Intervista a Fausto Siddi

4 Novembre 2010

Pubblichiamo una bella intervista concessa alla nostra Guru dall'attore Fausto Siddi (che ringraziamo anche per la precisione e la completezza delle risposte), illuminante per quanto riguarda le difficoltà di emergere per chi ha deciso di vivere e di lavorare in Sardegna.

Fausto Siddi, attore, autore, regista teatrale, insegnante di recitazione, portatore e promotore della cultura teatrale nelle scuole e nelle Università, è sicuramente una figura poliedrica ed esclusiva nel panorama cinematografico, teatrale  e culturale sardo. Dirige il Centro di Formazione e Ricerca sull’Arte dell’Attore a Cagliari presso la compagnia Riverrun Teatro  (www.riverrun.it)

GURU: La popolarità arriva nel 1997 con il film tratto dal libro di Sergio Atzeni
Il figlio di Bakunìn, con la regia di Gianfranco Cabiddu. Quali difficoltà, se ci sono state, ha avuto nell'interpretare questo personaggio, il ribelle ed anarchico Tullio Saba, comunque creato e costruito con accuratezza dall’autore che lo definiva quasi come una leggenda di libertà, addirittura immortalato con tutta una serie di credenze e di crismi che lo avvolgevano, fino a farlo diventare nell’immaginazione popolare amante, bandito, in un'epoca (quella fascista) in cui nulla poteva chiamarsi libertà?  
FAUSTO SIDDI: Il Tullio Saba di Atzeni non esiste se non nelle voci di chi l’ha conosciuto o dice di averlo conosciuto. È un mito, un simbolo, una leggenda. Potrebbe addirittura essere soltanto il frutto di una credenza popolare. Assomiglia infatti più a un eroe dei fumetti che ad un uomo in carne ed ossa. Tutti ce lo immaginiamo ma nessuno lo può definire, tutti sanno di lui, nessuno l’ha conosciuto veramente. Insomma, Gianfranco mi ha chiesto di incarnare un mito, un simbolo, una leggenda... non un uomo; e un mito, un simbolo, una leggenda non lo si può recitare, lo si può e lo si deve solo rappresentare.
Questa è stata la grande scommessa di Gianfranco e la mia “mission impossible”. Come si recita un non-personaggio? Come si incarna una rappresentazione? Letterariamente è possibile, è una trovata geniale, cinematograficamente invece è molto molto difficile sia per la regia che per gli attori. A posteriori posso dire che in alcuni momenti ci sono riuscito, in altri no. Ma ero molto giovane cinematograficamente, sono stato molto coraggioso ad accettare, forse addirittura incosciente. Non rimpiango niente però, rifarei tutto. È stata un’avventura bellissima, alla Corto Maltese, e sarò per tutta la vita grato a Gianfranco per avermi scelto.

GURU: Secondo lei con questo film la cinematografia sarda si è slegata dalle solite tematiche che si sono sviluppate negli anni 60 e 70 che hanno caratterizzato e  forse un po’ anche ristretto  la visione di un popolo che spesso è stato ricordato solo per il banditismo, la pastorizia, le vacanze in “Costa Smeralda” e non in termini di cultura vera e propria?
FAUSTO SIDDI: Parlare di banditismo e pastorizia, se questi fanno parte integrante della cultura di un popolo, non è restrittivo se si affrontano tali tematiche con profondità e rigore, per dire delle cose “importanti”, “vere” di quel popolo. Lo diventa se ne fai una caricatura, se incarni i cliché stupidi degli stupidi, se cedi alla morbosità e alla mediocrità del pubblico, insomma se ti sottometti solo al lato commerciale del cinema. Per rispondere alla tua domanda posso dire che così come Sergio Atzeni ha segnato – con le sue opere - la traccia che ha portato alla nascita della nuova letteratura sarda, Il figlio di Bakunìn di Gianfranco Cabiddu segna sicuramente l’inizio del cinema professionistico sardo.

GURU: Nel 2000 c'è la partecipazione nella parte di un soldato in Malena di Tornatore, che si è aggiudicato il premio “Golden Swann” al Cabourg Romantic Film Festival (Francia) come migliore film in concorso.  Secondo lei la figura predominate della Bellucci, come da copione, è emersa anche sul set o vi è stata come si dice in gergo “sintonia di intenti” tale da poter consentire una buona partecipazione anche a chi, come il suo caso, non aveva proprio una parte di primo piano?
FAUSTO SIDDI:
La mia partecipazione al film Malena era talmente poco decisiva che non ho voce in capitolo per rispondere. Posso dire però che Tornatore è talmente bravo, che tutto e tutti nel film - compresa la Bellucci - sono al servizio dell’idea portante dell’opera.

GURU: Con Prima della Fucilazione, di Salvatore Mereu nel 1997, dove lei è protagonista indiscusso, si aggiudica il Premio Sacher d’oro per il miglior attore protagonista maschile. Il ruolo che interpreta è molto forte e il personaggio notevole in quanto trattasi di una storia realmente accaduta durante gli anni del fascismo. La sua maturità artistica e lo studio della mimica e dell’espressione hanno fatto centro nel cuore di chi ha visto questo cortometraggio. Mi descrive le sue sensazioni e le sue emozioni in un ruolo così sofferto ed espressivo? Chi era Antonio Pintore?   
FAUSTO SIDDI:
Antonio Pintore era un bandito condannato a morte per i suoi crimini, tra cui il sequestro e l’omicidio della figlia del podestà di Bono. Siamo in pieno regime fascista. Mussolini vuole legittimare il suo ripristino della pena di morte. Quale migliore occasione per farla accettare all’opinione pubblica, dello Stato che si fa giustizia su un bandito dipinto come sanguinario e inumano e per di più “sardo”? Il film non parla però del bandito, né della pena di morte. Il vero protagonista non sono io, è l’avvocato Mannironi, che considera – e a ragione – che la pena capitale è una capitolazione dello Stato di diritto, uno Stato che uccide per vendicarsi è uno Stato che non comprende le umane sofferenze, che non le sa governare, dunque è uno Stato debole che si dipinge di forza. La grandezza dell’opera di Salvatore è che ha spostato lo sguardo dello spettatore sul lato umano della vicenda non su quello poliziesco, o giuridico o di costume. Bisogna avere un grande pensiero per esprimere questo, non è facile. Rendere il lato umano delle vicende, costruire il percorso drammaturgico attoriale dal punto di vista spirituale ed emotivo, è quello che mi riesce meglio. Salvatore ha capito subito che il suo Antonio Pintore ero io, che ero giusto per interpretare il suo pensiero. Posso dire che ci siamo incontrati, non sempre accade. Questa volta è successo. Ed è stato molto bello lavorare per lui e con lui. Spero di poterlo fare ancora.

GURU: Ci può dire qualcosa delle sue autorevoli partecipazioni anche in fiction televisive come Crimini: Disegno di sangue e L'ultima frontiera? La vedremo presto con qualche novità?
FAUSTO SIDDI:
Stare in Sardegna per un attore professionista o è una precisa scelta di vita o vuol dire che tu stesso pensi di non valere molto. Per fare cinema e televisione in maniera stabile devi stare a Roma, devi emigrare. Io ci ho provato: non fa per me. Nonostante sia cosciente che i miei obiettivi artistici qui non possono realizzarsi, devo ammettere che fuori di qui mi sento perso e soprattutto mi sento inutile. Ho fatto una precisa scelta e non sono infelice. Quando accadrà di essere richiesto per un nuovo film o una nuova fiction mi saprò far trovare pronto. Per ora, ancora nulla sotto… il mare.

GURU: La sua attività teatrale è ben conosciuta in Sardegna e lo studio dell’espressione corporea come comportamento la impegna oramai da anni: ci spiega brevemente come si sviluppa?     
FAUSTO SIDDI:
Io ormai da oltre vent’anni sono impegnato autonomamente nella formazione e ricerca sull’arte dell’attore. Ho iniziato con il Teatro Corporeo sviluppando una mia particolare competenza nell’esprimere attraverso il gesto e il movimento, gli stati emotivi e il percorso spirituale che caratterizzano i personaggi drammatici. Con l’aiuto di tanti maestri e registi che ho incontrato nella mia esperienza professionale, ho maturato una formazione non tradizionale, libera dai manierismi che hanno molti attori della prosa classica e che li fanno assomigliare l’uno all’altro. Da qualche anno seguo gli insegnamenti del maestro Jurij Alschitz, che ha creato un suo preciso metodo che supera Stanislavskij aggiornandolo ai bisogni del teatro contemporaneo. Si tratta di dare all’attore la capacità di curare autonomamente la propria interpretazione diventando autore del proprio ruolo. È un metodo in cui mi riconosco e che, da qualche anno, cerco di trasmettere ai miei allievi.

Ringraziandola per la disponibilità e facendole i miei migliori auguri per la sua carriera la ringrazio pubblicamente per l’intervista e per averne  concesso la pubblicazione sul sito.

INTERVISTA RACCOLTA DALLA BENEMERITA GURU

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commenti (2)

RISULTATI: DI 2
    Markus

    30 Novembre 2010 23:56

    Lo confesso: non conoscevo Fausto Siddi, ma grazie a te, cara Guru, ho colmato questa lacuna. Un'interessante intervista ad un attore in fin dei conti coraggioso.
    Ryo

    23 Gennaio 2016 19:38

    Ho avuto la fortuna di conoscerlo e fare un laboratorio teatrale con lui. Un grande.