Più che la storia di un giovane giornalista rock (come sembrerebbe a prima vista), ALMOST FAMOUS è la storia di una band-tipo dei Settanta, vista attraverso gli occhi dell'ingenuità. Il regista e autore Cameron Crowe ha voluto rievocare il mondo del rock primi Settanta in un'ottica diversa da quella del solito idolo delle folle e per questo ha utilizzato l'espediente del giornalista, potendo comunque contare su un protagonista (Patrick Fugit) che è la vera anima del film, la sua carta vincente perché è un personaggio insolito a cui il giovane attore riesce a imprimere un'espressione incantevole e sincera difficile da rintracciare altrove. E al suo cospetto scompare anche la figura del chitarrista-leader...Leggi tutto Russell Hammond (Billy Crudup), che invece dovrebbe essere la presenza catalizzatrice. Crowe, al di là di tutto, teneva probabilmente a riportare in vita in primis, ruffianamente, l'atmosfera magica e genuina del rock d'epoca, sapendo di poter facilmente colpire al cuore inserendo musiche intramontabili e riportando alla luce mostri sacri come gli Zeppelin (“Thank you” e altri pezzi meno noti), i Deep Purple (“Burn”), i Black Sabbath (“Paranoid”, tanto per cambiare), gli Yes “Your Move”, “Roundabout”), gli Steely Dan (“Reelin’ in the Years”), ma anche Elton John, gli Who, Hendrix... Gli Stillwater, il gruppo protagonista inventato, corrisponde a uno dei tanti nomi minori che ebbero uno sprazzo di gloria, ma la loro vita è descritta con tocco troppo leggero, poco sanguigno (si guardi THE DOORS per capire) ed è un po' tutto il film ad apparire qualunquista, “fasullo”, farcito di buoni sentimenti fuori luogo (mamma McDormand è odiosa!). Gradevole ma troppo leccato.
Con questo film (probabilmente il suo migliore), il regista Cameron Crowe cavalca abilmente il sentimento nostalgico degli americani per due grossi miti di oggi ma ancora di più di ieri: musica rock e mondo del giornalismo. Molto ben scritta e diretta, la storia dell'adolescente che vuole scrivere di musica per la rivista Rolling Stones appare estremamente coinvolgente grazie all'abilità del regista di ricreare l'"ambiente" e descrivere il percorso di crescita della gioventù a contatto con i propri miti. Da vedere.
Commedia piuttosto buonista e patinata sul mondo del rock settantiano, raccontata in modo alquanto edulcorato e favolistico. Nonostante questo la pellicola riesce a reggere, grazie soprattutto alla sua brillantezza e alla simpatia che sprigiona l'ingenuo protagonista. Nulla di eccezionale, in fondo, e niente affatto veritiera riguardo l'argomento trattato. Se si riesce a non pensare al contorno e a concentrasi sullo svolgersi della narrazione, il lavoro di Crowe è passabile. Per quel che concerne il rock "vero", non dimora qui.
Gradevole commedia non poi così spensierata, che racconta il lato meno conosciuto della vita di una rock band dal lato di chi, adorante, la seguiva barattando il sesso con i sogni. Crowe ha mano felice e leggera e la rievocazione di quegli anni funziona. Non un capolavoro ma piacevole.
Cameron Crowe crea un personaggio, William, interamente modellato a sua immagine e somiglianza. Infatti le vicende del film sono ispirate alla vera vita del regista che all'età di sedici anni andò in tour con una band emergente e pubblicò un articolo di copertina sulla rivista Rolling Stone. A mio parere il risultato è molto buono perché si ha davvero l'impressione di vivere da vicino quei momenti e quegli anni. Ottimo lavoro da parte di tutti gli attori.
Pellicola fastidiosa, ostentatamente americanizzata ed urlata dall'inizio alla fine. Le sventure dell'anonimo protagonista fanno da contorno a una poco interessante descrizione dell'ambiente musicale così com'era oltreoceano negli anni '70. Saranno pure film completamente diversi, ma ho trovato questo "Quasi famosi" una sorta di ricettacolo di tutti i difetti di American Pie, ovviamente senza averne i pregi. Pessima la recitazione (?) di tutti gli attori che per assurdo passa in secondo piano rispetto alla ridicolaggine di scene tipo quella in aereo...
Rivisto, me lo ricordavo un po' meglio. Vincitore dell'Oscar per la migliore sceneggiatura originale e di 2 Golden Globe, è la storia di William, un ragazzino che segue gli Stillwater, un gruppo rock anni 70, attraverso il loro tour. Bellissimi i dialoghi, ma il finale anche questa volta (come le precedenti) non mi ha soddisfatto.
L'idea geniale del film è di collocare la storia in un momento particolare del rock, quello dell'inizio del tramonto (per chi non lo sapesse il rock è tramontato), i primi anni 70. Infatti si parla dei Black Sabbath, band odiatissima dagli hippies ma che anticiperà un atteggiamento diverso, meno sereno nei confronti del rock. Buonista il film? Io direi incantato, come lo sguardo del protagonista; leggero leggero ma non superficiale. E triste; come il senso delle parole di Seymour Hoffmann (sorta di Lester Bangs). Buono, fresco, adorabile.
Atto d'amore autobiografico per l'universo rock del 1973 (e per la critica rock di una volta, rappresentata da un ottimo Hoffman nel ruolo di un disilluso Lester Bangs), dove il ricordo si cristallizza nell'assolutezza dei sogni felici e l'intreccio vive sulla tenerezza del giovane Patrick Fugit, bravo nel ruolo del cronista ragazzino, ok il resto del cast (bene la McDormand prof progressista anti-rock), buona la regia, foltissima la colonna sonora fatta di classici del periodo; e per questo piacerà soprattutto agli amanti del genere musicale.
L’esperienza autobiografica di Crowe – che da adolescente fu giornalista per il prestigioso magazine “Rolling Stone” – guarda dall’interno l’epopea rock anni Settanta: lo spirito promiscuo, la vitalità, l’oltranzismo dei fans, il sesso, la droga, le critiche dei benpensanti rivivono in un racconto che ha la foggia di una favola con lieto fine e messaggio ottimista, interpretato da attori molto spigliati e credibili nei loro ruoli, a cominciare dal timido ma volitivo Fugit e dalla solare, irresistibile Hudson. Ampio florilegio di musiche d’epoca.
Nonostante alla prima visione, andai pazzo per Almost Famous, ora mi accorgo del fatto che era un film piuttosto costruito e un po' marpione. Quindi, alla fine, se funziona è merito più che altro di un cast davvero ben messo insieme e talentuoso, dallo strepitoso Jason Lee, a Billy Crudup e la splendida Kate Hudson. Più che personale, Crowe prende elementi che possano far comodo in una storia e se li gioca tutti furbescamente. Non tra i migliori film sugli anni 70, ma comunque da vedere per chi non ha mai vissuto quegli anni.
MEMORABILE: "I'm a golden god!"; "It's all happening..."
Almost Famous ha tutto per essere un ottimo film: dallo script alla regia, dalla recitazione alla fotografia, dalla meticolosa ricostruzione al montaggio. Eppure qualcosa lascia perplesso: sono le facce degli attori. Boys and girls dei Settanta avevano un aspetto totalmente differente: Stillwater potrebbero rifare i Nirvana non gli Allmann Brothers Band, Fugit sembra il fratello maggiore di Harry Potter non quello minore di Joni Mitchell; per non parlare di Kate Hudson (la groupie in erba), credibile quanto la neve a maggio. Non era facile.
Un bel viaggio on the road visto con gli occhi di William, un ragazzino con una sfrenata passione per il rock & roll ma non solo, anche quella di fare il giornalista e puntare in alto. Crowe, grazie pure ad una sceneggiatura solida e ben scritta, ci accompagna nell’America degli anni ’70 tratteggiando un sentito omaggio al rock e il suo mondo. Nei personaggi borderline vi è molto: il regista ci racconta uno spaccato corale di quello che è stato e che ha vissuto, il tutto con mano leggera, sincera e scevra di stereotipi o facilonerie. Molto piacevole.
MEMORABILE: La stupenda Kate Hudson. L'incipit liberamente ispirato a I 400 colpi. La ragazza che esclama "Does anybody remember laughter?".
Crowe ci racconta del rock'n'roll e lo fa attraverso gli occhi innocenti e appassionati del giovane giornalista William Miller. La visione che ne esce fuori è chiaramente distorta in senso buonista, ma le pretese del film non erano di tipo documentaristico, bensì autobiografico. Ottima la fotografia e la colonna sonora, se non sempre originale, è assolutamente godibile (da notere "Tiny Dancer" cantata sull'autobus). Meravigliosa Kate Hudson, in uno dei suoi ruoli più azzeccati.
MEMORABILE: "Sono un dio dorato!"; "Perché se pensate che Mick Jagger sarà ancora lì a fare la rockstar a cinquant'anni..."
Buona commedia reivocativa centrata su un periodo musicale, quello degli inizi anni 70, molto controverso nell'ottica dei critici in quanto vide da una parte la fine di miti quali Elvis e i Beatles e dall'altra l'esplosione di rock band come i Led Zeppelin e tante altre. Sicuramente migliore di tanti suoi simili anche recenti (tipo Motel Woodstock) riesce ad essere più leggero, genuino e soprattutto nuovo (Oscar alla sceneggiatura originale). Ma, cosa ancora più importante, evita accuratamente i soliti stereotipi di questo genere di film.
Commediola sui primi approcci al rock’n’roll che taglia a grana grossa la natura di chi solca i palchi della musica. Il protagonista è troppo giovane per il ruolo e confonde le acque dando la parvenza di interpretare un film adolescenziale. La McDormand è sprecata e Crudup ha il carisma di un microfono; e anche se la musica di corredo è valida, resta impantanata in una confezione da scolaretti e in conclusione frivola.
Mi unisco al coro di chi deve ridimensionarlo alla seconda visione. Il film ha delle qualità, una patina di nostalgia che non infastidisce e si mantiene garbato nel portare lo spettatore odierno nel mondo tossico e promiscuo delle groupies di una rock band anni '70. Però è anche un film ruffiano, che dietro al ricatto affettivo nei confronti di almeno due generazioni di rockettari malcela un cast spesso inadeguato (a parte Hoffman in un gustoso ruolo secondario) e una morale di fondo più buonista di quanto si vorrebbe.
MEMORABILE: "Ultime parole: Sono strafatto... No: La musica è il massimo... e sono strafatto!"
La mia esperienza rock inizia con Bill Haley, prosegue con tutti gli esponenti anni 50 ed esplode con i Beatles (meno con i Rolling Stones). Risulta chiaro e credibile (anche perché autobiografico) che l'"evoluzione" del rock e del mondo che lo circondava è molto bene rappresentata, nel film. Direi che è romanticamente romanzata, ma questo è inevitabile quando si ricorda un'esperienza che ci ha segnato (senza contare poi le esigenze cinematografiche).
MEMORABILE: "Sii onesto e spietato"; Miller a Penny Lane: "Devo andare a casa... tu sei a casa"; Penny Lane, asciugandosi una lacrima: "Che marca di birra"?
Come la colonna sonora, con pezzi belli ma molto "rock-fm", un film forse eccessivamente godibile e un po' romanticato ma molto ben fatto; in equilibrio tra commedia, storia di crescita, biografia nel filo conduttore della musica. Ben fatti i momenti del back stage, soprattutto con Fairuza Balk, figlia, nel reale, di una "quasi" rock star, bella la figura di Lester Bangs. Bravissimo Crudup, fantastiche e veritiere le parole di Hoffman/Bangs.
MEMORABILE: La band che si ritrova sulle note di "Tiny Dancer" e le lezioni di vita di Lester Bangs, sia sulla vita che sulla musica.
Anni 70, un ingenuo ragazzino appassionato di musica rock segue il tour e le follie di una band emergente per redigere un articolo per la rivista Rolling Stones. Crowe propone un tuffo nostalgico nel disordine creativo della musica degli Anni Settanta, con una adesione affettuosa e ironica alle libertà e alle sregolatezze del periodo. Un film simpatico, caotico come l'ambiente che racconta, leggerino e inconcludente.
C'è qualcosa di visceralmente fatato e fatale nella cine-per(f)orazione di Crowe. Fategli vendemmiare qualsiasi script e potete star certi che ne ricaverà sciroppo d'arcobaleno, marmellata afrodisiaca da splamare sul cosmo tutto. Stornellato da lui, anche l'amaro praticantato nel mondo pseudo-glam dello showbiz musicale e nel finimondo ormonale riporta alla vita come un salvifico trapianto d'organi di midollo o d'anima, stravolge sensualmente come una droga. E quando c'è da rendere il cast più perforante dei trapani non teme le migliori marche: preparatevi a un traforo emotivo di primissima.
Cameron Crowe HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Disponibile l'Extended Cut in edizione Blu-Ray Disc per Columbia Pictures/Sony Pictures:
DATI TECNICI
* Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio Dolby TrueHD 5.1: Italiano Inglese Spagnolo
* Sottotitoli Italiano Inglese Spagnolo Danese Finlandese Greco Norvegese Portoghese Svedese
* Extra Dietro le quinte
Intervista a Lester Bangs