Il film è diviso in sette segmenti che affrontano altrettanti temi ancora scottanti per la società iraniana: la verginità femminile, l'adulterio, il divorzio, l'aborto, l'identità di genere... Il punto di vista è duplice: maschile femminile, quasi sempre in contrasto tra loro. Ne esce un quadro di un mondo che deve ancora fare molti passi avanti nei rapporti uomo-donna. Girato con pochi mezzi e in spazi sempre limitati, ma ricchissimo di contenuti interessanti. Quasi privo di azioni, punta tutto sulle parole, compiendo il "miracolo" di risultare avvincente.
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Le venti dita a cui fa riferimento il titolo sono quelle che si ottengono sommando quelle dei piedi e delle mani. Secondo il racconto di una delle protagoniste, esse sono il discrimine tra una donna "perbene" e una donnaccia. La nonna della protagonista diceva, infatti, che una donna può andare nella vita al massimo con venti uomini. Superato quel limite, sarà considerata una poco di buono.