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Discussioni su Einstein - Miniserie TV (2008)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/10/08 DAL BENEMERITO PUPPIGALLO
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  • Quello che si dice un buon film:
    Puppigallo, Lucius
  • Non male, dopotutto:
    Galbo

DISCUSSIONE GENERALE

5 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Gugly • 7/10/08 19:23
    Archivista in seconda - 4712 interventi
    io ho letto una piccola biografia di Einstein e sarò proprio curiosa di vedere trasposta la sua vita sullo schermo, soprattutto il rapporto con le donne, la sua intelligentissima moglie slava (che forse ha dato un apporto fondamentale alla teoria della relatività), e le donne che arrivarono in seguito ( addirittura madre e figlia).
  • Zender • 8/10/08 09:36
    Capo scrivano - 48946 interventi
    Beh, una tripalla puppigallica dovrebbe essere una discreta garanzia, considerato che il film non credo sia molto il suo genere...
  • Gugly • 29/10/08 10:14
    Archivista in seconda - 4712 interventi
    Premesso che per motivi di tempo non ho avuto modo di vedere la fiction, segnalo tuttavia l'articolo di Aldo Grasso " A fil di rete" sul Corriere online che recensisce il prodotto,ed in generale mi trova d'accordo.
  • Zender • 29/10/08 14:04
    Capo scrivano - 48946 interventi
    Ehm, se ci passi il link forse lo riusciamo a leggere... Così a trovarlo è un casino, per chi non lo bazzica come te
  • Gugly • 29/10/08 14:54
    Archivista in seconda - 4712 interventi
    vi posto l'articolo, tanto cito la fonte:
    dal corriere.it del 29 ottobre 2008

    A fil di rete
    La fiction italiana scontata e marginale
    Spiace anche che una regista come Liliana Cavani si presti a operazioni intellettualmente anestetizzate

    Maya Sansa e Vincenzo Amato in una scena di «Einstein»
    Tutto è relativo: in mutande, anche Albert Einstein è uno come noi, ha problemi con le donne (cerca il sostituto della mamma, classica yiddishe mame), tradisce la moglie, si entusiasma quando vede il primo frigorifero e la prima lavatrice. Ma ha senso una fiction il cui merito maggiore è di essere, al più, un esercizio scolastico per esordienti e la cui sacca di scontatezze è grande come un campo unificato? Siamo alle solite, la fiction italiana non sa rappresentare altro che agiografie, sorrette dalla retorica del flashback: inutile poi lamentarsi se all'estero non ci tengono in considerazione, se siamo piombati in una sacca di arretratezza, di povertà espressiva, di analfabetismo finzionale.

    Per non cadere vittima dei pregiudizi, ho seguito con attenzione le due puntate ma, ahimè, la recensione l'avrei potuta scrivere dopo la lettura dei titoli di testa. Chiedere a due sceneggiatori come Massimo De Rita e Mario Falcone di inventare qualcosa di diverso dal canone «sacca da piedi» (il compito principale della fiction italiana è tenere al caldo i piedi dello spettatore, anzianotto anzichenò) è impresa impossibile. Spiace anche che una regista come Liliana Cavani si presti a operazioni intellettualmente anestetizzate. È tutto un susseguirsi di ricordi, come sfogliare un album di fotografie, a partire dalla sera in cui a Princeton, New Jersey, nell'autunno del 1940 il fisico Einstein (Vincenzo Amato) ormai settantenne incontra, guarda caso, Mileva Maric (Maya Sansa), la prima moglie, dalla quale ha avuto due figli, Hans Albert e Eduard. Scattano memorie e rimpianti: le prime teorie rivoluzionarie sulla luce, l'avvento del nazismo, la bomba atomica, i sensi di colpa e la depressione, l'Fbi, il pacifismo, le frasi celebri a casaccio, tipo «vinceremo la guerra ma perderemo la pace», l'invidia dei colleghi, la morte. Povera fiction italiana, saprà mai sconfiggere quell'oscura sacca di resistenza che la inchioda alla marginalità?


    Aldo Grasso
    29 ottobre 2008