Petrucci rilegge il "mignotta movie" rifacendosi a certo cinema pulpesco americano (e a quello infernal/metropolitano degli anni 80) a qualche barlume del più tradizionale revenge movie (con qualche spruzzata di rape), nonchè delle nostrane pellicole anni 70 sul mondo misero e sordido della prostituzione come il lizzaniano
Storie di vita e malavita, in un tema affrontato anche in tempi recenti da
Eden e
Seasoning houseNe esce un film disperato, piuttosto sporco e non poco crudele, dove l'autore di
Canepazzo dimostra di saperci davvero fare (e probabile promessa per un nuovo cinema di genere tricolore insieme a Raffele Picchio), che prende la storiella della ragazzetta rumena fatta arrivare in italia (a Roma), con la promessa di finire in televisione, in realtà venduta a dei loschi figuri che la buttano in mezzo ad una strada a prostituirsi a suon di sevizie e minacce.
Finquì nulla di nuovo, ma Petrucci sa dosare bene la tensione, il cast è in palla (brava la Agostini), e il regista romano sa come toccare le corde giuste dell'exploitation non lesinando squallore e violenza in un atmosfera degradata e degradante.
Ma quel che Petrucci sa ben fare e robusto intrattenimento e tiene bene a mente la lezione americana, tanto bene a mente che prende Michael Madsen nel ruolo di un pappone belluino e senza scrupoli che marchia le sue mignotte, si buca e non mostra un briciolo di pietà, poi Danny Trejo come scagnozzo bovino (grande quando pesta un gruppo di clienti non troppo inclini al savoir faire con le belle di notte) e un Daniel Baldwin carognoso e bastardissimo, forse il peggiore della ghenga.
Le notti di Sofia si macchiano della solita clientela, dove brilla una soldatessa lesbo tutta sola e psicotica (degna di nota Alessia Navarro), che cerca nella prostituta rumena un pò di calore umano facendosi cullare dalla ragazza (da antologia i gelidi rapporti saffici), con la mente ormai compromessa da un passato da ex torturatrice (la sequenza delle manette, del foglietto da decifrare e del ferro da stiro, con flashback di torture di guerra).
Poi, Petrucci, abilmente, passa dal cinema delle puttane (sottomesse, svendute, umiliate, marchiate, seviziate) a quello degli snuff movie, con in testa
Shuttle,
Hostel e
8MM, che con un abile giro di inganni (come fetenzia non manca nulla nemmeno a Andrey Chernyshov) ci si ritrova su un seti di morte, dove i carnefici indossano le maschere dei sette nani e le vittime novelle Biancaneve destinate al piacere sadico e sanguinario di un ricchissimo compratore turco.
Falake a colpi di frusta, il gioco della lametta da ingoiare con divaricatore orale e conseguente bacio lesbo sotto la minaccia di una pistola, la telecamera che riprende e il set di morte che si trasforma in un mattatoio dove ben pochi si salveranno (al massacro la scamperanno solo in tre, tra spietati Dino Velvet, costrizioni e uno sgozzamento post stupro stile Pam Grier in
Bronx, 41° distretto di polizia)
E quì che Petrucci giocherella con l'expoitation e la rivalsa femminea (l'angelo della vendetta della Navarro lascia il segno), spezzando il film in tre atti: prostituzione, girone degli snuff, giustiziatrici della notte.
La tortura ai danni di Danny Trejo a base di cavetti elettrici, il repellente Diego Pagotto che punisce sodomiticamente Sofia sotto gli occhi di Madsen, l'aborto previo bidone aspiratutto (ma quel gran figlio di puttana di Daniel Baldwin c'ha un idea migliore sul destino del nascituro) in un mondo notturno laido e dalle speranze perdute, dove tutti gli uomini sono delle belve e le potenziali salvatrici soffrono di solitudine e disturbi mentali annegati nella sociopatia ( e che sia una donna, e non il solito belloccio innamorato, a voler salvare Sofia dall'inferno del meretricio, perdipiù con evidenti squilibri comportamentali e pure omosessuale, dà valore aggiunto al film).
Grande momento foot fetish di Misha Barton con il cliente sul camper (e di come le prostitute scafate sgamano i feticisti) e di certo realismo quelle notti passate sulla strada.
Da segnare sul taccuino il nome di Petrucci, che pare imbroccare la strada giusta per una possibile rinascita del respiro internazionale del nostro cinema di (de)genere.
Un pò eccessivo il divieto ai minori di 18 anni, anche se le riprese dello snuff non sono certo per anime candide, e il divaricatore in bocca alle ragazze un pò di disturbo lo crea.
E Alessia Navarro domina il film nel suo glaciale, silente, notturno e disturbato bisogno d'amore ( di rivalsa e di redenzione).