Discussioni su Profondo rosso - Film (1975)

DISCUSSIONE GENERALE

  • Lucius • 16/12/21 03:48
    Scrivano - 9063 interventi
    I dipinti che si vedono sul corridoio, in una delle scene clou del film, in casa di Macha Meril, furono per anni attribuiti a Enrico Colombotto Rosso, che venne in effetti all'epoca contattato dalla produzione, salvo poi ritirare le sue opere, per imprecisate motivazioni. Argento e la sua produzione contattarono allora un altro pittore di Ceccano, Francesco Bartoli, che si limitò ad adattare la sua arte, allo stile di Colombotto Rosso, riproponendo tali dipinti. Nessuno sa dove siano finiti i quadri, destinati originariamente alla produzione. Fonti:
    https://antonionalli.wordpress.com/2012/11/04/profondo-rosso-e-i-suoi-quadri-larte-del-maestro-francesco-bartoli-che-strego-dario-argento-e-lascio-con-il-fiato-sospeso-il-mondo-intero/

    https://www.youtube.com/watch?v=-OEF-X2vcXQ
    Ultima modifica: 16/12/21 03:52 da Lucius
  • Zender • 16/12/21 08:00
    Capo scrivano - 6 interventi
    E' ancora controversa la questione, ne abbiamo parlato più volte.
    Ultima modifica: 30/12/21 09:43 da Zender
  • Huck finn • 15/02/23 15:23
    Galoppino - 552 interventi
    Quando Marc strappa la pagina con la fotografia che utilizzerà come punto di riferimento per la sua ricerca, compare sullo sfondo quello che con tutta probabilità è un articolo di una rivista di ginecologia (si riconosce qualche accenno alla classificazione delle malformazioni uterine e alla relativa casistica presso la Clinica ostetrica e ginecologica 1 dell'Università di Palermo):
    Ultima modifica: 15/02/23 17:39 da Huck finn
  • Allan • 15/02/23 22:10
    Disoccupato - 1328 interventi
    A proposito del libro della Righetti, sospetto che il nome SGRA Editore non sia casuale.
    Per dire: SGRA letto al contrario è ARGS, cioè ARG(ento) S(alvatore), padre di Dario e produttore del film.

    Ultima modifica: 15/02/23 22:12 da Allan
  • Rebis • 13/07/23 15:38
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Ci sono film che hanno il loro habitat naturale al cinema, sul grande schermo, nel buio della sala, davanti a una platea di spettatori con il naso puntato in alto: ho rivisto Profondo Rosso nella versione in 4K distribuita da Cat People. L'impatto della regia di Argento è stupefacente, lascia sullo sfondo i difetti che mi hanno sempre impedito di riconoscerlo come uno dei suoi capolavori. Non c'è visione domestica, per quanto supportata dai più blasonati bluray, che regga il confronto con l'esperienza della sala, dove il film dispiega tutta la sua potenza, visiva e sonora.

    Tecnicamente questa versione mi è parsa diversa da quella proposta da Arrow Video, restaurata dalla Cineteca di Bologna: ha colori meno caldi e neri meno saturi, ma forse è un effetto risultante dal sistema di proiezione. 

    Ne approfitto per chiedere a Zender di sostituire il mio vecchio commento con il seguente e alzare il pallinaggio a quattro. Grazie!

    L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.

  • B. Legnani • 13/07/23 15:45
    Pianificazione e progetti - 14946 interventi
    Puoi esemplificare sugli ossimori?
    Grazie.



    Rebis ebbe a dire:
    Ci sono film che hanno il loro habitat naturale al cinema, sul grande schermo, nel buio della sala, davanti a una platea di spettatori con il naso puntato in alto: ho rivisto Profondo Rossonella versione in 4K distribuita da Cat People. L'impatto della regia di Argento è stupefacente, lascia sullo sfondo i difetti che mi hanno sempre impedito di riconoscerlo come uno dei suoi capolavori. Non c'è visione domestica, per quanto supportata dai più blasonati bluray, che regga il confronto con l'esperienza della sala, dove il film dispiega tutta la sua potenza, visiva e sonora.

    Tecnicamente questa versione mi è parsa diversa da quella proposta da Arrow Video, restaurata dalla Cineteca di Bologna: ha colori meno caldi e neri meno saturi, ma forse è un effetto risultante dal sistema di proiezione. 

    Ne approfitto per chiedere a Zender di sostituire il mio vecchio commento con il seguente e alzare il pallinaggio a quattro. Grazie!

    L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.



  • Rebis • 13/07/23 16:03
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Puoi esemplificare sugli ossimori?
    Grazie. 



    Rebis ebbe a dire:
    L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.



    Una marionetta automatica? Lavia, un assassino innocente? Un'immagine riflessa in un dipinto? Il bambino urlante: una leggenda reale? Il più banale: Clara Calamai, la morte vivente. 
    Ultima modifica: 13/07/23 16:47 da Rebis
  • Deepred89 • 13/07/23 16:16
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Ci sono film che hanno il loro habitat naturale al cinema, sul grande schermo, nel buio della sala, davanti a una platea di spettatori con il naso puntato in alto: ho rivisto Profondo Rossonella versione in 4K distribuita da Cat People. L'impatto della regia di Argento è stupefacente, lascia sullo sfondo i difetti che mi hanno sempre impedito di riconoscerlo come uno dei suoi capolavori. Non c'è visione domestica, per quanto supportata dai più blasonati bluray, che regga il confronto con l'esperienza della sala, dove il film dispiega tutta la sua potenza, visiva e sonora.

    Tecnicamente questa versione mi è parsa diversa da quella proposta da Arrow Video, restaurata dalla Cineteca di Bologna: ha colori meno caldi e neri meno saturi, ma forse è un effetto risultante dal sistema di proiezione. 

    Ne approfitto per chiedere a Zender di sostituire il mio vecchio commento con il seguente e alzare il pallinaggio a quattro. Grazie!

    L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.


    Io vidi il film su grande schermo due volte. La prima, al Cinema Arsenale di Pisa, mi pare nel 2015, nel nuovo restauro della Cineteca nazionale (e non della Cineteca di Bologna). Poi l'ho rivisto a Vienna, in 35mm (italiano coi sub in tedesco), un paio di anni fa, per una rassegna autunnale dedicata al thriller italiano. La versione in pellicola aveva cromatismi molto più saturi, rispetto ai quali l'altra appariva come schiarita. I master pubblicati nel periodo del restauro effettuato intorno al 2000, come la copia Anchor Bay o il master che passava su Mediaset diciamo tra il 2000 e il 2013 (quest´ultima data prendetela con le pinze), mi paiono quelle più filologicamente corrette.

  • Zender • 13/07/23 16:30
    Capo scrivano - 6 interventi
    Versione Arrow dai colori caldi, Rebis? Mi era sembrata freddissima quella, con un bianco sparato che non avevo mai visto. Colori caldi a parer mio sono quelli del dvd Anchor Bay, che quanto a bilanciamento dei colori mi pare ancora il migliore.

  • Rebis • 13/07/23 16:46
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Sì, ha ragione Deep, la Arrow presenta "il restauro curato dalla Cineteca Nazionale e dal laboratorio L'Immagine ritrovata di Bologna attraverso il negativo Techniscope originale e il negativo della colonna sonora grazie a RTI-Mediaset".

    Non so Zender, il giorno dopo ho controllato il dvd Arrow è mi è parso molto ma molto più caldo come colorimetria e i neri più profondi e saturi rispetto alla versione proiettata al cinema. Non ho l'Anchor Bay per verificare. 
  • B. Legnani • 13/07/23 16:52
    Pianificazione e progetti - 14946 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    B. Legnani ebbe a dire:
    Puoi esemplificare sugli ossimori?
    Grazie. 



    Rebis ebbe a dire:
    L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.



    Una marionetta automatica? Lavia, un assassino innocente? Un'immagine riflessa in un dipinto? Il bambino urlante: una leggenda reale? Il più banale: Clara Calamai, la morte vivente. 

    Ora è chiaro. Prima, scusa la franchezza, no...
  • Rebis • 13/07/23 17:06
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Rebis ebbe a dire:
    B. Legnani ebbe a dire:
    Puoi esemplificare sugli ossimori?
    Grazie. 



    Rebis ebbe a dire:
    L'identità è uno specchio. Argento lo manda in frantumi e precipita sullo spettatore un caleidoscopio di frammenti, analogie, ossimori. La percezione si smarrisce in un flusso ininterrotto di apparenze, miraggi, soluzioni figurative magnificate dal grande schermo inquadratura per inquadratura, come un puzzle che si risolve nella rarefazione della logica narrativa. In termini stilistici, siamo a un vertice assoluto: la fluidità - dei generi sessuali, degli spazi immaginali, delle coreografie di morte - informa una partitura che dirada nelle geometrie del sogno. Travolgente.



    Una marionetta automatica? Lavia, un assassino innocente? Un'immagine riflessa in un dipinto? Il bambino urlante: una leggenda reale? Il più banale: Clara Calamai, la morte vivente. 

    Ora è chiaro. Prima, scusa la franchezza, no...
    Figurati, anzi, mi hai dato modo di esemplificare quella che era solo un'intuizione. 
  • Von Leppe • 13/07/23 18:55
    Call center Davinotti - 1104 interventi
    Ben vengano questi film di nuovo in sala, però avendo visto già Suspiria e Frankenstein Junior non mi sembra aggiungano molto alle già ottime versioni casalinghe odierne (Frankenstein Junior forse un po' meno), non credo siano film su pellicola come li potevi vedere anni fa al cinema
  • Natron • 13/07/23 19:04
    Galoppino - 115 interventi
    Ho rivisto Apocalypse Now, Shining e appunto Fr. Jr, e non avendoli mai visti prima al cinema devo dire che ne è davvero valsa la pena, un po' per le inedite versioni estese un po', Apocalypse, per un sonoro veramente paralizzante 
  • Rebis • 13/07/23 20:17
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Credo bisogna valutare caso per caso. La visione in sala esalta degli aspetti formali e tecnici che nella visione casalinga, per quanto ben equipaggiata, vengono ridimensionati a vantaggio o a scapito di altri. Nello specifico, il film di Argento rivela una potenza sul piano registico e una coerenza su quello simbolico che mettono in seconco piano, o addirittura giustificano, delle oggettive lacune di scrittura. Anche Suspiria, nel restauro supervisionato da Tovoli, visto al cinema è un'esperienza estatica impressionante. Ma non posso dire lo stesso di Il gatto a nove code. Un altro film, che per motivi diversi, in sala per me ha trovato finalmente una nuova luce è L'esorcista: aldilà del restauro, mi ha permesso di storicizzarlo, di vederlo con gli occhi dello spettatore dell'epoca e, insieme, con quelli di uno spettatore moderno, fuori da ogni mitologia o aspettativa, rivelandosi un film immenso, di grande complessità. Concordo anche su Apocalypse Now, che su grande schermo ritrova quell'impatto sensoriale e lisergico che lo distingue da ogni altro film di guerra.
    Ultima modifica: 15/07/23 22:30 da Rebis
  • Natron • 13/07/23 20:57
    Galoppino - 115 interventi
    Vedrò Profondo Rosso stasera e potrò valutare le differenze.
    L'esorcista purtroppo al cinema mai, ma effettivamente allora davano i sacchetti all'ingresso, quindi come dici immagino lo shock per quei tempi. L'ho sempre trovato "dannatamente" realistico, in particolare i ripetuti tentativi di diagnosi in ospedale