Mortal - Film (2020)

In fuga tra boschi e fiordi della Norvegia, un giovane è braccato dalla polizia. Ha poteri straordinari ma non sa come controllarli... Cresciuto a pane e Marvel, lo spettatore mangia subito la foglia: niente di male a volersi riappropriare di un proprio mito, ma ci voleva un poco più di fantasia e coraggio mentre qui la trama è basica, i personaggi stereotipati, gli effetti speciali da son e lumière, l'epilogo fa cadere le braccia per quanto banale. Apprezzabile la cornice costituita dagli splendidi paesaggi, ma il resto è routine insipida. Passo indietro per il regista.

I riscontri positivi su Ovredal (anche qui, in verità, non è che diriga poi così male...) e quei paesaggi mozzafiato di fiordi e boschi che si intravedono già dal trailer sono luccicanti specchietti per allodole, ma con un vetro fragilissimo che va subito in mille frantumi: un fiume di scene già viste, di sbocchi già percorsi e di scelte già fatte, con un protagonista che dovrebbe collocarsi tra Thor e il Nazareno e invece ha skill perfetti per commedie alla Porky’s. Più che un racconto su un Supereroe, è il racconto di un super errore. Che non vi venga voglia...

Øvredal vira l'horror verso temi fantastici in cui il protagonista è un umano qualunque che scopre di avere poteri sovrannaturali e una sorta di missione e discendenza (divina); in poche parole è il tema del supereroe in spoglie più quotidiane epurato da veste fumettistica e hollywoodiana, seguendo la scuola di Shayamalan (Unbreakable, Glass) col valore aggiunto del riempire il tutto con contenuti culturali della sua Norvegia: odinismo, religione/mitologia norrena. Tra rune, fulmini, fiordi e foreste l'affresco è ben reso e accattivante ma manca il carisma alla base dell'operazione.