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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Esperienza immersiva nella laguna di Venezia ripresa con eccellente senso fotografico da un regista come Andrea Segre, che da sempre affianca alla propria ampia esperienza nel mondo dei documentari quella di regista di film in cui il ritratto sociale affonda in contesti accuratamente analizzati. I suoi lavori sono spesso descrizioni di realtà poco conosciute condotte di pari passo con l'efficacia espressiva e la spettacolarità di riprese che sanno illuminare con grande eleganza scorci caratteristici. E' quanto avviene anche in questa storia ambientata alla Giudecca, l'isola veneziana in cui più è conservata l'essenza antica di una cultura che tende ormai a...Leggi tutto scomparire, fagocitata dall'imprenditoria che converte ogni appartamento sfitto in bed and breakfast per sfruttare l'ondata turistica in costante aumento. E' su questa veloce mutazione che Segre accende i fari raccontando la storia di tre fratelli. Uno di loro, Alvise (Pennacchi), vive in terraferma, gli altri due, Toni (Citran) e Pietro (Pierobon), hanno scelto di campare pescando moeche, di fatto i granchi della laguna, da cucinarsi appena perdono la corazza.

Non un'attività troppo redditizia, che infatti quando Toni muore colpito da un fulmine lascia Pietro, il più fragile dei tre, con molti dubbi. Alvise si fa avanti: vorrebbe affittare la casa di famiglia ai turisti grazie anche all'abile consulenza del marito di sua figlia, ma Pietro non ci sta. Lui in quella casa ci vive, non ha intenzione di vendere la sua parte né tantomeno di andarsene. D'altronde la vista sul Rio del Ponte Longo è unica, soprattutto per chi è abituato a goderne ogni giorno. La tensione tra fratelli sale, ma non è la storia - in sé modesta e nemmeno molto ben spiegata (ci vuole un po' a comprenderne i meccanismi, se prima non si è letta una sinossi) - a dare il vero senso al film; sono piuttosto gli scenari altamente suggestivi della Giudecca e anche, perché no, le veraci interpretazioni di un cast di valore, se non altro “locale” e di conseguenza credibile.

L'uso del dialetto veneziano è necessario e non troppo stretto (benché vengano spesso usati i sottotitoli per aiutare chi non lo conosce), mai reso ridicolo da interpretazioni che in altre occasioni attori non veneti rendono regolarmente goffe. Qui ogni componente ha una sua valenza territoriale importante ed è nell'autenticità del quadro generale che si leggono le qualità migliori. Meno incisiva la sceneggiatura, che trova sì ottimi momenti ma è anche vittima di dialoghi talora un po' banali, che si fanno accettabili soprattutto in funzione della loro aderenza al contesto. Le scene in interni deludono un po' mentre è quando (attraverso una luce spesso suggestiva) si inquadra una Venezia cosiddetta “minore” che il film si riaccende. Magari un po' zoppicando, poco centrato forse nei duetti tra Pietro e il nipotino, parzialmente ruffiano quando fa citare a un ingenuamente entusiasta Pietro le trame di film come IL GLADIATORE e SPARTACUS nel disinteresse evidente di chi lo ascolta. E però autenticamente legato a doppio filo con un mondo in via di scomparsa che sta completando la transizione verso la modernità ed è messo in scena con ammirevole grazia e plausibilità. Il finale “disgustoso” ricorda quello di un noto episodio di CREEPSHOW.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/09/21 DAL BENEMERITO BUBOBUBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 30/04/22
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Bubobubo 14/09/21 12:19 - 1847 commenti

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I due fratelli Pietro (Pierobon) e Alvise (Pennacchi) vivono agli antipodi la propria appartenenza alla Giudecca: laconico pescatore ed ex galeotto attaccato alla propria terra il primo, piccolo borghese arricchito e in fuga dal proprio passato il secondo. Pomo della discordia, la trasformazione di una casa di proprietà in hub per turisti facoltosi... Inizialmente stoppato dalla pandemia (che ci ha regalato la collaterale riflessione diaristica di Molecole), il nuovo film di Segre è un acuto per quanto pittoresco (e un po' prolisso) sguardo tragicomico sulla persistenza delle radici.
MEMORABILE: Le descrizioni dei film fatte da Pietro (Pierobon) ai compagni di pesca; "Ghe sboro" (che non vuol dire "Stupendo"); Il finale.

Leandrino 9/03/22 17:49 - 513 commenti

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La storia di due fratelli veneziani alle prese con un'eredità, fulcro del conflitto tra bisogni prosaici e legami affettivi. Le meccaniche familiari si aprono a una questione strettamente legata alla questione abitativa di Venezia e delle zone limitrofe, in cui l’abuso del patrimonio umano spesso si arrende alla fame di possedimento materiale e agli interessi di un turismo necessario ma quasi mai sostenibile. Segre costruisce un racconto riflessivo - estremamente "localizzato" ma a tutti accessibile -, mettendo in gioco temi gravosi ma puntando alla leggerezza.

Kinodrop 30/06/22 20:13 - 2948 commenti

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Una casa di famiglia in una zona tradizionale e pittoresca della Giudecca diventa la causa di un conflitto rancoroso e quasi insanabile tra due fratelli: Pietro, pescatore di "moeche" attaccato alle radici, si oppone alla volontà di Alvise di venderla e poi trasformarla in b&b. La trama è molto esile, ma l'obbiettivo è puntato da una parte sulla spettacolarità di Venezia e la laguna circostante e dall'altra sull'indagine psicologica di due personaggi agli antipodi ma ugualmente ostinati. Punto forte l'interpretazione di attori di spessore che si esprimono con la forza del dialetto.
MEMORABILE: Il fulmine; Il lento lavoro tra le nebbie della laguna; L'incidente in barca; Il finale "raccapricciante"..

Daniela 4/07/22 14:40 - 12662 commenti

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Due fratelli divisi sulla sorte della casa di famiglia posta sull'isola della Giudecca: uno vuol continuare ad abitarvi campando col duro lavoro di pescatore di granchi nella laguna, l'altro intende trasformarla in un b&b per turisti... Nel raccontare una storia ordinaria in un quadro di straordinaria suggestione, un film prezioso per l'approccio documentaristico, efficace nel rappresentare il contrasto tra tradizioni in via di scomparsa e mercificazione che fa perdere le proprie radici, culminante in un epilogo melanconicamente realistico ma con un risvolto di beffarda poesia.
MEMORABILE: La tempesta con il fulmine; In barca sotto i ponti ululando; L'inquadratura finale dall'alto.

Occhiandre 12/09/23 18:12 - 156 commenti

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Entrando nella casa di una famiglia come tante, leggiamo, sui visi segnati dei protagonisti, i legami che affondano radici invisibili nella laguna, nel lavoro quotidiano, fianco a fianco, dei fratelli. Nel dialetto percepiamo ruvida eleganza e Venezia la cogliamo nelle immagini di albe rosate vuote di gente, dove la città è una presenza innegabile, lontana. Venezia guarda a questa umanità come una dea benevola, troppo maestosa per sembrare davvero ferita dalla modernità. Gente la cui sorte sfida fulmini apocalittici e cattive acque e il cui passato mitico riecheggia come un ululato.
MEMORABILE: Il fulmine; Il funerale; Le passeggiate nonno-nipote camminando "sui muri" e "sulle acque".

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