Braguino - Corto (2017)

Braguino come anti-Boldino, giardino del selvaggio Eden siberiano dal cui grembo il dio-capitalismo, prima in sogno e poi con le armi, espelle la sua (poco) amata genia utopista, personificazione di un Abele schiacciato dalla lotta impari coi vicini-Caino. L'operazione di Cogitore, espressiva nello stile e chirurgica nella durata, affonda il coltello nel petto del Moloch-potere con una naturalezza finanche disarmante; ma è sul più bello, arrivati alla resa dei conti, che scorrono i titoli di coda. Serviva qualcosa in più.

In Siberia due famiglie vivono sulle sponde opposte di un fiume. Lo spunto è la ricerca della vita autoregolata, senza corruzione, ma i rapporti di vicinato sono tesi e il futuro non promette granché. A tratti sospeso, a volte crudo, con solo i bambini che danno una parvenza d’innocenza perché da adulti hanno già in mente di risolvere i problemi con la forza. Pochi sviluppi narrativi. Oltre che sull’idea di comunità (sebbene con grossi limiti ambientali), ci si concentra sulle condizioni di vita selvaggia mescolate all’onnipresente e paradossale tecnologia.