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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Quando leggi che gli effetti speciali li cura una società chiamata Digital Slaves già capisci cosa aspettarti: per l'intera durata veniamo infatti bombardati da una computergrafica straripante che va dagli aerei in 3d a "buchi neri" (chiamiamoli pure così, come nel film) che si aprono in un cielo dai colori più improbabili. E dire che invece il film cominciava quasi alla DONNIE DARKO, con una coppia che mentre nel fienile si apprestava a consumare viene interrotta sul più bello da rumori, luci e sibili dall'esterno che li costringono a desistere. Sul terreno i resti di un jumbo precipitato proveniente...Leggi tutto dal... futuro, se si vuol credere a una carta d'imbarco del 3 settembre 2006 (cioè il giorno dopo) trovata tra i rottami. Da un incipit intrigante allo scatenarsi della prima ondata digitale è un attimo: una nube minacciosa nel cielo lancia fulmini che centrano in pieno i due piccioncini. Stacco e si riparte, ma da un altro aereo (che in realtà scopriremo presto essere sempre lo stesso). Ci sta salendo il Brandon Walsh di BEVERLY HILLS 90210 (ovvero Jason Priestley) con la sua famiglia. Si occupa di sicurezza nazionale e infatti neanche il tempo di sistemare i bagagli che viene richiamato al telefonino: "Ci servi, muoviti!". E lui va, mollando moglie e figlia in aereo senza sapere che con loro si è imbarcato pure un geniale inventore (Lou Diamond Phillips) insieme alla sua personalissima macchina del tempo, un aggeggio che è in pratica uno dei due terminali con cui completare un vero e proprio teletrasporto, durante il quale si finisce però in un "tempo nullo" (così definito scientificamente da chi se ne occupa) in attesa di finire sbattuti nel passato, nel futuro o non si sa ben dove. Poco importa che non ci si capisca granché, dopotutto la fantascienza resta sullo sfondo a fare i conti con terminologie astruse e il solito cielo bluastro che fa tanto PHILADELPHIA EXPERIMENT versione digital (lì c'era una nave e non un aereo, ma il concetto è simile); conta piuttosto Jason Priestley in ambasce che da terra capisce come il Jumbo di moglie e figlia sia in pericolo. "Dovremo abbatterlo...", si sente dire da chi dirige le operazioni una volta saputo che ospita l'inventore matto col suo meccanismo, "...lo dice il Presidente!". Priestley, rispetto ai padri di famiglia cui certo cinema ci ha abituati, non sembra così disperato; la prende quasi con filosofia, del tipo "Ma sì, può capitare". E francamente un accenno di sofferenza in più poteva restituire almeno parte della credibilità necessaria, a un personaggio tanto apatico. A bordo dell'aereo intanto saltan fuori criminali armati mentre a terra tocca raggiungere la fidanzata dell'inventore per sapere dove quel disgraziato abbia nascosto la sua macchinetta numero due... Insomma, il tutto poteva quasi andare: il materiale per un fanta-action passabile, persino con due protagonisti accettabili, c'era, ma viene disgraziatamente buttato al vento (è il caso di dirlo) dalla solita sceneggiatura sciagurata e dalla valanga digitale che ci ricopre di effettacci destinati dopo un po' a disgustare. E mentre i personaggi sembrano andare ognuno per conto suo ti chiedi perché ti tocchi ascoltare Phillips che con barba e occhiali da scienziato prova invano a spiegare le sue teorie ai passeggeri. Tanto, alla fine, quelle stesse complesse teorie si risolvono in quattro sciocchezze che ci preparano giusto a qualche insulso salto temporale. Peccato che gli elementi disposizione, compreso un soggetto con un paio di buone intuizioni, siano tanto male organizzati e tirati via, perché almeno nelle intenzioni qualcosa di diverso dal solito si era provato a immaginare.



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TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/03/21 DAL DAVINOTTI
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