Ci sono film che hanno il loro habitat naturale al cinema, sul grande schermo, nel buio della sala, davanti a una platea di spettatori con il naso puntato in alto: ho rivisto Profondo Rossonella versione in 4K distribuita da Cat People. L'impatto della regia di Argento è stupefacente, lascia sullo sfondo i difetti che mi hanno sempre impedito di riconoscerlo come uno dei suoi capolavori. Non c'è visione domestica, per quanto supportata dai più blasonati bluray, che regga il confronto con l'esperienza della sala, dove il film dispiega tutta la sua potenza, visiva e sonora.Tecnicamente questa versione mi è parsa diversa da quella proposta da Arrow Video, restaurata dalla Cineteca di Bologna: ha colori meno caldi e neri meno saturi, ma forse è un effetto risultante dal sistema di proiezione.Ne approfitto per chiedere a Zender di sostituire il mio vecchio commento con il seguente e alzare il pallinaggio a quattro. Grazie!
L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.
Puoi esemplificare sugli ossimori?Una marionetta automatica? Lavia, un assassino innocente? Un'immagine riflessa in un dipinto? Il bambino urlante: una leggenda reale? Il più banale: Clara Calamai, la morte vivente.
Grazie.
Rebis ebbe a dire:L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.
Ci sono film che hanno il loro habitat naturale al cinema, sul grande schermo, nel buio della sala, davanti a una platea di spettatori con il naso puntato in alto: ho rivisto Profondo Rossonella versione in 4K distribuita da Cat People. L'impatto della regia di Argento è stupefacente, lascia sullo sfondo i difetti che mi hanno sempre impedito di riconoscerlo come uno dei suoi capolavori. Non c'è visione domestica, per quanto supportata dai più blasonati bluray, che regga il confronto con l'esperienza della sala, dove il film dispiega tutta la sua potenza, visiva e sonora.Tecnicamente questa versione mi è parsa diversa da quella proposta da Arrow Video, restaurata dalla Cineteca di Bologna: ha colori meno caldi e neri meno saturi, ma forse è un effetto risultante dal sistema di proiezione.Ne approfitto per chiedere a Zender di sostituire il mio vecchio commento con il seguente e alzare il pallinaggio a quattro. Grazie!
L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.
B. Legnani ebbe a dire:Puoi esemplificare sugli ossimori?Una marionetta automatica? Lavia, un assassino innocente? Un'immagine riflessa in un dipinto? Il bambino urlante: una leggenda reale? Il più banale: Clara Calamai, la morte vivente.
Grazie.
Rebis ebbe a dire:L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.
Rebis ebbe a dire:Figurati, anzi, mi hai dato modo di esemplificare quella che era solo un'intuizione.B. Legnani ebbe a dire:Puoi esemplificare sugli ossimori?Una marionetta automatica? Lavia, un assassino innocente? Un'immagine riflessa in un dipinto? Il bambino urlante: una leggenda reale? Il più banale: Clara Calamai, la morte vivente.
Grazie.
Rebis ebbe a dire:L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.
Ora è chiaro. Prima, scusa la franchezza, no...
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