Anthonyvm • 1/03/20 00:11
Vice capo scrivano - 829 interventiLa campagna pubblicitaria relativa all’uscita in home video di questo film è stata piuttosto inconsueta.
David Fleas, fantomatico pittore inglese dedito all’occultismo e satanista convinto, avrebbe lavorato a “Opera mortem” dal 1970 alla fine degli ‘80, girandolo in vari formati (dal Super8 al VHS). Proiettato solo una volta (incompleto) nel 1973 al cinema Odeon di Nottingham, il film sarebbe stato al centro di un violento scontro di matrice religiosa, conclusosi addirittura con la morte di un numero imprecisato di persone.
Sparito dalla circolazione e creduto perso per sempre, entrò poi in possesso di un collezionista italiano (tale Giovanni Mele) nel 2015. I parenti di Fleas (morto nel frattempo) hanno ceduto volentieri i diritti della pellicola allo stesso Mele, e sarebbe grazie a lui se oggi possiamo ammirare l’opera completa e restaurata (con un 10% di materiale girato ex-novo per sopperire alle naturali mancanze di un film dalla storia così travagliata).
Insomma, saremmo di fronte al classico “film maledetto”, scomparso per anni e riemerso dall’oblio, la cui aura malvagia (a detta di un non meglio identificato “esperto”, dovrebbe trattarsi della rappresentazione visiva di un rituale di magia nera) potrebbe avere un’influenza nefasta sullo spettatore.
Un disclaimer all’inizio dell’opera invita il pubblico a procedere con cautela, dato che la visione può avere effetti collaterali eccetera eccetera… Un gimmick che ricorda tanto le assicurazioni sulla vita fatte firmare all’entrata dei cinema dove proiettavano i film di William Castle.
Nient’altro che una bufala creata a tavolino o c’è qualcosa di vero?
Andando ad analizzare il film, il livello di scetticismo cresce esponenzialmente fotogramma dopo fotogramma. Le prime immagini sembrano tutto fuorché una pellicola underground risalente ai ’70. D’altronde al giorno d’oggi qualsiasi videomaker con un minimo di esperienza potrebbe manipolare un filmato recente riempiendolo di spuntinature à la
Grindhouse, giocare con la saturazione e i contrasti e ricreare un remake stilistico di
Begotten.
Se è vero che certe sequenze potrebbero trarre in inganno (specialmente le brevi animazioni artigianali che ricordano i lavori di Terry Gilliam per i Monty Python), la maggior parte delle volte è difficile farsi illudere. La scusante del restauro e di quello strategicamente vago “10% di materiale girato ex-novo” è una giustificazione un po’ troppo comoda di fronte a riprese palesemente moderne e opportunamente invecchiate.
Se poi vogliamo improvvisarci debunker, basterà un giretto in rete per renderci conto che non esiste alcun tipo di informazione relativa a un pittore inglese di nome David Fleas nato nel 1938, né agli attori Amber Toad e Daniel Flat, così presentati nei titoli di testa. Andando a spulciare gli archivi dei giornali inglesi, inoltre, non si troverà alcun riferimento a proiezioni disastrose nel 1973 nell’area di Nottingham.
Una ricerca iconografica sul web farà affiorare un paio di presunti quadri del suddetto Fleas, fra cui alcuni paesaggi e un nudo femminile. Il recente DVD della TetroVideo presenta fra gli extra una galleria di immagini contenente i quadri in questione. Ciò che lascia perplessi è il fatto che il citato nudo femminile mostrato nella galleria del DVD è notevolmente diverso rispetto a quello visibile online (il volto è grottescamente deformato). A un’analisi più attenta sembrerebbe che il dipinto non sia altro che una fotografia filtrata con un software apposito in modo da farla somigliare a un’opera pittorica.
È altamente probabile a questo punto (diciamo praticamente certo) che l’intera vicenda sia una grossa montatura, fra l’altro neanche così originale: basti pensare a quando
The Blair witch project fu spacciato per footage autentico o, in tempi assai più vicini, al caso di
Antrum: The deadliest film ever made (2018), anch’esso fatto passare per un film perduto degli anni ’70 che avrebbe causato morti e sventure a profusione.
Accuse di “truffa” a parte, “Opera mortem” è di fatto un curioso montaggio sperimentale, con effetti ottici volutamente datati (giochi di specchi, sovrimpressioni, ralenti e reverse) che ricalcano le ricercatezze barocche dei primi corti surrealisti. A ciò si aggiungono messaggi subliminali, citazioni dantesche e sporadiche ma pesanti incursioni di cinema estremo, fra dettagli gore (l’occhio strappato, le operazioni chirurgiche) e stralci pornografici (penetrazione e fellatio). L’audio è ovviamente distorto, come in ogni video maledetto che si rispetti, dando al tutto un’atmosfera manieristicamente eerie.
In poche parole siamo davanti a una grossa creepypasta, e forse la campagna di marketing truffaldina che l’accompagna è parte integrante del progetto artistico stesso: il grado di partecipazione del pubblico, la sua suggestionabilità, la fascinazione morbosa di un rendez-vous potenzialmente pericoloso con temi quali satanismo, suicidio e omicidio, giocano un ruolo fondamentale nella resa complessiva del film.
Preso per ciò che è, tra esoterismo, simbologie ed evocazioni mortifere, pur non aggiungendo nulla alla tradizione formale delle sperimentazioni horror-avanguardistiche, può destare qualche istante di inquietudine (la ragazza specchiata con mezzo viso distorto, i dettagli sulla bambola, la silhouette del caprone affacciato a una finestra) in un contesto di (mal)sano mind-twisting.
Basta avere la pazienza di sottostare a 60 minuti ininterrotti di disturbi visivi senza una struttura narrativa.
Fonti:
http://www.darkveins.com/193814-opera-mortem-annunciata-la-release-del-film-satanico-tetrovideo/https://www.artmajeur.com/david-fleashttp://www.klub99.it/2019/04/09/esclusivo-intervista-a-giovanni-mele-su-opera-mortem/
Anthonyvm