L'odio colpisce due volte - Film (1951)

Un'attrice a riposo dopo una malattia sceglie come luogo di villeggiatura proprio il posto dove un ex-condannato a morte esonerato dalla giuria risiede; verso il fascinoso uomo l'attrazione non potrà non scattare, ma avrà fatto bene o la nostra avrà compiuto il peggior errore della sua vita? Bel noir con una bravissima Roman e un magnetico Todd presunto uxoricida. Menzione d'onore per la McCambridge, personaggio assai interessante. Le calde location del deserto texano danno un tocco interessante alla pellicola, che mantiene una buona tensione.

Dopo la falsa partenza da film giudiziario con il rilascio del presunto uxoricida, la regia di Vidor si avvia per una strada incerta: quella del giallo dai momenti gotici (la scena del temporale, l'arrivo nella casa semideserta, il clima di ambiguità e sospetto durante la prima notte di nozze), percorsa con passo deciso ed aggressivo, e quella della love-story romantica, dove invece vaga piuttosto spaesata. Seri professionisti di un tempo, gli interpreti sono corretti e a volte anche di più (McCambridge).

Thriller (o melodramma a tinte fosche) ambientato nel torrido deserto texano, dove una bella (un'attrice in vacanza) è attratta fatalmente da una potenziale bestia (un uomo da poco scagionato per uxoricidio). La pellicola coinvolge immediatamente e pure se procede un po' a singhiozzo ha una discreta capacità di evocare misteri e suscitare tensione nervosa, riuscendo a tenere nascosta senza barare la soluzione dell'enigma legato al protagonista maschile. Buono l'equilibrio tra i toni scuri e rosa.

Attrice disoccupata in vacanza in Texas è attratta da un uomo, condannato a morte per uxoricidio e poi rilasciato a seguito di una testimonianza a suo favore, sulla cui innocenza permangono però ancora molti dubbi... Thriller sentimentale con vaghi echi hitckcockiani, poco amato dallo stesso regista: più che dignitoso anche se, pur presentando una trama abbastanza prevedibile con momenti assai telefonati (epilogo compreso), non è esente da forzature in chiave melodrammatica. Nel discreto cast, la migliore è McCambridge, quella che in Johnny Guitar sarà un'indimenticabile pistolera vendicativa.

Vidor fu persino troppo severo nel definirlo "un'insalata di cose senza interesse", ma è pur vero che l'idea di partenza (si conoscono e si innamorano, ma lui è un sospetto uxoricida) non era nuova già allora. Ed è altrettanto vero che se l'atmosfera e il clima di mistero incuriosiscono, i momenti sentimentali e quelli melodrammatici dimostrano tutti i loro anni. La Roman, complice anche un personaggio che non brilla certo per coerenza, non mi ha troppo convinto; meglio l'ambiguo Todd e la spigolosa McCambridge.