Discussioni su The reckoning - Film (2020)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/03/22 DAL BENEMERITO PUMPKH75
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  • Non male, dopotutto:
    Buiomega71
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Jena
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    Pumpkh75

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 9/12/23 10:21
    Consigliere - 26032 interventi
    Promessa, in parte mancata, della new have horror britannica post 2000, Neil Marshall omaggia "la caccia alle streghe" di pellicole come Il grande inquisitore, La tortura delle vergini e il franchiano Le demone, come aveva fatto con il post atomico in Doomsday.

    Le riesce un film sgangherato, traballante, ambizioso negli intenti (come lo era Centurion), zeppo di clichè e convenzionalità, che, verso il finale si muta in una specie di romanzo d'appendice,  ma pervaso da una vena oscura, cupa e crudele (la piccola ladra sparata a freddo) che lo apparenta al fosco medioevo di Paul Verhoeven dell'Amore e il sangue (la peste, i corpi impiccati, l'escamotage del vino avvelenato col sangue infetto), con almeno alcuni momenti dove salta fuori il talento di Marshall (su tutti i cacciatori di streghe che indossano delle inquietanti maschere veneziane o Ursula, combattente al servizio di Dio con la faccia ridotta a un hamburger, salvata dalle fiamme da una pioggia divina che è l'antitesi del fulmine che colpì Justine alla fine del romanzo di De Sade), dove si respira il putridume dei cadaveri affetti dalla peste a ogni angolo di strada (divorati dai cani, caricati su dei carri, i resti umani sparpagliati per le campagne) e le tetre e umide prigioni dove cova la follia e il sadismo degli invasati inquisitori (grande performance torquemadiana di Sean Pertwee).

    Spudorati omaggi al Soavi della Chiesa (la copula col demonio con le ali aperte e l'abbraccio a Grace nuda da tergo, l'immagine d'apertuta con i corpi dei lebbrosi accatastati nella fossa comune), un diavolo tentatore che sembra il fratello minore del Tim Curry di Legend (almeno prostetico e non in CG), gli incubi satanici  che affliggono Grace (tra cui assalita da una masnada di cenciosi che stanno tra quelli del finale di Profumo, di Frankenstein e i mostri dell'inferno e i pazzi del manicomio sadiano di Charenton) e un gusto per il gore e la violenza tipico dell'autore di The descent (i roghi con le vittime dal volto devastato dalle fiamme, decapitazioni, facce spatasciate dalle ruote del carro, mani perforate dalle lame delle spade o inchiodate al tavolo, frustate sadiane, feroci accoltellamenti con copiosi sprizzi ematici e torture insiste sul corpo della povera Grace-su tutte un aggeggio "ginecologico" infilato nelle intimità-).

    Incendi purificatori come nella tradizione gotica, un'assedio a casa della presunta strega che è un bel pezzo di regia (Marshall, comunque sia, non perde del tutto il suo talento primigenio), una brutale parentesi totalmente gratuita sulla violenza coniugale e una chiusa dal terribile sentore da fiction televisiva.

    Il trono di fuoco marshelliano si impegola in chiaroscuri alla Carolina Invernizio (soprattutto in dirittura d'arrivo, tra fughe dalle lugubri  prigioni del castello e neonate da salvare ), a volte traballante e artificioso, eccessivamente e goffamente melodrammatico ma supportato da una genuina e sanguigna visceralità.


    Ultima modifica: 9/12/23 13:57 da Buiomega71