Rebis • 14/07/11 15:18
Compilatore d’emergenza - 4454 interventiCaro Buio, lungi da me evocare il tuo animo “talebano” :) Personalmente, e a fronte di film imprescindibili, con Craven non mi sono mai pacificato. Lui stesso ha dichiarato più volte di sentirsi ingabbiato nella nomea di regista horror, affermando che è un ruolo che gli hanno affibbiato i produttori ma che dipendesse da lui farebbe ben altro (
La musica del cuore?). Ma così non fa altro che sputare nel piatto in cui mangia... I finali dei suoi film, anche di quelli che considero opere eccellenti (
Il serpente e l’arcobaleno,
La Casa Nera,
Nuovo Incubo), sono sempre farseschi per non dire baracconeschi: per lui la rappresentazione dell’orrore ha sempre una funzione didattica, quella di esorcizzare la paura, rimuoverla, scacciarla. Il terrificante finale di
Nightmare on Elm Street, che per me rimane sempre un bel momento horror, gli è stato imposto dalla produzione: Craven aveva ipotizzato invece un finale molto più soft in cui Nancy riusciva a domare e vincere le sue paure. Insomma, la sua concezione dell’horror è intellettualistica, morale (in senso catartico), epidermica, non viscerale, non provocatoria, non sovversiva. Forse
Le Colline hanno gli occhi, per quanto ruspante, rimane il suo horror più puro, destabilizzante. Se ci fai caso i suoi film sono sempre “a tema”:
Sotto shock è un film sui media,
La casa nera sullo sfruttamento raziale,
Il serpente e l’arcobaleno sul dispotismo politico, ecc… E non dimentichiamo che il suo esordio è, nientemeno, che un remake (anche piuttosto fedele) de
La fontana della vergine di Bergman, una parabola sulla violenza sociale e familiare, mica
The Texas Chainsaw Massacre! La trilogia di
Scream, che mette a nudo con metodo tutti i meccanismi del cinema di paura, un Carpenter o un Hooper non l’avrebbero realizzata neanche nei loro peggiori incubi: è come se Houdini non sapendo più come meravigliare il suo pubblico decidesse di fare uno spettacolo in cui rivela tutti i suoi trucchi… Credo la dica lunga su qual è il rapporto di Craven con l'horror: puramente strumentale. Non dimentichiamo poi che non ha voluto partecipare (piacciano o meno) ai
Masters of Horror: i suoi colleghi invece hanno preso la cosa molto sul serio con risultati discreti quando non proprio ottimi (Carpenter): e per me l’horror è una cosa seria, non è solo un mezzo, non è un espediente. Nella migliore delle ipotesi rimane una rappresentazione dell’orrore, del perturbante. Punto è basta. E lo dice uno che ama sbizzarrirsi nell’esegesi (anche pretestuosa…). Ciò non toglie, per carità, che a Craven non manchino poi le capacità registiche (quando si sbatte e crede al progetto che sta realizzando)…
Ultima modifica: 14/07/11 15:26 da
Rebis
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