Una donna in carriera (Stockard Channing) si trova in un hotel di New York a concludere un'affare aziendale.
Immersa nella sua solitudine lavorativa di donna manager, incontra (per un vezzo del destino), nella hall, la giovane assistente che ha licenziato poco prima , Paula (Julia Stiles).
Tra le due donne si instaura uno strano, pericoloso e morboso gioco psicologico fatto di manipolazioni, presunte verità e menzogne, sottaciute pulsioni e seduzioni saffiche e prevaricazioni caratteriali.
Psicodramma da camera (quasi tutto girato tra corridoi e camere d'albergo, sullo stile
Four rooms o del lynchiano
Hotel room) profondamente femmineo, che dalla
società delle donne passa alla tematica del rape & revenge sui generis, lambendo vendette e ripercussioni da
Oltre ogni limiteIl personaggio della Stiles è bipolare e insanamente disturbato, con la passione dei film porno, che millanta stupri del passato e carnefici a portata di mano, tessendo una ragnatela di bugie e mezze verità, fino a drogare (come faceva la Julie di
Trilogia del terrore) il suo presunto stupratore (un'uomo d'affari collega della Channing) e inscenando una vendetta a base di improperi e ingiurie scritte (anche con l'ausilio della bibbia) sul torso nudo dell'uomo e scattando freneticamente Polaroid, tra pose da selfie e rabbia repressa, tutto in una stanza in via di ristrutturazione che sembra la cameretta di
Regan post possessione.
Peccato, però, che il film ci giri intorno senza mai colpire o affondare, dove tutto resta in superficie, illudendo di andare nella direzione delle
inserzioni pericolose, ma fermandosi a un kammerspiel con troppe chiacchiere che diventano asfissianti, evasive, teatralmente pressanti (anche se, in alcuni botta e risposta, fa capolino una certa dose di cattiveria).
Restano l'imbarazzo di uno zapping dove ci si sintonizza su un film porno trasmesso dalla tv via cavo, la Stiles che infila la mano nei boxer del presunto stupratore per toccarle il pene (
E' viscido) e la sociopatia muliebre che si inventa (probabilmente) violenze carnali mai avvenute (ancora parecchio distanti dall'epoca del me too post Weinstein)
Confezione da film indipendente (comunque tecnicamente professionale, come la buona fotografia di Teodoro Maniaci), una certa cura per i dettagli e il realismo della psicologia femminile, per un regista nemmeno tanto anonimo o sciatto, che dopo il noir con
Robin Williams non ha fatto nient'altro.
Il potenziale per un buon psychothriller femmineo c'era, ma l'incertezza del regista su che strada prendere ne mina la riuscita e ne ridimensiona il risultato, che lascia parecchio l'amaro in bocca.
Restano la bravura delle due attrici e la loro alchimia di coppia.