Il divo della porta accanto - Film (1994)

Il divo della porta accanto

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Anni prima che pellicole come THE TRUMAN SHOW (e ovviamente EDTV, che di questa è il remake) aprissero un filone c'era già chi a Montreal, in Canada, aveva pensato di immaginare un uomo comune per 24ore sotto l'occhio delle telecamere, intuendo le enormi potenzialità dell'idea. All'inizio esiste solo un concorso, al quale il protagonista Louis Jobin (Drainville) partecipa con scarse possibilità di vittoria. Ma al canale 19 - che l'ha indetto pensando appunto a un reality mirato - osservano chi ha passato al meglio le selezioni e capiscono che il...Leggi tutto pubblico non si potrebbe mai affezionare, a soggetti simili, tanto perfetti e sopra la media... E così si cambia: la vittoria viene assegnata a colui che è ha ottenuto meno voti. Cioè Jobin, commesso in un negozio di elettronica che vive con la madre ed è il prototipo dello sfigato senza apparente speranza di uscire dall'anonimato. E' quello che serve: qualcuno in cui il telespettatore possa immedesimarsi. Un ragionamento semplice, che sarà alla base di successi come il Grande Fratello e mille altri: la supposta mediocrità al potere. Poter vedere cosa fa davvero, durante il giorno, una persona come tante, poter eleggere a proprio paladino un signor nessuno! Jobin si alza, assonnato sale sul bus e va al lavoro... Non fa assolutamente nulla di particolare ed è proprio questo il suo valore aggiunto: il rappresentare con naturalezza la grande maggioranza della popolazione, che col tempo si abituerà ad averlo su schermo tutto il giorno sentendolo vicino, un amico sempre sotto osservazione che spingendo un pulsante appare e se ne sta lì, idealmente accanto a te, inoffensivo e tenero. Ciò che accadrà nel prosieguo è facilmente immaginable, anche perché non si può dire che la sceneggiatura sia virtuosa né tantomeno che la regia si spinga oltre l'ordinario. Il film sfrutta infatti l'ottimo spunto pedestremente, incapace di mantenere un ritmo accettabile sia per colpa di un protagonista fin troppo privo di carisma che di situazioni in cui non accade davvero nulla di appassionante. E visto oggi, in un'epoca in cui il pedinamento con trasmissione delle immagini è cosa di tutti i giorni e che riguarda milioni di persone senza che nessuno più se ne stupisca, LOUIS 19, LE ROIS DES ONDES colpisce per la sua (pur giustificata) ingenuità. Nel film la gente si mostra entusiasta, segue il nuovo evento come qualcosa di sensazionale, ne parla per strada discutendo di come Jobin passerà la giornata o di quale sarà la nuova ricetta che sua madre proporrà dalla cucina della casa più spiata della nazione. Reso ancor più smorto del previsto da una colonna sonora fitta di sintetizzatori, che restituiscono scene di un film inchiodato inesorabilmente alla sua epoca, è un'opera impostata senza alcuna ambizione, lasciata in balia di se stessa e degli incontri stinti di Jobin che, naturalmente, incontrerà una modella bellissima (de La Fontaine) prima di ripensare (così come gli autori stessi della trasmissione) a quanto sta accadendo per valutare tutte le implicazioni etiche del caso. Personaggi secondari mai divertenti e più in generale una commedia che si adegua all'agire trasognato di Jobin piuttosto che cercare la risata o la situazione brillante. Un film per molti versi assai limitato, per quanto curioso in relazione al tempo in cui è stato girato, con la riflessione in tema era ancora agli esordi (volendo ignorare Orwell e molti altri) pronta ad aprire scenari originali sfiziosi e a loro modo rivoluzionari. Giusto premiare quindi l'idea e una certa lunarità insolita unita a un garbo non comune, molto meno la realizzazione.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/10/20 DAL DAVINOTTI
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