Uno dei tanti film che al tempo sfruttavano il fenomeno della “dolce vita” per offrire balletti scosciati inseriti in trame semi improvvisate che servivano da collante tra un numero e l'altro. In questo caso l'impresario teatrale di un paesello, insoddisfatto dalle concittadine che ha provinato per il suo show, decide di partire per Roma al fine di reclutare donne più attraenti. Nella Capitale conoscerà un regista di grido e - con lui e la sua troupe - assisterà a continue esibizioni: per strada, in teatro, in aeroporto... ogni scusa è buona per far muovere corpi femminili a tempo di musica. Intanto, dal paese, giunge a Roma anche la gelosissima fidanzata dell'impresario, che il fratacchione...Leggi tutto locale (Mario Carotenuto) non è riuscito a dissuadere da insani propositi omicidi. Una volta nella Capitale verrà accompagnata da un poco di buono (Fanfulla) in una baraccopoli che diventa il set principale. È qui che, dopo un'ora di film, saltan fuori Franco e Ciccio in versione (improbabili) agenti FBI alla ricerca di una pistola perduta: un quarto d'ora di improvvisazioni sul tema della perquisizione, con i due a strillare in simil-inglese. Poco da ridere, vista la totale assenza di sceneggiatura e la ripetitività di una situazione che vede una decina di persone sfilar davanti ai due sparando scempiaggini. Scomparsi loro si torna alle danze fino all'epilogo al paesello, dove a danzare saranno belle figliole travestita da pecore! Un film di rara povertà e squallore da dimenticare al volo!
Unica cosa da salvare dell'opera è la fotografia, buona, per il resto c'è da rallegrarsi che più di metà film sia occupato dalle danze... Nelle poche parti parlate si dicono scemenze che non fan ridere nessuno (il classico spirito di patata), spesso biascicate in un dialetto non facile da capire al volo. Da lì a dire che è meglio mettersi le dita negli occhi piuttosto che vederlo il passo è breve e anche Franco e Ciccio sono ancora agli albori, come rendimento. Consigliato solo ai cultori del genere.
Passato dai melodrammi strappalacrime degli anni '50 ai filmetti sexy, tali ovviamente per quei tempi, del decennio successivo, Di Gianni allestisce un'insulso mix di mondo movie e farsa pecoreccia in cui una trama senza capo né coda fa da collante a una noiosissima sequela di balletti, spogliarelli e intermezzi che vorrebbero vanamente essere umoristici. Dispiace vedere coinvolti in questa sciocchezza uno sceneggiatore di valore come Gastaldi e attori come Giuffrè e Carotenuto, attorniati da una folla di sconosciute figuranti che non brillano neppure per particolare avvenenza.
MEMORABILE: L'episodio del benzinaio è una chiara e irridente allusione a un oscuro fatto di cronaca in cui era stato coinvolto tempo prima Pasolini.
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