The Tax Collector - Sangue chiama sangue - Film (2020)

A vedere Shia LaBeouf e Bobby Soto in auto per Los Angeles mentre discorrono di gang e denaro sembra davvero di essere tornati ai tempi di TRAINING DAY. Lo sceneggiatore di allora, David Ayer, è lo stesso, ma qui sta anche dietro la macchina da presa e la differenza con Antoine Fuqua è evidente. Purtroppo, però, lo scarto maggiore si nota nello script: se in TRAINING DAY Ayer aveva amalgamato al meglio due splendidi caratteri diversi ai quali poi due eccellenti attori come Ethan Hawke e Denzel Washington avevano saputo conferire statura epica, qui il miracolo non si...Leggi tutto ripete, con il messicano David (Soto) e Creeper (LaBeouf) anodini esattori della mala incaricati di recuperare denaro ricorrendo anche a metodi prevedibilmente poco civili. Del loro lavoro a dire il vero non troppo si capisce, perché Ayer si diverte a tagliare un po' dove capita lasciando che sia compito di chi guarda districarsi tra personaggi poco definiti e azioni che spesso lo sono ancor meno. Certo, cosa i due facciano è chiaro, che Creeper sia il più disilluso e David il più umano pure (crede in Dio, ha moglie e due figli), che qualcosa in città non stia girando come deve anche, ma tra ellissi pretestuose e frasi smozzicate da interpretare si finisce con lo stancarsi. Infine, dopo qualche cadavere in eccesso, compare sullo sfondo la figura spietata del cattivissimo Conejo (Martin), eccentrico quanto ogni villain di noir che si rispetti, contornato da femmine devote, procaci e selvagge quanto lui. E' evidente come, quando David e Creeper si rifiutano di collaborare con lui, la reazione apparentemente placida e rispettosa dell'uomo si fermi alla facciata. David è nipote del boss locale e dovrebbe avere le spalle coperte, ma scommettiamo che non sarà così? L'evoluzione del film è quanto di più scontato si possa immaginare, per il genere, con un'escalation di violenza che tocca vette parossistiche nella scena dell'uomo fatto strisciare colla faccia sull'asfalto da un'auto in corsa. Qualche ralenti stiloso durante le sparatorie, sangue che schizza un po' qua un po' là, ricatti e minacce, amici che possono darti una mano nel momento del bisogno, agguati feroci quando meno te l'aspetti e insomma, davvero non manca alcun cliché del caso. Il problema è che tanta banalità non è bilanciata da un tratteggio particolare che la riscatti, né da dialoghi in grado di conferire un briciolo di personalità al film. C'è una buona fotografia, d'accordo, si evidenzia una discreta capacità nel riprendere con perizia, ma manca un'anima, qualcosa che sappia infondere nel vero protagonista intepretato da Soto il carisma giusto. Ci riesce un po' meglio LaBeouf che un buon attore lo è indubbiamente, ma poi si finisce sempre con le pistole in bocca, i faccia a faccia truci, gli inserti rosa dedicati a moglie (Carmona) e figli di cui si farebbe volentieri a meno... Di fronte a tanta pochezza contenutistica (al di là dei vani tentativi di dare profondità psicologica soprattutto a David) non è facile promuovere un film che invece, stilisticamente, qualche discreto guizzo l'avrebbe.

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