Dal primo incontro infantile con il perturbante - rievocato in Velluto blu - al controverso rapporto con il padre, passando per Boston, Philadelphia e Los Angeles, fino all'esordio nel cinema: ma è la pittura che assorbe Lynch mentre si racconta, e il documentario ne assume il ritmo, riflessivo e assorto; una lunga anamnesi che si scompagina in simmetrie entomologiche, iridescenze, home movie, sequenze inedite e allucinate dei suoi cortometraggi. Più che un film divulgativo che offre chiavi d'accesso all'opus del maestro, un devoto omaggio riservato ai suoi cultori. Chiusura sul dunque.
Ritratto del grande cineasta attraverso la sua biografia di artista, mischiata al racconto di alcune fasi salienti della sua vita familiare e dei suoi riferimenti giovanili. Nel suo studio, tra pitture, disegni ed esperimenti, si manifesta il suo talento creativo non privo di aspetti problematici e di interrogativi sul senso di fare arte. Interessante come i tre registi abbiano saputo restituire, nel documentario, lo stile e l'immaginario creativo lynchiano. Molto curata sia la parte sonora che gli inserti animati, "omaggio" ai suoi primi cortometraggi.
MEMORABILE: La sorpresa del livello artistico; Il lento e meditato gesto pittorico; Le tantissime sigarette; Il rapporto con la figlioletta.
Per gli appassionati dell'eccentrico regista americano, sicuramente questo documentario può fornire parecchio materiale interessante. E' narrato dalla stessa voce di Lynch che esplora l'embrione d'artista che è nato, cresciuto e si è trasformato nel visionario talento noto a tutti. Gli argomenti trattati vanno dai suoi inizi pittorici per arrivare a lambire la superfice dei primi lavori filmati. Interessante.
Lynch racconta la sua vita e il suo approccio all'arte. Partendo dall'infanzia la cronistoria è fin troppo dettagliata negli episodi familiari e finché non si arriva agli anni universitari nessun tema relativo all’arte viene affrontato. Interessante per capire che tutto è partito dalla sua passione pittorica e per come Lynch sia riuscito a trasmettere i suoi lavori. Adatto per i suoi fan, che lo vedono all'opera e che troveranno piacevole l'ascoltarne i racconti, esposti in tono affabile e cortese.
Chi si aspetta un documentario sul cinema di Lynch - presente solo in minima parte per ciò che riguarda qualche corto - potrebbe restarne deluso. Ma il film ha più di un perché: si parla soprattutto dell'infanzia e dell'adolescenza del regista e del suo rapporto con la pittura che molta importanza ha avuto nella sua vita. E così tra un ricordo e l'altro, tra un'opera e l'altra si scoprono cose interessanti che, ovviamente, influiranno sul suo modo di fare cinema. I ritmi sono riflessivi, ma non ci si annoia mai e si apprendono cose utili a decifrare, almeno un po', i suoi film.
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In realtà questo documentario sembra sintetizzare la prima parte del libro-intervista "Io vedo me stesso. La mia arte, il cinema, la vita", volume che poi procede nell'esplorazione dei lavori cinematografici di Lynch. Questo libro è consigliabile a chi volesse approfondire.