Bruised - Lottare per vivere - Film (2020)

Esordio dietro la mdp della Berry, che dirige sé stessa in un dramma a sfondo sportivo ispirato ai soliti modelli, Rocky su tutti, spostando l'azione nel campo della MMA, diventato il contesto preferito per questo genere di film negli ultimi anni. La storia di povertà, il figlio e il riscatto morale sono tutti elementi già visti e scontati, così come gli allenamenti ("rustici" e non) e il tipico, sanguinoso match finale; la messinscena però è efficace, la Berry tosta e la vicenda si segue con interesse, volendo tralasciare l'inutile parentesi LBGT - ormai obbligatoria - e i cliché.

Un'opera intensamente berrycentrica (dirige e interpreta) che narra le vicende di una donna alle prese con una quotidianità complessa e una situazione familiare parecchio disfunzionale ma con la speranza di redenzione attraverso la lotta. Il tessuto narrativo è molto simile a Rocky (i duri allenamenti e l'ambientazione proletaria) e non è originale, ma il personaggio della Berry è molto cinematografico e potente e la vicenda si fa seguire con disinvoltura. Registicamente più che accettabile, trattandosi di un esordio. Abbastanza verosimili le scene di combattimento.

Lottatrice di arti marziali riprende a combattere per riuscire a sostenere suo figlio. Primo film diretto da Halle Berry. Tutto già visto e rivisto e perdipiù, nota più dolente, si cade nello strappalacrime rendendo la storia più noiosa di quel che è. La Berry risulta abbastanza convincente. I personaggi di contorno sono tutt'altro che empatici (compreso il figlio). Mediocre la colonna sonora.