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La nostra recensione di Una sorella sospetta

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Danielle (Gabrielle) ha una vita tormentata e mentalmente non sta proprio a posto: per un nonnulla impugna un coltello da cucina e fa secco suo marito, che peraltro cornificava. Presa con sé la figlia nata da poco se ne fugge e cerca rifugio da sua sorella Nikki (Bowlby), che non la può vedere ma deve far buon viso a cattivo gioco. La ospita, ma la sera stessa Danielle la deruba e se ne scappa chiamando l'amante (Van Wettering), il quale le risonde ok, fuggiamo pure insieme ma senza la bambina. Danielle è costretta ad accettare ma in ospedale, dove ha appena portato la piccola febbricitante, la arrestano e finisce in prigione. Sette anni dopo è ormai Nikki la madre di...Leggi tutto Cali (Harbert), ma la sorella, scarcerata, torna a farsi viva e - c'era da giurarlo – vuole riprendersi la bambina. Da una parte i buoni, ovvero Nikki, suo marito, la figlia diciassettenne (Ratledge) e Cali, dall'altra i cattivi, ovvero la coppia scapestrata composta da Danielle e il redivivo amante. In mezzo sta la nonna della piccola, ovvero la madre dello sfortunato coniuge accoltellato all'inizio, che vive negli agi di una enorme villa nel deserto; adora pure lei Cali e comincia a pensare che nemmeno Nikki sia una buona madre, visto che si è fatta riavvicinare dalla sorella mettendo in pericolo la piccola. Ce la farà Danielle, che non è una cima ma dialetticamente è scaltra da morire, a riprendersi Cali? La risposta è facile e in effetti poco c'è da scoprire, in film così. Ci si può consolare con le convincenti prestazioni attoriali (a cominciare soprattutto dalla Bowly, la vera protagonista, sempre molto assennata, ma anche la Gabrielle ha l'aria trasandata e assente il giusto per apparire come una poco di buono con un cuore e una sua logica) e una sceneggiatura discreta, che non cerca inutili spettacolarismi (in film dal budget così modesto risulterebbero vani) guardando invece alla concretezza. La regia di Farhad Mann (all'attivo molti premi per la direzione di celebri spot) accompagna con buon ritmo il tutto riuscendo a dare il necessario spessore psicologico alle due sorelle, che si fronteggiano in un rapporto diviso tra affetto e scarsa tolleranza nei confronti dell'altra. Discreto spazio anche per le "sorelle" minori, con la Harbert che sa mostrarsi matura nei panni della figlia contesa. La limitatezza dei mezzi è evidente dal cambiamento nullo degli adulti dopo quelli che dovrebbero essere sette anni: ognuno di loro (escluse le ragazzine, che cambiano interprete) nemmeno cambia pettinatura né mostra una ruga in più, come se fosse passato un pomeriggio... Thriller sulla carta, non produce mai tensione svolgendo senza gran fantasia il compitino limitandosi a condurre in porto il risultato: modesto, anche un po' grigio, ma se non altro quasi credibile, nel suo insieme.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/09/21 DAL DAVINOTTI
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