L'ora di punta - Film (2007)

Vituperato a più non posso a Venezia, Marra paga un'ardita ma ben poco edificante mise en scène votata alla sottrazione dove il formalismo ha la meglio sul contenuto. Lo stile intimista/melò castra una storia di denuncia cui avrebbe giovato più verve, dinamismo, palle e - first of all – un protagonista variegato. Il fare yuppato di Lastella non convince (ed è un peccato, perché il character è very ignobile), la denuncia corruttiva non decolla, la scaramuccia tra colleghi è risibile, le donne mal poste. Niente più che una leccatissima fiction.

Ascesa di un ufficiale della Finanza di umili origini, tra mazzette e intrallazzi a livelli progressivamente superiori. Argomento scottante e scomodo (non c'è da stupirsi che abbia avuto detrattori), eppure i suoi meriti li ha: l'atmosfera plumbea, l'amoralità del personaggio che si rivela un mostro dal faccino di plastica attorniato da un'umanità usa e getta. Non ha la spettacolarità di altri film dedicati alla delinquenza d'alto livello né i ritmi, abbastanza lenti; anche per questo è ancora più apprezzabile.

Il protagonista è una guardia di finanza di modeste origini e moleste intenzioni: si fa corrompere, mente alla mamma, tradisce la fidanzata, circuisce una donna ricca più matura... Che sia un essere spregevole lo scopriamo nel primo quarto d'ora, mentre quel che segue, fra intrallazzi e speculazioni finanziarie, è consequenziale. Vorrebbe essere un quadro spietato della società italiana d'oggi ma, per difetti di scrittura e definizione approssimativa dei personaggi, è solo mediocre fiction para-televisiva che fa rimpiangere i film di denuncia degli anni '70.