Wolfy - Film (2009)

Racconto immaginifico, lirico, grottesco e amaramente reale nel descrivere l’abbandono immotivato dei genitori; il tutto filtrato dal punto di vista dei più piccoli. Suggestiva fiaba dark dai toni macabri e funerei, in cui la mdp si muove geometrica scrutando il volto perennemente imbronciato di una bambina di sette anni che osserva una madre che non la vuole. Un rapporto degenerato che s’insegue, si trova e si perde, si rinnova e si spegne; gira e rigira e rigira come quella trottola unico legame che non potrà ruotare (vivere) per sempre.

L'analisi di un rapporto madre-figlia ben poco tenero e convenzionale. A parte i primissimi minuti, infatti, la sceneggiatura non regala né un sorriso né una carezza allo spettatore ma solo calci in faccia. Eppure non manca di delicatezza (il rapporto della bambina col ragazzino del cimitero) e di lirismo. Un calice colmo di fiele che lo spettatore dovrà bere fino in fondo prima di un finale non liberatorio e un po' criptico. Ottime le prove attoriali delle due protagoniste. Cresce nella memoria col passare dei minuti.  

Una fiaba cupa e amara ambientata in un paesino della campagna russa, che tratta dell'impossibile rapporto di una madre egocentrica e della figlioletta che non ha mai voluto e non vuole, vista dal lato del trauma che la bambina subisce dalla freddezza e indifferenza materna. L'argomento purtroppo non è nuovo e perciò prevedibile ad ogni svolta, con in più soluzioni e deviazioni che vanno dal criptico (i racconti e le spiegazioni della madre) al macabro (la tomba del bambino morto). Da sottolineare lo sforzo estetico e la cura formale, anche se un po' distonici rispetto al contenuto.