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La nostra recensione di Nobili bugie

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Girato con una certa grazia ma di scarsa consistenza, il film di Antonio Pisu confina quasi tutta l'azione in una lussuosa tenuta di campagna a Sasso Marconi, dove vivono il Duca Pierdonato Maria Enzo Martellini (Raffaele Pisu) e la Duchessa Caterina Luca Romola Valli (Cardinale) in compagnia del loro figlio Jean-Jacques (Rossi), dell'assistente (Baldini), della cameriera (Foschi), del giardiniere cieco (Tolardo) e del maggiordomo sordo (Salerno), questi ultimi reduci di guerra. La famiglia è in disgrazia, il Duca (autocostrettosi su una sedia a rotelle da quando aveva 27 anni fingendo di esser stato colpito da una pallottola) ha perso quasi tutto al gioco e si prepara a festeggiare la liberazione...Leggi tutto dai nazisti, dal momento che la vicenda è ambientata nel 1943. Ma a sconvolgere le loro piatte esistenze e i futili programmi giunge inaspettatamente in villa una famiglia di ebrei (il padre è Marescotti) che chiede asilo ancora terrorizzata dall'idea che i tedeschi li possano trovare e deportare. I nobili non avrebbero alcuna intenzione di ospitarli, ma alla vista dei preziosi lingotti d'oro coi quali quelli dicono di volersi pagare il soggiorno le intenzioni cambiano subito. Ce n'è abbastanza per piazzarli tutti in cantina preoccupandosi di fargli credere che, intorno, il pericolo tedesco sia ancora tangibile. Un modo per appropriarsi di un buon numero di lingotti e risistemare le finanze della famiglia insomma, una delle bugie cui fa riferimento il titolo e che col passare dei minuti aumenteranno esponenzialmente fino a una conclusione che spiazza grazie a un deciso ultimo colpo di coda. Il film ha dalla sua una certa raffinatezza (che in realtà la colonna sonora moderna e fuori luogo di Fio Zanotti calpesta non poco, pur se imponendo una direzione decisa almeno caratterizzante) e una sceneggiatura che mostra di azzeccare qualche passaggio. In particolare sono le figure del giardiniere (Tolardo è anche autore col regista del copione, che parte da un'idea di Raffaele Pisu) e del maggiordomo a dare quella sorta di vivacità in più per il resto gravemente assente. Pisu e un'irriconoscibile Cardinale non hanno la forza di muoversi da veri protagonisti, Paolo Rossi Pisu (il film riunisce molti componenti della famiglia, come si capisce dai cognomi sui titoli di testa) ha un ruolo da ragazzotto paffuto e tardo con la fissazione del Bologna di Árpád Weisz, la Foschi è quella che più tiene i contatti tra i reclusi in cantina e i nobili del piano superiore, molti altri si limitano a brevi cameo nelle primissime scene (ci sono anche Eraldo Turra, il più corpulento dei gemelli Ruggeri, come cameriere e Gianni Morandi come spietato vincitore a carte in un flashback in cui si spiegano le origini del dissesto finanziario dei Martellini). Se si esclude il drammatico ingresso di Giancarlo Giannini nell'ultima parte, in cui il registro cambia completamente rimescolando le carte a sorpresa, l'impostazione è decisamente teatrale, molto statica; tra costumi e scenografie che non fanno gridare al miracolo, una fotografia dai colori fin troppo vivi e una situazione che fatica a sbloccarsi incapace di offrire molto al di là di qualche singola battuta d'effetto, l'impressione è quella di stare in un prodotto para-televisivo molto eccentrico ma scarsamente efficace. Recitato anche con professionalità (Raffaele Pisu è al suo ultimo film, ormai ultranovenatenne) ma fiacco e in fin dei conti dimenticabile. Le nobili bugie poco intrigano e il contorno ancor meno.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/02/20 DAL DAVINOTTI
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Nando 2/07/20 19:22 - 3899 commenti

I gusti di Nando

Una farsa teatrale ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale in cui dei nobili decaduti danno ospitalità a degli ebrei in fuga. Questo potrebbe essere la normalità, poi purtroppo si assiste a situazioni al limite del ridicolo che culminano con un finale straniante che premia i parassiti della narrazione. Cast sprecato: che tristezza vedere la Cardinale e Marescotti ridotti a burattini di loro stessi; forse Giannini mostra un barlume...

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