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Discussioni su Notte profonda - Film (1991)

DISCUSSIONE GENERALE

2 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 31/07/25 10:37
    Consigliere - 27366 interventi
    Rassegna estiva:
    Indipendentia-Il lato oscuro del cinema italiano


    Naif da fare quasi tenerezza, ma pervaso dalla passione oscura di Fabio Salerno, che contro tutto e tutti (e in tempi non sospetti) realizza il suo sogno/incubo "barkeriano" (la piccola piramide che apre il vano per l'altra dimensione) nel tinello di casa, omaggiando e tributando in primis il cinema d'Argento (Suspiria passa sintonizzato su Italia 1 e Salerno ne amplifica i cromatismi, facendo poi impiccare Cristina nel vano dell'ascensore, Inferno arriva nel finale, pessimista, nel palazzo che va a fuoco. E sui titoli di coda non può fare a meno di metterci l'iconica scritta argentiana "Avete visto Notte profonda"), tappezzando lo squallido e angusto appartamentino di Paolo con i manifesti più disparati (c'è anche quello di Airport 80 in mezzo ai classiconi del terrore e Salerno ci mette pure quello del suo cortometraggio Arpie), con alcuni albi di Dylan Dog sparsi quà e là, aumentando la claustrofobia della paura tanto cara a Lamberto Bava (con il televisore alla Dèmoni 2).

    Sorvolando su una musica fin troppo invasiva e eccessiva (che in alcuni frangenti copre pure i dialoghi tra Paolo e Cristina), una recitazione agghiacciante e la miseria del budget, l'opera prima, dopo una serie di cortometraggi, di un autore tormentato, appassionato e in preda ai demoni della depressione (che ne decreteranno il suicidio nel 1993), vive di buffi e ingenui sfx in stop-motion a là Armando Valcauda (il soffitto parlante, il draghetto di cartapesta che esce dalla tv, i cavi che si attorcigliano sul braccio, la lampadina che pulsa, il pupazzetto di cera affettato col coltello, il volto di Paolo che si squaglia) e qualche timido tocco gore elmeriano (la mano squarciata dal taglierino), per una storiella tanto tenera nella sua semplicità elementare ma che riesce a creare una certa atmosfera para lovecraftiana e anche qualche sprazzo visivo intuitivo suggestivo (seppur mutuato ancora da Argento) come Cristina che si affaccia dalla finestra del palazzone vista dal di fuori.

    Salerno, poi, ritrae , nei pochi esterni, una Milano impersonale e gelida, dove , nel viaggio in auto di Cristina nelle notti umide e piovose, tra le fioche luci dei lampioni e delle insegne pubblicitarie, si respira certo cinema di "guerrila" alla Amos Poe.

    Poi, certo, farne le pulci sarebbe un pò come sparare sulla croce rossa, ma quel che conta e la dolce ossessione salerniana che assimila il più possibile tutto l'amore per la settima arte (Salerno fa praticamente tutto da sè: dirige, scrive, monta, fotografa e crea i simpatici, quanto teneri, effetti speciali).

    Ridendo e scherzando, però, una delle protagoniste del film (Francesca Bartellini, che interpreta la dottoressa del pronto soccorso dove si reca Paolo per farsi curare i tagli notturni) ha avuto un piccolo ruolo in Ritratto di signora di Jane Campion.






    Ultima modifica: 31/07/25 13:19 da Buiomega71
  • Didda23 • 31/07/25 15:55
    Compilatore d’emergenza - 5800 interventi
    Dai niente male come inizio... Traspare dalle tue parole l'amore per il cinema di genere da parte dello sfortunato regista.