Il fascino del delitto - Film (1979)

Il fascino del delitto
Locandina Il fascino del delitto - Film (1979)
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Série noire
Anno: 1979
Genere: drammatico (colore)

Cast completo di Il fascino del delitto

Note: Tratto dal romanzo di Jim Thompson "A Hell of a Woman".

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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La nostra recensione di Il fascino del delitto

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

All'inizio quello sano (per quanto un po' strambo) pare lui: Frank (Dewaere), un venditore porta a porta che arriva sotto la pioggia in una casa della periferia parigina e quando una vecchina gli apre prova a piazzare la merce. Ma la donna è sveglia, non ci casca così facilmente. Lo fa accomodare, ma quando poi lui entra da solo nella camera della nipote, Maria (Trintignant), quella d'emblée si denuda e gli si offre, senza proferir parola. Frank si controlla, la riveste, saluta tutti e va da un tizio che conosce per recuperare i soldi di una vestaglia lasciata alla vecchina. Quando torna a casa propria capiamo che le cose per Frank non vanno affatto bene: vive in una topaia con la moglie, nel disordine...Leggi tutto e nella sporcizia, e quando da lì esce si intuisce che le cose stan prendendo decisamente una brutta piega. Il suo capo (Blier) lo accusa di sottrarre denaro indebitamente e lui non può che ammetterlo, pensando allora di allearsi con Maria, la quale gli ha riferito che sua nonna nasconde in casa un bel gruzzolo. Ad ogni minuto meno padrone di sé, Frank finisce con il far fuori la vecchina, ma siamo solo all'inizio. Il suo dramma è quello che il regista segue accompagnandoci con il protaginista nella disperazione. Dewaere (perfettamente calato nella parte) ha la faccia giusta di chi perde il controllo e agisce sempre più in base all'istinto, senza nemmeno accorgersi di ciò che sta realmente facendo (né tantomeno preoccupandosi delle conseguenze). Quello che però si fatica a digerire è la conduzione di Corneau, che sembra lasciata al caso, prigioniera di una lentezza che in assenza di qualcosa che non sia l'escalation prevedibile di violenza si fa faticosa, da seguire. Se da una parte la messa in scena è centrata (notevole lo sguardo su una periferia francese grigia e cupa), capace di rendere bene soprattutto il clima di miseria e abbandono in cui la vicenda è immersa, dall'altra i lunghi silenzi, le azioni ingiustificate, le sequenze che sembrano appiccicate senza un vero motivo come a voler forzatamente allungare il brodo, a un certo punto infastidiscono. Così come si fa sentire la mancanza di una vera colonna sonora, sostituita nella prima fase dalle musiche di radio lasciate accese (l'ossessionante "Rivers Of Babylon" dei Boney M. a commento del primo stranito approccio tra Frank e Maria). Dopo un po' di tempo passato a seguire comportamenti che spesso sembrano insensati (e non solo da parte del protagonista) si finisce col subire passivamente l'andamento zoppicante del film rischiando di restare a nostra volta vittime di uno stordimento che fa rima con assopimento. Più superficiale di quanto non voglia apparire, organizzato secondo un meccanismo di scarso fascino affidato all'estro estemporaneo del cast.

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Tutti i commenti e le recensioni di Il fascino del delitto

TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/08/12 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/05/19
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Buiomega71 7/08/12 00:44 - 3108 commenti

I gusti di Buiomega71

Quando il cinema proletario di Ken Loach si amalgama con gli umori scorsesiani in una storia che inizia come una commedia, vira nel grottesco e finisce nella follia. Corneau si dimostra narratore eccellente, con dialoghi pre tarantiniani e un realismo di fondo tra squallore, meschinità grettezze e luridume di una vita sempre borderline. Sottolineato da brani di musica leggera del periodo che sostituiscono la colonna sonora, è coadiuvato da un immenso Dewaere sempre sopra le righe. Pecca di qualche lungaggine e dialogo di troppo, ma rimane molto attuale.
MEMORABILE: Marie accoglie nella sua stanza Deware, lei mette su "River of Babylon" dei Boney M e si denuda; Il massacro nella casa della vecchia; La moglie morta.

Cotola 17/01/14 20:59 - 9536 commenti

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Riuscito ma particolare questo noir: globalmente cupo, a tratti bizzarro, con parti spiazzanti e sfocianti nel grottesco e con pochi sprazzi di violenza ma ben assestati. La narrazione è un po' lenta e non coinvolge certo in modo frenetico, eppure non manca di fascino ed interesse. Parte piano ma poi funziona abbastanza bene. Molto buona la descrizione di ambienti squallidi e personaggi spesso viscidi e laidi. Finale "folle" e inaspettato. Ottima la prova di un Dewaere spesso sopra le righe.

Daniela 15/01/17 17:14 - 13284 commenti

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Poupart è un commesso viaggiatore che tira avanti con piccoli imbrogli ai danni del datore di lavoro e dei clienti. Bugiardo patologico, l'occasione lo fa non solo ladro ma anche assassino...Il titolo italiano è fuorviante: non c'è nessun fascino, solo personaggi squilibrati (il protagonista, la ragazza, l'ex pugile) o sordidi (il commerciante, la vecchia avida) che si muovono in ambienti squallidi e degradati commettendo azioni di cui non sanno calcolare le conseguenze. Impressionante Dewaere, soprattutto quando parla di se stesso in terza persona, alternando megalomania e infantilisnmo.
MEMORABILE: Da solo, in mezzo ad un campo di periferia, Poupart immagina scontri contro avversari inesistenti oppure finge inseguimenti in auto

Rufus68 1/08/17 23:56 - 3966 commenti

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L'unico difetto sta, paradossalmente, proprio nell'attore principale che, in virtù della sua (grande) interpretazione, scomposta e sopra le righe, ruba la scena squilibrando tempi e sceneggiatura; solo Blier, la vera carogna, gli tien testa con una recitazione minimale e perfettamente controllata. Il film rimane, tuttavia, un'opera coraggiosa, spesso irrisolta e, perciò, tanto più angosciante: un dramma grottesco a tinte nerissime dove ogni evento innesca una reazione a catena inarrestabile a cui sembra sovraintendere un Fato cieco e insensato.

Nicola81 11/05/19 22:06 - 2986 commenti

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Lontano dal rigore stilistico delle sue opere migliori (Police python 357 e Codice d'onore), Corneau stavolta si cimenta in un noir decisamente atipico, che a più riprese assume i toni della commedia grottesca. Ben rappresentati lo squallore dell'estrema periferia francese e dei personaggi che la popolano, ma il ritmo è piuttosto lento e il finale lascia un senso di incompiutezza. Bravi un Dewaere costantemente sopra le righe e un viscido Blier, ma anche il volto innocente della Trintignant rimane impresso. Fuorviante il titolo italiano.

Herrkinski 29/05/22 01:19 - 8730 commenti

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Sembra quasi che Corneau anticipi le atmosfere e i personaggi turpi e disperati che il connazionale Noé perfezionerà nel suo capolavoro Seul contre tous; una sarabanda di miseria umana e solitudine ai margini di una Parigi grigia e irriconoscibile, con il manicomiale Dewaere che finisce in una spirale di violenza e follia, circondato da un'umanità marginale. Forse dura troppo e la recitazione sopra alle righe di Dewaere può diventare alla lunga fastidiosa, ma è difficile non venire rapiti dal disagio messo su schermo e dagli attimi di tenerezza e ingenuità con la bella Trintignant.
MEMORABILE: I monologhi del protagonista; Il finale.

Alain Corneau HA DIRETTO ANCHE...

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  • Discussione Buiomega71 • 7/08/12 10:21
    Consigliere - 27155 interventi
    L'ESTATE FRANCESE IN NERO

    Dopo il bellissimo Police Python 357
    e prima del crepuscolare Codice d'onore, Alain Corneau firma questo dramma grottesco che via via si tinge di nero, tra il cinema proletario di un Ken Loach e lampi del miglior Scorsese.

    Vite allo sbando, fatte di squallore, gretteza, solitudine e male di vivere, non esiste un personaggio positivo, tutti sono adombrati di luce melliflua e infidità (dal datore di lavoro di Deware-un luciferino Bernard Blier-alla vecchia lurida che fà prostituire la nipotina, al greco ritardato, alla moglie che se ne và non prima di aver inzozzato l'appartamento).

    In mezzo a queste miserie umane, Deware cerca il colpo della vita che lo risollevi dalla sua grigia e tristissima esistenza.

    Non è un noir in senso stretto, lo diventa man mano. Inizia come una commedia grottesca, per poi virare nel nero più nero.

    Corneau si dimostra narratore eccellente, tra dialoghi pre-tarantiniani, turpiloquio e una vena musicofila che lascia basiti (non ci sono musiche originali, ma pezzi da hit parade che provengono da radio e radioline sempre accese)

    Deware sarebbe da Oscar, visto che il film poggia tutto sulle sue spalle, ma a volte straborda andando un pò troppo sopra le righe, con monologhi deliranti, isterismi, pantomime, alternanza di slanci caritatevoli e umani, contrapposti a cieca e feroce violenza.

    Cinema fatto di squallide periferie e grigiore urbano quello di Corneau, che regala sprazzi di cinema notevole e sorprendente.
    Uno su tutti, che non ti aspetteresti mai:

    La vecchiazza laida, che seppur piena di soldi, vive in una topaia e fà prostituire la sua nipote ritardata Marie Trintignant, per un cappotto o una gabbia per conigli, invita Deware (rappresentante sull'orlo del tracollo) a fare sesso con la nipote ("Io mi infilo il cappotto, tu vai e infili mia nipote" vecchiaccia dixit).
    Una volta in stanza, Deware si trova davanti la bellezza acerba della Trintignant, lei accende la radiolina e parte "River of Babylon" dei Boney M, poi si denuda davanti ad un imbarazzatissimo Deware.
    Gran pezzo di cinema!

    La Trintignant (appena 17 anni all'epoca del film) , poi, è bellissima, sempre imbronciata, animale sfuggente , dalla sensualità acerba, una ninfomania che nasconde una gran voglia d'amare e essere amata. Un misto tra una giovanissima Nastassja Kinski e la morbosità struggente di una Leonora Fani, e che regala un nudo integrale full frontal.

    Frase cult di Deware rivolta alla Trintignant :" Ma non è possibile che tu voglia sempre scopare!"

    Bellissima poi la citazione al Padrino Parte Seconda, con la pistola avvolta nel fazzoletto che prende fuoco.

    A volte pecca di qualche lungaggine e dialogo di troppo, scadendo nella commediaccia con scene grottesche gratuite (il biker che bacia sulla bocca Deware al bancone Bar, scena che mi ha ricordato un episodio analogo nello scorsesiano Fuori Orario, o quella dei pugili dilettanti), ma impreziosito da schegge di furia devastante (il massacro a casa della vecchiazza, l'assassinio silente e spietato della moglie).

    Con le sue pecche e i suoi difetti, e comunque un film attualissimo, che sembra girato ieri, dalla forza dei dialoghi, per le situazioni e una narrazione limpida e realistica.

    Da vedere, anche solo per rendersi conto della vitalità di certo cinema francese, e riscoprire un autore che sapeva raccontare le miserie umane come pochi.
    Ultima modifica: 21/03/14 18:23 da Buiomega71
  • Curiosità Buiomega71 • 7/08/12 11:12
    Consigliere - 27155 interventi
    * Il personaggio della Trintignant si chiama Maria nella versione italiana, mentre nella versione originale si chiama Mona (si evince dai titoli di coda del film)

    * Il film uscì in Italia con un divieto ai 18 (francamente esagerato)

    * Il film non fu mai editato da noi in vhs, e al momento manca pure un'edizione in dvd.