In un piccolo paese del Sud la mano della giovane e bella Maria Paoletti (De Luca), proprietaria di un bar, è contesa sia dal Maresciallo dei carabinieri (Risso) sia da Percuoco (De Filippo) un muratore di mezza età arricchitosi in Francia... Epigono del neorealismo rosa di estrazione rurale, questo film offre i soliti gustosi bozzetti umani di un mondo schietto e popolare non ancora contaminato dalle tossine della modernità. Però gli artifici e gli espedienti (e le troppe canzoni!) si stanno ormai sostituendo alle fresche e genuine invenzioni narrative. Peppino De Filippo ci offre l'ennesima versione del goffo cascamorto di paese.
Curioso spin off della serie "Pane, amore e.." di cui riprende i personaggi di Risso e Carotenuto e l'ambientazione (con tanto di citazione a De Sica e bersagliera). Purtroppo la trama è appena abbozzata e dà luogo a situazioni puerili, che senza la bravura di alcuni interpreti (tra cui Peppino) sarebbero francamente noiose. Il film funziona anche da proto-musicarello con alcune canzoni inserite qui e là (in modo un po' forzato). Vedibile, ma nel genere esiste di meglio. Incolore la regia di Bragaglia.
Classico esempio di film "cadetto", originato dalla serie dei Pane e amore che promuove i due carabinieri Risso e Carotenuto a protagonisti di una storia d'amore da neorealismo rosa, con De Sica che appare solo in foto come un caro estinto. Divertente è divertente, ma ha qualcosa che ci fa capire che il clima sta cambiando e che il neorealismo rosa appartiene ormai al passato.
Il fim regge benino per quasi quaranta minuti, con la gustosa caratterizzazione di Aroldo Tieri, col professionismo di Peppino De Filippo e con la spettacolare presenza della Ralli. Poi la trama percorre vie o prevedibili o forzatissime, per cui si cala sempre più. Il film prende di peso i carabinieri interpretati da Risso e da Memmo Carotenuto in Pane, amore..., mantenendo i luoghi delle riprese, ma battezzando il paese "Avellana". Fra le curiosità, da segnalare il ruolo corposo di Fulvio Pellegrino, spesso impegnato in ruoli minimi, qui fedele maggiordomo dell'arricchito Peppino.
MEMORABILE: In meglio: lo choc causato dall'arrivo in paese della Ralli; In peggio: l'esagerato dialetto veneto dell'impacciato Risso.
Esile spin-off della fortunata tetralogia “Pane e amore”. Dopotutto, quando decidi di sostituire l'albero maestro Vittorio De Sica con l'anello debole della saga (lo Stelluti di Risso), è ovvio che poi la baracca non regga. Avrebbe la possibilità di essere puntellata con un cast di tutto rispetto, ma purtroppo anche quello viene disperso e il film rischia di trasformarsi in un musicarello di Maria Paris. Giovanna Ralli regge bene il confronto con la storica “bersagliera”, ma scimiottarla non ha senso: ha una fisicità e un temperamento sufficiente per dare un’impronta propria.
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