Le tre scimmie - Film (2008)

Le tre scimmie
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Titolo originale: Üç maymun
Anno: 2008
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "Le 3 scimmie". Festival di Cannes 2008: miglior regista

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/04/10 DAL BENEMERITO REDEYES
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Myvincent 15/09/10 20:38 - 3722 commenti

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Una livida, fredda fotografia è il giusto scenario per questa storia fatta di colpe, espiazioni, tradimento, vendetta, ma anche perdono umano, al di là delle rigide regole coraniche. Mute e realistiche maschere tragiche sul volto degli interpreti per un film premiato a Cannes nel 2008 come migliore regia. Film d'autore, autorevole.

Redeyes 27/04/10 20:06 - 2442 commenti

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Piacevolissima sorpresa questa pellicola turca. Effettivamente colpisce un'attenzione forte veso ogni inquadratura, verso ogni fotogramma, che va di pari passo con un crescente pathos. Certo è triste, disperato, ma mai scontato pur navigando in un pelago pluri attraversato. La durata (104 min) è buona e non stanca troppo. Alcune immagini lascian esterrefatti. Speriamo che il buon regista sappia fare altrettanto in futuro. Consiglio senza ombra di dubbio.

Pigro 29/09/10 08:16 - 9623 commenti

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Ancora un magnifico film del grande Ceylan, interprete come pochi dei profondi moti di anime ferite: qui sono lancinanti sofferenze d'amore-possesso, tra tradimenti e vendette, che nascondono l'incommensurabile vuoto in cui si dibattono padre, madre e figlio, incapaci di comunicare tra loro, se non con raptus e soprattutto con silenzi. Su tutto, la legge dei ricatti, del denaro e del cinismo. Il raffinatissimo stile del regista si conferma con una fotografia che sparge il cupo dolore dai volti a cose, spazi e paesaggi. Eccellenti gli attori.

Mickes2 18/10/12 20:17 - 1670 commenti

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La desolazione del contesto addizionata alle prospettive (pochissime) in una cittadina turca, sono lo sfondo ideale su cui stendere a tappeto il cinismo alienato che permea certi rapporti famigliari, raccontati da un Ceylan sempre attento all’aspetto estetico e non solo. Si finge, non si ascolta, non si sente, non si parla, tutto scivola nella pochezza e nell’amoralità tra passioni soffocate, dolorose e folli vendette perpetrate, nella coscienza comandata esclusivamente dall’istinto di sopravvivenza (morale e materiale). Duro e senza catarsi.

Cloack 77 14/08/12 18:27 - 547 commenti

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Non si può negare quanto Ceylan sia bravo; in un film di camera e cucina inventa, inquadra, stupisce nell'ingresso di ogni scena, reinventa l'appena mostrato. Non si può negare quanto tutti gli attori siano perfetti nei loro silenzi, nella loro introspezione, nei loro tormenti, nelle loro riflessioni. Non si può negare quanto una fotografia così cupa riesca a mostrare l'aridità di ogni morale, quanto un cielo nuvoloso così fotografato sia il negativo di coscienze perse nella ricerca di sè stesse.

Myskin69 18/11/13 10:57 - 14 commenti

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Malgrado un raccontare algido, tipico di Ceylan, fatto tutto di inquadrature fisse, ellissi, non-detto, il film riesce a farci appassionare ai contorti sottosuoli psicologici di una famiglia malata, tutta chiusa nei propri meccanismi di auto-conservazione. A tal fine, tutto è concesso e ciò che ne emerge è la banalità del male di una società intera. Ciò che colpisce è pure la bellezza delle inquadrature e la straordinaria bravura degli attori. Gran film.

Daniela 8/01/15 08:44 - 12606 commenti

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Dopo aver spedito in galera al posto suo l'autista, pagato perché si autodenunciasse come l'autore di un incidente d'auto, un ricco uomo d'affari ne seduce la moglie sollecitandone la sensualità sopita. Il figlio di lei non la prende bene... Cupo dramma familiare dove non si parla, non si ascolta e quel che si dovrebbe vedere avviene dietro una porta chiusa oppure fuori dal nostro sguardo, dove la volontà/incapacità di assumersi le proprie responsabilità è destinata a reiterarsi senza possibilità di riscatto. Fotografia livida, inquadrature curatissime, interpreti di grande intensità.
MEMORABILE: Nel finale, il colloquio fra l'autista e l'amico del bar: per quanto tu sia in basso, c'è sempre qualcuno più in basso di te

Cotola 24/07/15 13:56 - 8998 commenti

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Molto bella questa dolente pellicola di Ceylan che racconta una storia di compromessi etici e morali in cui i personaggi non vedono, non sentono e non parlano (proprio come le tre scimmie del titolo) e non si assumono mai la responsabilità delle loro azioni. Su tutto però spicca una regia di grande valore e bellezza e con le sue inquadrature sempre curate, raffinate e mai fuori posto e con alcune idee notevoli come quella di celare anche all'occhio dello spettatore alcune scene fondamentali. Ritmi dilatati ma le emozioni non mancano. Bella la prova del cast.

Paulaster 22/05/19 09:43 - 4375 commenti

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Politico chiederà al suo autista di andare in prigione al posto suo. Ceylan denuncia gli egoismi dei singoli come se la società non fosse più in grado di avere una morale collettiva. Intenso nella staticità delle inquadrature, valorizzate anche da una spettacolare cupezza. Qualche leziosità è sparsa in qualche silenzio di troppo e in risvolti drammatici solo accennati. Sullo sfondo si critica anche il sistema politico, ma non è l'oggetto principale del film.
MEMORABILE: La musichetta del cellulare; Il litigio in lontananza; Il figlio incerto in carcere.

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