Buiomega71 • 15/02/14 10:45
Consigliere - 25998 interventi Puro cinema teatrale, ma di pancia, avvolgente come una ragnatela, realistico, fitto di miserie e squallori quotidiani, di ossessioni morbose represse (Julie Dench è una virago aldrichiana da pelle d'oca, maschera grottesca di un orrore egoistico, fatto di terribile solitudine e incapace di amare, se non con il più subdolo dei ricatti), di amori impossibili e scandalosi (Kate Blanchett non e mai stata così sensuale e viscerale, e le scene d'amore con il vispo (e bastardello) ragazzino-suo alunno-sono di un realismo sconcertante-da antologia quando le manda gli sms hardosi, tipo "
Ho voglia di kiavarti a bestia!", proprio con la k, come normalmente si usa tra adolescenti, durante il pranzo natalizio in famiglia)
Eyre dirige con una regia di ferro, senza sbavature e inutili orpelli, arriva al sodo e colpisce nel segno, banchetta con il thriller (la scoperta finale del diario, che sfocia in isterismi e furia, la vittima precedente, quella attuale e quella che verrà, costruito proprio come un thriller), regala perfidie e psicologie femminee devastate che ricordano il miglior Altman (e il finale, su quella panchina nel parco londinese, carezzata dalla brezza invernale, non può non far venire alla mente
Quel Freddo Giorno Nel Parco)
Solitudine che sconquassa le viscere e fà vacillare le menti (bellissimo, a questo proposito, il monologo interiore della Dench, in cui descrive che anche un piccolo gesto di contatto umano di un bigliettaio su un bus, può infiammare la carne, mai accarezzata e mai toccata), dove mi e venuto in mente anche il Robin Wiliams di
One Hour Photo, che ha molte similitudini (in contesti differenti) con la figura meschina, sola e squallida della Dench
Non si contano le scene da antologia (il capello della Blanchett che cade sulle ginocchia della Dench, e quest'ultima lo prende tra le dita con amore, un gesto feticistico al contempo delicato e inquietante, la Dench che scopre-e spia depalmianamente- la Blanchett amoreggiare con il giovanissimo studente, il grottesco ballo familiare dopo pranzo a casa della Blanchett, i monologhi interiori della Dench-di infima cattiveria quando descrive la famiglia della Blanchett, con marito "vecchio, decadente e pagliaccio", figlia adolescente problematica e ribelle "principessa sul pisello", figlio down "buffone di corte"-, la tesissima sequenza della morte del gatto, dove la Dench vuole a tutti i costi che la Blanchett le stia vicino in quel momento, mentre stà andando con tutta la famiglia alla recita del figlio, gli incontri amorosi della Blanchett con il suo sbarbato alunno, la ira funesta della madre del ragazzino che si precipita a casa della Blanchett, il confronto con il marito, la Blanchett che si trucca e indossa le calze a rete (quasi da sdoppiamento polanskiano), le "stelline" rivelatrici, la scoperta del diario della Dench e conseguente litigio isterico, la Blanchett che urla il suo dolore davanti ai giornalisti, il finale sulla panchina al parco)
Avvolgente la fotografia di Chris Menges, e ossessivo lo score di Philip Glass
Puro cinema femmineo, algido e travolgente, fitto di ottimi dialoghi e prove attoriali da standing ovation. Perfidia e gelosia, ricatto e insoddisfazione (pare che la Blanchett faccia girare la testa a tutti-alunni e prof compresi-), follia e cieco egoismo.
Eyre sfrutta tutta la sua abilità teatrale, sfornando un opera intensa e dolorosa (che magari pecca di poca originalità) ma che arriva dritta alle viscere, lasciando un gusto amaro e tracce di realismo quotidiano
Perfido, ma con gran stile e accuratezza quasi chirurgica di sentimenti deviati.
Galbo, Fedeerra
Caesars, Daniela, Giacomovie, Pinhead80, Rebis, Pigro, Delpiero89
Capannelle, Supercruel, Cotola, Stefania, Redeyes, Didda23, Giùan, Saintgifts, Buiomega71
Cerveza