Buiomega71 • Ieri 10:08
Consigliere - 27363 interventi Rassegna estiva:
Indipendentia-Il lato oscuro del cinema italiano Due occhi diabolici senza Poe e nel tinello di casa
In "Between us" Alessandro Redaelli sonda l'animo oscuro giovanile e ambienta la sua storia di solitudine e amicizia tossica in una fredda Milano sotto le feste natalizie.
Quasi tutto ambientato in un piccolo appartamentino, tra macabre apparizioni baviane di marcescenti morte viventi femminili e omaggi ai primi vagiti
scorsesiani (le rare incursioni nello splatter dell'episodio) con tocchi d'autore, richiami alla cronaca nera e alla bravura spontanea dei due protagonisti.
A Redaelli sembra che interessi più l'aspetto realistico dell'amicizia tra Yuri e Max che nemmeno il mero aspetto orrorifico della vicenda, sotto le vesti di un'allegorica zombi (che vede solo Max, ormai precipitato nel baratro della follia) che potrebbe rappresentare la morte o lo spettro della follia omicida.
Sotto certi aspetti interessante e inusuale, ma penalizzato da uno script informe e superficiale.
Per il secondo episodio, "Chromophobia", Domiziano Cristopharo si sposta in Abruzzo d'estate, in un piccolo e suggestivo villaggio dai sapori avatiani. Pur non essendo uno dei migliori lavori dell'autore di
La casa dei manichini di carne, si nota subito lo spirito cristophariano, che ritorna alla
storia claustrofobica di fantasmi ambientata tra le mura di una villetta e che tormenta una giovane coppia di sposi.
Pur non rinunciando a squarci ultragore fulciani (il suicidio nella vasca da bagno iniziale), Cristopharo lavora di sottrazione, prende di mezzo la fiaba nera (il diario di Celeste), dona suggestioni macabre e surreali (la geniale chiusa via telefonica con la voce di Lucia Batassa che mette più di un brivido), latente follia sensoriale, e attimi visivi di macabra suggestione (il riflesso mortifero di Celeste nelle acque rosso sangue della vasca da bagno, il cadavere vivente che esce dalla stessa), il tutto ermeticamente chiuso in una casetta , dove Cristopharo ne usa con perizia le stanze (quella da letto, il bagno, il corridoio), omaggiando bava nella
goccia d'acqua notturna che sente solo Celeste.
Non raggiunge i livelli di quel piccolo gioiellino che è
The transparent woman (di cui ha parecchi punti in comune), ma pervaso dalla poetica necrotica di uno dei più personali e originali registi del nostro cinema indie, che rifugge agli abituali eccessi "extreme" per scegliere una narrazione volutamente lenta, trasognata e straniante.
Anche qui, però, l'essenza dello script risulta ben poco calibrata e parecchio convenzionale, anche se risulta interessante la scelta di lasciare il finale degli eventi in sospeso (come il regalo da scartare di Max).
Bravissime Lucia Batassa (la madre) e Nancy de Lucia (la figlia che soffre di allucinazioni sensoriali che si barcamena tra l'angoscia della Daria Nicolodi del baviano
Shock e uno degli episodi che facevano capolino nello sgangherato
Brividi di paura).
Gada, Corinne
Myvincent