Senso proibito - Film (1995)

Un fotografo di modelle si porta il lavoro a casa. Stop. Il nulla più siderale in questo misconosciuto soft core con il nostro fido Zequila più fuori fase che mai. La non-regia, il non-montaggio, la non-fotografia (una delle più piatte), la non-sceneggiatura, la non-recitazione (la moglie di Zequila fa rabbrividire), le non-musiche (il tema principale usa irritanti tonalità da sintetizzatore anni '90) permettono di assistere a un film in cui ogni due per tre c'è qualcosa che non va facendo sganasciare dalle risate gli aficionados del genere.

Il senso di quest'operazione non ha nulla di proibito, semmai di osceno. E' infatti questo l'aggettivo giusto per definire le performance pseudo sessuali del protagonista, a detta di tutti gay ma che si fa le donne più belle. Non mi meraviglierebbe scoprire che la sceneggiatura avesse preso spunti da una storia vera, ma la misera e scadente messa in scena si traduce in un pretesto per mostrare una serie di amplessi. Continuo a chiedermi come mai Zequila non si dia al porno.

Indescrivibile accozzaglia sotto forma di film che appartiene alla serie "se non lo vedi, non ci credi". Il personaggio di Zequila vuole passare da fotografo di moda a regista e cerca un finanziamento. Ogni cinque minuti possiede una bella donna o ne viene posseduto. Oltre al pochissimo appena detto, c'è il vuoto più assoluto. Il doppiaggio da film porno NON dà il colpo di grazia, solo perché non ce ne era bisogno.

Lo stimatissimo fotografo di moda Zequila (!) vuole fare il grande passo e girare un film, quindi si dà il via all'affannosa recherche del finanziamento. Con questa semplice formula sono così date, alla mercé di un compiacente pubblico, tutta una serie di scenette soft-pornografiche contornate da ridanciani dialoghi di circostanza che delizieranno i trashofili più esigenti. Inutile il tentativo di trovare qualcosa di artistico in un'opera del genere, che trova la collocazione solo nella folle esigenza di irriderlo senza pietà. Belle donne.

Siamo alle solite dinanzi a "pellicole" di questo tipo: come giudicarle visto che è evidente che siamo dinanzi ad un qualcosa che al cinema neanche ci si avvicina? Ma se si può stendere un velo sulla confezione che è pietosa e poveristica, lasciano completamente basiti non solo le prestazioni attoriali totalmente nulle, ma anche la storia che praticamente non c'è e non fa altro che inanellare una dietro l'altra una serie di "prestazioni ginniche" che, in tempi in cui il porno è ormai ultra sdoganato, sono buone solo per programmazioni, in seconda serata, di piccolissime tv locali. Pessimo.

La solita agghiacciante solfa pseudo-erotica; la presenza di Zequila è garanzia di balordi amplessi; varie bonazze dallo sguardo assente si contorcono tra letti, divani e vasche da bagno; dialoghi comici, fastidiosi o involontariamente surreali ("il ghiaccio ha qualcosa che mi scalda dentro"); trama inesistente (ovvio); musica terrificante; ambientazione da mobilificio. Un disastro del trash anni '90; mezzo pallino: uno intero è troppo.