Tratto dall'omonimo libro, racconta le vicende della storia vera di James Bowen, ex-tossicodipendente a cui l'incontro con un gatto darà la forza per andare avanti. Molto buono lo stile realistico che a tratti sembra negare il linguaggio drammatico in favore di un'impronta più documentaristica. In alcune scene però il regista avrebbe potuto calcare di più la mano. Gli interpreti sono davvero bravi ma il gatto è fantastico (fra l'altro Bob è interpretato da... se stesso)!
MEMORABILE: Quando Bob scompare; La settimana di astinenza da metadone.
Tratto da una storia vera, questo film oltre a essere girato molto bene (il merito va anche alla città di Londra che fa da sfondo) è ricco di buoni sentimenti con qualche piccolo spazio dedicato al sorriso. Luke Treadaway è bravissimo nel suo ruolo, ma il vero motivo di attrazione è il gatto Bob, semplicemente irresistibile (nel ruolo di se stesso!). Cast di contorno all'altezza.
L'incontro tra due randagi: l'umano ha un'infanzia infelice alle spalle, sta cercando di disintossicarsi e intanto campa a fatica cantando agli angoli delle strade, il felino è un pacioccone rosso di pelo che, reclamando compagnia ed attenzioni, lo aiuterà a cambiar vita. Da un bestseller di successo, un film semplice nei contenuti che, pur mostrando alcuni momenti drammatici (la morte dell'amico, il primo incontro con il padre, la crisi di astinenza da metadone), ha la leggerezza di una fiaba a lieto fine. Bravo Treadaway, ancor meglio Bob nel ruolo di se stesso: gattofili avvertiti.
MEMORABILE: Le sciarpine a righe indossate da Bob: se provassi a metterne una alla mia gatta, mi pianterebbe un casino del diavolo
Dal momento che si tratta di una storia vera, è l’ennesima conferma che le “bestie” sono sovente molto meglio degli esseri umani. L’empatia tra il gatto e il protagonista è raccontata con garbo, in un film complessivamente leggero ma non banale. Credibile l’attore protagonista, ex tossico in cerca di seconda opportunità; ben ricostruito l’ambiente londinese in cui si svolge la storia. Ovviamente irresistibile il protagonista felino. Simpatico.
Dopo Hachiko e Marley ecco Bob, che tuttavia rispetto ai precedenti, pur affrontando tematiche anche più gravi, ci lascia scevri da isterici pianti. Merito del felino o di un lieto fine? Non saprei, ma certo è grazie a Bob se si sorvola su una certa incertezza registica che par indirizzarci su una taglio in soggettiva quasi wrestleriano salvo poi abbandonarlo parallelamente a ogni virtuosismo, lasciando che la storia scorra puntando solo sul raccontato. Piacevole il senso di speranza e che resta alla fine della visione.
Una pellicola sulla speranza e sulla redenzione, che ha il merito di non scadere nella lacrima facile e nel zuccheroso, raccontando con realismo (l'ambientazione londinese aiuta parecchio) la storia di un'amicizia particolare che conferma la bontà della pet therapy soprattutto se rivolta a certi tipi di individui. La regia non si limita al compitino spersonalizzato ma ha una sua dignità, soprattutto per le ricerche fotografiche e nelle scene in soggettiva. Un caloroso appluso va fatto al cast, in grado di eseguire notevoli performance.
MEMORABILE: Il rapporto fra il protagonista e l'educatrice; L'incontro con Bob; Capodanno; La piccola sciarpa.
In un mondo nel quale i senzatetto vengono visti come coloro che sfruttano e maltrattano gli animali (cosa purtroppo vera nella maggior parte dei casi) trova finalmente spazio una tenera storia d'amicizia tra due emarginati: un giovane con problemi di droga in difficili rapporti con la famiglia e un gatto randagio. Sebbene la vita in strada sia descritta in maniera piuttosto edulcorata (anche perché non è questo il fulcro della vicenda, bensì il rapporto uomo-animale), non mancano i momenti toccanti e Treadaway conquista con la sua aria da bravo ragazzo incompreso.
MEMORABILE: James suona la chitarra per farsi fare lo sconto sul pasto; La ricerca del proprietario di Bob; Il disastro a casa del padre.
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