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ne dico una che lascerà un po' intedetti: vorrò concedermi una seconda visione sacrificale di questo monomio equivalente tra covid e pazuzu (banalità aspettami, sono già lì!) in salsa v/h/s-rec-blairwitch (mano alla xamamina, o voi ch'entrate) quando (se, ed è un se bello grosso) verrà doppiato per vedere chi la dura e chi la vince col bilinguismo. mai uditi dialoghi slang calembour così a prova di scafatissimo traduttor e così oltre l'intraducibile (pensavo fossero tosti quelli dell'appena visto short eyes, ma qua si va di galassie oltre). la protagonista parla praticamente quasi sempre rappando in rima e quando si sbizzarrisce in tal modo ce n'è quanto basta per mandare in crash il server di google translate. è un po' anche il motivo per cui mi sento di consigliarlo: gli spiazzanti meta-end credits sono a tal proposito (e per chi comprende bene le zone più inesplorate delle attuali espressioni gangsta americane) uno spasso senza fine. a parte l'idea in sé, genialotta, la scurrilità tocca iperpornografiche (e fantsiose) vette da lasciare scandalizzati anche gli squallor.
Schramm