Dopo aver visto il film, i
Beastie Boys se ne portarono dietro una copia come amuleto nel proprio tour bus, e i
Phish chiesero a Philips di fare un film su di loro, cosa che avvenne nel 2000 con
Bittersweet motel.
Il film è stato in parte finanziato grazie al serial killer
John Wayne Gacy, che tra le altre passioni coltivava quella della pittura. Allin e Gacy erano amici (Allin andava sovente a fargli visita in carcere), e GG scrise al Killer Clown una lettera a quattro mani con Phillips per chiedergli di dipingere un poster per il film, da cui ricavare 1000 copie autografe in edizione limitata. L'idea venne al regista dopo aver sentito una mai ufficializzata diceria su
Johnny Depp che chiese a Gacy un suo ritratto per poi rivenderlo a 20.000 dollari.
Gacy si disse disposto a realizzarlo per 50 dollari e annessa copertura spese dei materiali più una compromettente foto del regista. Philips gli spedì quanto richiesto allegando una sua foto fatta sul tetto della sua abitazione. Non era nudo ma la foto era molto aggressiva. A lavoro eseguito, Philips vendette tutte le copie autografate a 15 dollari l'una facendole allegare su riviste come
Maximum Rock n’ Roll, Flipside e altre fanzines, alzando circa 11.000 dei 12,000 dollari di cui abbisognava per portare a termine il documentario. “
John Wayne Gacy", ha dichiarato "
è sostanzialmente stato il produttore esecutivo del film". L'intero processo di firma delle copie, numerazione, e pubblicazione ha preso sei mesi.
Phillips abbandonò il college per ultimare il film e ne stava promuovendo l'uscita quando Allin morì. Il mattino della sua morte il documentario avrebbe dovuto essere implementato da un un'intervista col
Village Voice. Si ritrovò invece a insertare parte del funerale di GG, ma decise di escludere i passaggi in cui gli amici e il fratello gli riempivano la bocca di droga e Jim Bean e una ragazza, all'apice del party, gli urinava in bocca (che come documentato anche dal film era esattamente quanto era solito fare con le groupies, e quanto chiedeva venisse fatto nel testamentario anthem country
When I die, n.d.S).
Intervistato alla proiezione per il 21° anniversario della sua morte, ha dichiarato a tal proposito alla platea di fans "
Sono molto contento di non averlo fatto. So che a voi il film piace esattamente così com'è, misero e sporco, ma oggi avremmo potuto fare questo film con un iPhone a costo quasi zero e con risultati molto migliori. GG avrebbe meritato un monumento migliore di Hated.
Contrariamente a quanto si è stati spesso soliti credere, il suo ultimo
live al Gas Station e il successivo delirio assoluto da rivolta urbana lungo il circondario dell' East Village che si trovava in coda al documentario, non è opera di Philips, che pure era presente all'evento come anche al droga-party che uccise Allin. Il tutto venne interamente filmato da
Clayton Patterson e non fa tecnicamente parte del film.
(Fonte: BK MAG)
L'idea del documentario nacque da una fitta corrispondenza tra l'allora diciottenne regista e Allin quando questi era per l'ennesima volta
in prigione. Una volta fuori sulla parola, GG non poteva comunque fare il film perché costretto a non lasciare il Michigan per un anno nonché povero in canna. Phillips gli mandò un biglietto della corriera e dei soldi per raggiungerlo ed è così che iniziò a prender piede il progetto.
La sera prima della sua morte, GG Allin si presentò alla
prima americana del film (preceduta da un tour europeo cui GG non potè partecipare perché impossibilitato, da ex carcerato in attesa di estradionione, a ottenere un passaporto) totalmente sbronzo, fattissimo e fuori controllo; durante la proiezione iniziò a lanciare numerose bottiglie di birra contro lo schermo, una delle quali finì col ferire malamente una spettatrice sulla fronte, mancando di poco la madre del regista sulla stessa fila. La proiezione venne sospesa e Allin riuscì a dileguarsi prima dell'Arrivo della polizia. Anche se non vide mai il film per intero, Allin era molto contento del ritratto che Phillips fece di lui, e il giorno dopo l'incidente si recò entusiasta da lui per complimentarsi e abbracciarlo.
(Fonte: Video-intervista a Todd Phillips di Stephanie Heminger)
Phillips cernitò solo due ore di girato per l'
editing finale del rockumentario.
La scena in cui GG sbraita ad libitum
I hate you all motherfuckers! al
St. Marks Hotel è un semi-falso. La location non era difatti il St. Marks Hotel. All'epoca GG risiedeva lì per 8 dollari a notte, ma il receptionist non permise alla crew di entrare con l'annessa attrezzatura temendo che intendessero girare un hard estremo. Per realizzare quindi tutte le scene dell'intervista nella stanza d'albergo Phillips dovette portare Allin nella propria stanza universitaria, semi-distruggendola allo stesso modo di quella dell'albergo di GG.
Le riprese furono tuttavia illegalmente effettuate, perché Allin non aveva con sé alcun documento identificativo con cui potersi registrare ai dormitori universitari; il che costrinse la crew a farlo entrare di soppiatto dalla finestra della camera di Phillips.
Il regista ha dichiarato che pur essendo indiscutibilmente dissennato, davanti alla telecamera
Allin diventava, se sobrio, improvvisamente timido e quasi mansueto, perché si sentiva troppo esposto e indifeso (cosa che non si direbbe guardando i suoi uno-contro-tutti televisivi dove è invece estremamente aggressivo e ai limiti del domabile, forse perché in qualche modo rispecchiano le stesse condizioni di un live stage, ndS)
Per ospitare nell'
auditorium universitario la performance in cui GG usa la banana come una supposta, Phillips ingannò i sovrintendenti della New York University garantendo loro che si sarebbe trattato di un recital-lettura pari a quello effettuato un mese prima con un certo successo da
Henry Rollins. Dovette farlo, conscio del fatto che in un'occasione analoga nel 1988 Allin tenne il famigerato incontro con studenti, docenti, giornalisti e fans a base di autolesionismo che culminò con l'aggressione alla ragazza che lo provocò circa il suo decantato proposito di uccidersi in scena (se ne vede una piccola parte nel documentario; ora la si trova per intero su yt, n.d.S.). Phillips era certo che Allin si sarebbe come minimo presentato ubriaco e non avrebbe tenuto certo un innocuo reading, per cui l'unica possibilità che ebbe per ospitarlo là fu di ingannare la presidenza.
La cosa gli costò una salatissima multa, una denuncia e un processo per tentato omicidio (!!!) dato che sapeva benissimo che Allin era un potenziale omicida e aveva deciso ugualmente di mettere a repentaglio il corpo studentesco. Venne ciò non di meno assolto.
Dato che ad Allin non importava alcunché di nessuno e si ritrovò a dare pericolosamente di matto anche col regista e coi suoi collaboratori, durante le riprese dei concerti la crew dovette ideare dei sistemi infallibili per non ritrovarsi mai nel raggio d'azione lesiva del performer, o per evitare di essere centrata dal suo sistematico lancio di escrementi e oggetti contundenti.
Phillips si procurò degli
enormi adesivi arancioni catarifrangenti da incollare sugli abiti dei suoi collaboratori e chiese ad Allin di non avvicinarsi a chi li aveva addosso. Allin obiettò che in quei momenti non poteva certo curarsi di chi indossasse cosa. E' perciò che a un certo punto del film vediamo infatti un assistente alle riprese che ostenta l'adesivo verso un GG in assetto di arrembaggio. Incredibilmente GG notò il "salvacondotto" e dato che in quel momento era lucido abbastanza deviò e cambiò bersaglio.
(Fonte: Todd Phillips intervistato da Bedfordandbowery.com alla presentazione di Hated al Nitehawk Cinema)
Nel nord Europa, Hated venne distribuito dalla JB productions di
Buttgereit & Jelinski