro che raccontare l'ennesima storia di una Roma periferica povera e criminale, chiusa tra chi delinque, chi l'ha fatto in passato e chi è sul punto di farlo. Mauro (De Rienzo) è tra quelli che hanno la fedina penale pulita ma una gran voglia di svoltare, di lasciarsi alle spalle una vita di insoddisfazioni, di rabbia repressa,...Leggi tutto di vita vissuta costantemente ai margini. La ragazza che l'ha lasciato (Liskova) forse nel profondo l'ama ancora, basterebbe trovare quei soldi che potrebbero sistemare anche la famiglia, con la madre che deve operarsi, il padre (Colangeli) che non riesce a riscuotere l'affitto del bar di sua proprietà e il fratello Romolo (Sartoretti) che invece un passato non immacolato ce l'ha ma ha preso la retta via e per questo lavora in fabbrica.

Chi c'è allora dietro i caschi neri visti nella rapina ai danni di un paio di cinesi mostrataci nel prologo? Lo scopriremo, naturalmente, mentre la storia comincia a dare buona forma ai personaggi principali sempre tenendo al centro Mauro, detto Maurè, a cui il compianto Libero De Rienzo dona una profondità di spirito che riassume in sé la quintessenza del romano indolente ma di buon cuore, costantemente combattuto tra la rassegnazione e il desiderio di dare un colpo di spugna a tutto. Suo fratello lo ammonisce a non provarci (non ha proprio la stoffa, del criminale), e il legame tra i due diventa una delle componenti più importanti del film, che Marco Bocci (esordiente nel lungometraggio) ha tratto dal suo libro e che vediamo pure in un veloce cameo (è il vicino di casa malmenato perché tiene la musica troppo alta).

Seguendo i dettami di uno stile che ha ormai fatto scuola e che ha nella serie di ROMANZO CRIMINALE il suo faro, Bocci ambienta in un quartiere romano assurto negli anni a emblema di un certo degrado la vicenda, che è in fondo strutturata degnamente e perlopiù godibile, per quanto i dialoghi non risultino sempre facilmente intellegibili. Qualche tocco ironico che non guasta (De Rienzo di fronte a una foto incorniciata che non vediamo: "Qua sta al Circeo? Lo riconosco, ci sono stato pure io". Lei: "Sono le Bahamas"), una discreta colonna sonora (c'è in mezzo anche la "Rock'n'roll robot" di Camerini), una fotografia molto contrastata di un certo valore, dialoghi non trascendentali ma adeguati sostengono la tipica vicenda intrecciata che troverà chi l'apprezza, benché non dica nulla di nuovo né lo comunichi particolarmente bene. C'è però amore nel tratteggio dei personaggi e si vede, con un cast in palla diretto abilmente. Un po' di confusione in meno avrebbe giovato, anche perché la sensazione è che non tutto sia chiarito con la giusta coerenza e spiegato a dovere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/09/20 DAL BENEMERITO PAULASTER POI DAVINOTTATO IL GIORNO 20/09/22
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Paulaster 24/09/20 09:27 - 4594 commenti

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Due fratelli alla periferia di Roma sono in bilico tra l’essere criminali e il vivere con pochi soldi. Nell'hinterland romano regna la solita ordinaria maleducazione in un piccolo quadretto familiare di chi cerca di “svortare”. Non è una storia di violenza e De Rienzo rappresenta il ragazzo di quartiere che solo l’esasperazione fa agire. Regia che esagera nella ricerca dell’inquadratura a sensazione e nel dare un tocco dark alla vicenda (si nota l’influenza del cinema di Caligari). Il quartiere in sé viene poco sfruttato, salvo qualche sottopasso o i palazzoni inquadrati dall'alto.
MEMORABILE: Le botte di De Rienzo al napoletano; L’anello alla fidanzata; La truffa del napoletano.

Nando 25/09/20 15:18 - 3849 commenti

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La voglia di trovare soldi da parte di due fratelli residenti in un quartiere periferico di Roma. Vicenda popolare con interpreti adeguati, in primis Sartoretti, che sfocia in uno sviluppo narrativo talvolta imprevedibile culminante in un finale comunque spiazzante. Forse proprio nel finale la parte musicale appare troppo marcata mentre si attuano gli sviluppi, ma nel complesso si assiste a una pellicola dignitosa.

Pinhead80 30/03/21 15:43 - 5066 commenti

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Marco Bocci scrive e dirige questo film ambientato nella periferia romana, che racconta la storia di due fratelli che cercano di riscattarsi in un quartiere che non offre molte risorse. Non si fatica a provare empatia per la famiglia, e le loro vicende si seguono con passione. I personaggi sono ben caratterizzati e nel cast si distinguono per bravura Andrea Sartoretti, Giorgio Colangeli e Massimiliano Rossi. Sono proprio gli attori a far la differenza anche perché di fatto nell'ambientazione non si percepisce il degrado e il dolore che si vuole raccontare.

Galbo 16/05/22 17:35 - 12498 commenti

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Una periferia degradata e senza molte speranze fa da sfondo alle vicende di una famiglia che vede progressivamente vacillare il proprio sostentamento. Scritto e diretto da Marco Bocci, un film che parla del progressivo impoverimento della ex piccola borghesia, i cui “margini sociali” diventano sempre più stretti. Più che la trama, non molto originale, funzionano ambientazione, caratterizzazione dei personaggi e prova degli attori, con ottime prove di Sartoretti, Colangelo e Lorenza Guerrieri.

Siska80 3/07/22 20:54 - 4188 commenti

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Nonostante la vicenda tragga spunto dalla dura realtà quotidiana dei sobborghi di Roma (ma il film potrebbe svolgersi ovunque alberghino degrado e disperazione), la freddezza registica - probabilmente voluta - di Bocci (che a Tor Bella Monaca ci è cresciuto) volta a una narrazione imparziale influenza negativamente lo spettatore, il quale avverte la forzatura di certi passaggi. La prima parte serve solo a mostrare i caratteri dei vari personaggi, mentre la seconda entra finalmente nel vivo dell'azione conducendola verso un finale cupo in cui tutti sembrano delle schegge impazzite.

Bubobubo 29/08/22 20:49 - 1847 commenti

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Pur venerando con reverenza filiale (e un filo ingombrante) il santino di Caligari, Bocci (anche autore dell'omonimo romanzo) non rinuncia a cercare una sintesi personale al noir borgataro, puntellando una vicenda risaputa al millimetro con sottili nervature grottesche (le ruberie sottobanco di Ciro-Rossi; la grottesca rapina ai danni della mafia cinese) e giocando al momento giusto la carta del microtwist finale. Altalenanti le prove del cast: se Sartoretti è coriaceo e fisiognomicamente convincente, De Rienzo sembra spesso spaesato, mentre Lišková è una spalla funzionale.
MEMORABILE: Il finale.

Gabrius79 11/10/22 20:13 - 1444 commenti

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Coraggiosa regia di Bocci che descrive la periferia degradata di Roma grazie all’apporto di bravi attori su cui spicca sicuramente il compianto De Rienzo (ma non gli sono da meno Colangeli e Sartoretti). Personaggi non delineati a fondo, talvolta si rischia confusione nello svolgimento nella trama, fotografia più che buona. Una seconda parte migliore della prima, ma tirando le somme la pellicola sa di incompleto.

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