Per indagare su un omicidio, una giovane poliziotta di New York si infiltra in un gruppo di ebrei ortodossi che ne segnano la personalità. Piuttosto simile narrativamente a Witness di Weir, questo misconosciuto film di Lumet parte come un thriller-poliziesco ma diventa una fine introspezione psicologica sulla personalità dei protagonisti e sui cambiamenti di personalità che si subiscono a contatto con diverse culture. Il tutto con implicazioni sentimentali e tocchi talora ironici. Brava la Griffith.
Buono senz'altro lo spunto, riassunto meglio dal titolo originale, dove la differenza di cultura e religione faccia essere stranieri tra loro appartenenti alla stessa Nazione e addirittura alla stessa città. Meno buona la realizzazione, troppo schematica e priva di profondità, del film. Una Griffith stanca, già poco credibile come poliziotta, lo è ancor meno (colpa anche della pessima sceneggiatura) come seduttrice di un eletto appartenente alla rigorosa comunità hasidica. Interessante comunque l'aspetto religioso e commerciale evidenziato.
MEMORABILE: La lettura della Cabala, circa l'erotismo.
Un delitto inspiegabile nelle ristrette mura di una comunità ebraica molto ortodossa stride violentemente con le gesta di una poliziotta dalle abitudini sessuali piuttosto scafate. Grazie alla presenza attrattiva di Melanie Griffith e a una regia di gran pregio, questo thriller si arricchisce di un fiocco rosso-cuore che trascina fino alla fine un duplice enigma: poliziesco e sentimentale. Interessanti le digressioni sulle abitudini jewish e sui misteri della kabbalah.
Film che potrebbe ricordare qualcosa di Witness, ma a non funzionare è l'intero impianto: la Griffith è troppo scafata e, guarda caso, getta l'occhio sull'ebreo ortodosso ma belloccio (l'altro meno carino che le fa il filo riceve subito il due di picche); interessante la descrizione della comunità, ma siamo a rischio caricatura, un po' più di rispetto avrebbe giovato. Piacevole alla visione per indovinare la risoluzione del giallo ma niente di più.
Per indagare sull'omicidio di un gioielliere connesso ad un furto di diamanti, una poliziotta si infiltra nella comunità ebraica chassidica di New York... Lumet ai minimi storici: la trama, che ricorda quella del bel film di Weir, è mal gestita per quanto riguarda il confronto tra culture radicalmente diverse e goffa sotto il profilo dell'indagine poliziesca. Mediocre anche la prova di Griffith, poco credibile come detective e imbarazzante nei suoi atteggiamenti provocanti. Più interessante invece la parte sugli usi della comunità ma non abbastanza da giustificare la visione.
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CuriositàDaniela • 2/11/20 09:29 Gran Burattinaio - 5941 interventi
Il film è spesso ricordato come la prima apparizione accreditata di James Gandolfini nel ruolo di un malavitoso, ma l'attore era stato già accreditato in Shock! Shock! Shock! del 1987, sia pure con il nome di Jim Gandolfini.