Virtual revolution - Film (2016)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Coproduzione a tre (Francia, Canada e Stati Uniti) che non fa mistero delle fonti alle quali attinge: le più evidenti sono BLADE RUNNER (per gli esterni futuristici piovosi nella Parigi del 2049), MATRIX (per i costumi e la fotografia dai toni verdastri) e ATTO DI FORZA (per l'idea poi abusata della cyber-realtà entro cui trasferirsi attraverso speciali postazioni domestiche); ma a voler cercare c'è anche molto altro, dal momento che non è certo l'originalità il valore aggiunto del film. Guy-Roger Duvert, che l'ha scritto, diretto,...Leggi tutto prodotto e perfino musicato, porta in scena una storia come tante: c'è l'eroe di turno (Dopud) chiamato a sventare un complotto tutto interno ai mondi virtuali creati dalla società Synternis, ci sono i nemici da combattere – i “negromanti” - rappresentanti di una setta misteriosa, c'è l'amico fidato, Maximilien (Poullein), a cui rivolgersi quando c'è da hackerare qualcosa o da risolvere un problema tecnico, c'è soprattutto un universo futuristico diviso in tre diversi tipi di umanità: i viventi, i connessi (ovvero coloro che vivono le intere giornate all'interno della loro realtà virtuale) e gli ibridi, ovvero gli indecisi, che passano un po' di tempo online ma sovente se ne distaccano. La Synternis per prosperare fa ovviamente affidamento sui connessi, combattuti dai negromanti i quali stanno studiando un virus in grado di scollegarli tutti insieme contemporaneamente per farli tornare a vivere nella realtà. Il nostro Nash si tuffa nel mondo virtuale per annientare i negromanti: ruba l'identità di uno di loro ammazzato mentre era "collegato", si trasforma in bellissima bionda ma combina subito dei gran disastri che lo costringono ad abbandonare il cyberspazio. Ma nella Parigi del 2049 si trova a doversi districare tra la società che l'ha incaricato della missione, i negromanti e pure l'Interpol, i cui piani non son chiarissimi ma dovrebbe garantire lo status quo. Quello che il regista ci mostra nel frattempo è una Parigi piuttosto intrigante, per quanto come detto chiaramente derivata da BLADE RUNNER: veder spuntare Notre Dame e le architetture celebri della capitale in un contesto futuristico quasi sempre immerso nel buio o dai colori cupi produce immagini di un certo fascino che, considerate nell'ottica di un prodotto indipendente a budget limitato, fanno la loro bella figura. Meno la fa il protagonista, sorta di Harrison Ford/Deckard privo di ogni sfumatura ironica e dall'aria poco convinta, tipico figlio di un cinema di genere che fatica spesso a trovare i volti giusti. Le sue avventure si compongono di improvvisi corpo a corpo di nessun interesse, sterili memorie di una fidanzata defunta (che era pure la sorella del suo amico hacker), incontri ripetuti con esponenti delle diverse fazioni che non sempre chiariscono al meglio i loro propositi, salterelli inopinati in estemporanee avventure virtuali nei boschi che è bene dimenticare. Insomma, come script non ci siamo, ma il film recupera la sua dignità in scenari anche interni suggestivi e ben fotografati, in una colonna sonora inserita con acume e in un finale, va detto, che offre un colpo di scena concettualmente arguto per quanto riguarda la "rivoluzione" legata ai connessi. La seconda parte quindi, in cui la vicenda prende una sua forma, è superiore a una prima in cui invece la dipendenza pesante dai modelli citati sembrava introdurre un fanta-action privo di qualità, adagiato su dinamiche e personaggi altamente stereotipati. La mole di premi vinti pare sproporzionata al valore del film, ma va anche detto che in ambito indipendente non è facile trovare di molto meglio, nel genere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/04/20 DAL DAVINOTTI
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Il ferrini 21/05/20 00:25 - 2358 commenti

I gusti di Il ferrini

Evidente il debito con l'immaginario di Blade runner, ma la storia racconta tutt'altro: siamo nel 2047 e la maggior parte delle persone vive connessa in mondi virtuali, un gruppo di terroristi vorrebbe sabotare il sistema e "liberare" la gente. Ma la gente vuole davvero essere libera? Questa la domanda attorno alla quale ruota la pellicola e che alla fine riceve pure una risposta inequivocabile. Esteticamente molto affascinante, dinamico nella regia (belli i corpo a corpo) e ben recitato. Un ottimo film di genere, breve ma denso.

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