Discussioni su La notte dell'arciere - Film (1994)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/04/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 16/04/20 10:26
    Consigliere - 25998 interventi
    Un castello fiabesco immerso nel verde delle campagne austriache, un coacervo di nido di vipere e mignotte, avide, venali, invidiose e subdole, una fauna umana meschina, gretta e interessata solo ed esclusivamente ai soldi.

    In questa simpatica atmosfera dove tutti odiano tutti ci si comincia bellamente ad ammazzarsi a vicenda, e un assassino agisce nell'ombra approfittando della già non armoniosa situazione.

    Thriller sanguigno e ferino, dove il meccanismo dei Dieci piccoli indiani si innesta con gli umori ferocemente baviani (i personaggi hanno tutti qualcosa da nascondere, e nessuno è innocente, pronti a farsi le forche l'uno con l'altro) e il lusso, il danaro, le eredità diventano centro focale del gioco al massacro in quella che sembra essere una piccola Camelot sperduta nelle tenute estive fuori Vienna.

    Pantere chiuse in gabbia liberate alla bisogna, passioni lesbo (nella figura della statuaria Sandhal Bergman, che mira alla stagionata e snobbona Barbara Carrera, ma soprattutto ai gioielli di casa), abusi sessuali che vengono dal passato (Isabelle chiusa in collegio e le "visite" dello zio), un bello e dannato capitato lì per il torneo di tiro con l'arco (in realtà per saldare i debiti con una coppia di balordi che le stanno alle costole) che infiamma le voglie delle due sorelline (soprattuto una, che soffre di squilibri psicologici non indifferenti), tocchi morbosi e crudeli, un'atmosfera pesante e malsana, una coltre di mistero e inquietudine, un risentimento profondo che avvolge, ma soprattutto travolge, tutti.

    Dopo quel piccolo gioiello di morbosità che è Julie Darling e un paio di WIP , Nicholas realizza questo oscuro thriller perfidamente femmineo e diabolicamente feroce, dove la rapacità uterina diventa centro nevralgico (l'ex prostituta di colore sboccata interessata solo ai dollaroni, la lesbicona avida, la padrona di casa finto/sosfisticata, le due sorrellastre che amano lo stesso uomo-con conseguenze spiacevoli-) fino a sfociare in violenti delitti e eliminazioni con scoccar di frecce (non poi tanto dissimile dal prefinale del Testamento, che lo ricorda anche per la location e per le atmosfere)

    Nicholas inizia nel modo più tradizionale (il solito belloccio che deve dei soldi ad un boss di mezza tacca), poi vira nei meandri del "gruppo di famiglia-o di finti amici- in un inferno", con riverberi da Un bianco vestito per Marialè, Cinque bambole per la luna d'agosto e Il calore sotto la pelle (ma senza sesso), e alla fine lambisce l'horror gotico e la follia femminea.

    Isabelle (sofferente anche di autolesionismo previo rasoio, che si squarcia le vesti, si tagliuzza le gambe e le braccia, per poi, in posizione fetale, nuda, e con dito in bocca, ritornan bambina "abusata") che vaga, ormai inghiottita dalla pazzia, vestita con una vestale bianca, tra stanze, balconate e cappelle, trasformandosi in una specie di dea Diana armata di arco e frecce, muovendosi tra le nebbie e i merletti del castello, non prima di essersi rasa la testa come il Tommy Jarvis del quarto Venerdì 13 e di aver ucciso a forbiciate la sua matrigna, pronta a attuare il suo folle piano di vendetta e di morte.

    Tra improbabili capitani di polizia, videocassette che svelano agghiaccianti retroscena, sospetti e sospettati, maggiordomi usati come tiro al bersaglio, un gruppo molto poco omogeneo di puttane e balordi, famiglie allo scatafascio e blasoni ben poco onorevoli, pantere che consumano il loro ferino pasto, piccole mignotte che crescono e vanno fuori di testa e telecamere compromettenti, Nicholas sguazza nella melma umana, consegnando un thriller a volte perfido, ammantato da una fioca luce di fiaba nerissima e crudele.

    Peccato solo per gli omicidi off screen e tirati via, e da una chiusa finale che non mantiene la cattiveria fino in fondo, perchè se Nicholas avesse mantenuto il cinismo anche nel finale, sarei quì a sperticarmi in lodi per un nuovo, e possibile, cult "buiesco". Così, invece, con quell'happy end da filmetto da quattro soldi, vanifica un pò il potenziale e l'impietoso ritratto (dis)umano che ne aveva fatto durante la narrazione.

    Perdonabile qualche errore grossolano (le scalcinate macchine della polizia austriaca con su scritto POLICIA) e un belloccio tamarro dall'espressività di un manichino.

    Spettacolare il comparto femminile, dal quel pezzo di manza della Bergman, alla sensuale ragazza di colore e i giochetti con la telecamera (con indosso un paio di ciabattine da camera da sturbo), alla mentalmente fragile Isabelle, bambina imprigionata in un corpo di donna, alla sorellastra Victoria, fino alla Carrera (non invecchiata benissimo), che gioca a fare la signora con la puzza sotto al naso.

    Con tutto stò ben di dio il sesso è un pò un convitato di pietra, ma si respira una certa aurea ossessiva e insana per quanto riguarda i rapporti interpersonali (le pulsioni saffiche, gli abusi familiari e le voglie della "piccola" Isabelle)

    Di culto certo Vladimir Oktavec (collezionista di oggetti d'arte piuttosto viscido), che sembra una via di mezzo tra Mario Brega e Lucio Fulci.

    Piccolo cult in parte mancato, che se solo avesse osato un pò di più in dirittura d'arrivo...
    Ultima modifica: 14/01/21 19:22 da Buiomega71